Alto Lago: in Aula una mamma racconta le violenze subite dalla figlia
Violenza sessuale, maltrattamenti in famiglia e lesioni aggravate: sono i capi d'imputazione ascritti ad uomo dell'Alto Lago (difeso dagli avvocati Nadia Invernizzi e Roberto Bardoni del foro di Lecco), accusato di aver vessato fisicamente e psicologicamente la compagna, costituitasi parte civile in questo procedimento. Davanti al Tribunale di Lecco in composizione collegiale – presieduto dal giudice Bianca Maria Bianchi e a latere i colleghi Giulia Barazzetta e Gianluca Piantadosi - deve anche rispondere di spaccio, appropriazione indebita e diffamazione.
Si concentrano fra il 2016 e il 2017 le contestazioni oggi ricostruite in aula dalla madre della vittima: “Quando ce l'aveva presentato sembrava carino e gentile” ha inIziato la 78enne. “Poi purtroppo ha iniziato a picchiarla, anche se l'abbiamo saputo tempo dopo”.
Stando a quanto riferito dalla testimone, la figlia sarebbe stata completamente soggiogata dal convivente, che per tenerla “in pugno” avrebbe utilizzato proprio i genitori. “Li gambizzo” le avrebbe detto, minacciando di utilizzare una pistola che avrebbe tenuto nascosta se avesse denunciato le continue violenze. Ancora, dopo averla costretta a fare uso di cocaina, le avrebbe intimato di tenere la bocca chiusa o avrebbe perso il posto di lavoro.
La madre della donna, su richiesta del sostituto procuratore Chiara Di Francesco, ha raccontato al collegio alcuni episodi: “una volta mi ha chiamato pregandomi di andare da lei e quando siamo arrivati a casa sua io e mio marito l'abbiamo trovata con il volto insanguinato”. “Non ce la faccio più: è tutta notte che mi picchia” aveva riferito la figlia, chiedendo ai genitori di recuperare dal compagno le chiavi di quella stanza perché non entrasse più in camera e la lasciasse dormire un poco. “Appena siamo andati via, però, ha sfondato la porta che avevamo chiuso a chiave e l'ha picchiata di nuovo”.
“Era diventata un mucchietto d'ossa, tutta blu dai lividi” ha proseguito l'anziana, che insieme al marito gravemente malato, si era dovuta fare carico della situazione senza poter fare nulla per timore di mettere in pericolo la figlia, che per prima non voleva denunciare: “quell'uomo aveva plagiato anche i miei nipoti, che quando succedeva qualcosa mi dicevano: “nonna, stanne fuori””.
Ancora la teste ha ricordato di quando aveva ospitato la figlia a casa per un breve periodo e, quando il compagno era venuto a prenderla, aveva trovato nella stanza di lei un vero e proprio testamento: “torno nelle mani del mio aguzzino” avrebbe scritto la donna alla madre, prevedendo per se' anche un finale tragico.
Infine nel 2017 la persona offesa, raccogliendo forze e coraggio, sarebbe riuscita a sbatterlo fuori di casa e porre fine alle sevizie, salvo poi accorgersi che l'ormai ex fidanzato le aveva portato via tutto; dai risparmi messi da parte ad alcune tovaglie e perfino l'automobile: “se l'è presa lui e per un periodo arrivavano multe a raffica, come se facesse apposta”.
L'istruttoria dibattimentale proseguirà l'11 ottobre.
Si concentrano fra il 2016 e il 2017 le contestazioni oggi ricostruite in aula dalla madre della vittima: “Quando ce l'aveva presentato sembrava carino e gentile” ha inIziato la 78enne. “Poi purtroppo ha iniziato a picchiarla, anche se l'abbiamo saputo tempo dopo”.
Stando a quanto riferito dalla testimone, la figlia sarebbe stata completamente soggiogata dal convivente, che per tenerla “in pugno” avrebbe utilizzato proprio i genitori. “Li gambizzo” le avrebbe detto, minacciando di utilizzare una pistola che avrebbe tenuto nascosta se avesse denunciato le continue violenze. Ancora, dopo averla costretta a fare uso di cocaina, le avrebbe intimato di tenere la bocca chiusa o avrebbe perso il posto di lavoro.
La madre della donna, su richiesta del sostituto procuratore Chiara Di Francesco, ha raccontato al collegio alcuni episodi: “una volta mi ha chiamato pregandomi di andare da lei e quando siamo arrivati a casa sua io e mio marito l'abbiamo trovata con il volto insanguinato”. “Non ce la faccio più: è tutta notte che mi picchia” aveva riferito la figlia, chiedendo ai genitori di recuperare dal compagno le chiavi di quella stanza perché non entrasse più in camera e la lasciasse dormire un poco. “Appena siamo andati via, però, ha sfondato la porta che avevamo chiuso a chiave e l'ha picchiata di nuovo”.
“Era diventata un mucchietto d'ossa, tutta blu dai lividi” ha proseguito l'anziana, che insieme al marito gravemente malato, si era dovuta fare carico della situazione senza poter fare nulla per timore di mettere in pericolo la figlia, che per prima non voleva denunciare: “quell'uomo aveva plagiato anche i miei nipoti, che quando succedeva qualcosa mi dicevano: “nonna, stanne fuori””.
Ancora la teste ha ricordato di quando aveva ospitato la figlia a casa per un breve periodo e, quando il compagno era venuto a prenderla, aveva trovato nella stanza di lei un vero e proprio testamento: “torno nelle mani del mio aguzzino” avrebbe scritto la donna alla madre, prevedendo per se' anche un finale tragico.
Infine nel 2017 la persona offesa, raccogliendo forze e coraggio, sarebbe riuscita a sbatterlo fuori di casa e porre fine alle sevizie, salvo poi accorgersi che l'ormai ex fidanzato le aveva portato via tutto; dai risparmi messi da parte ad alcune tovaglie e perfino l'automobile: “se l'è presa lui e per un periodo arrivavano multe a raffica, come se facesse apposta”.
L'istruttoria dibattimentale proseguirà l'11 ottobre.
F.F.