Calolzio: in Aula il fratello dell'imputato insiste, 'sono stato io'
"Sono stato io: io l'ho spinta". Ha ribadito la sua versione dei fatti anche alla presenza del suo avvocato Ernesto De Pasquale, sentito come testimone nel procedimento a carico del fratello Peppino. Quest'ultimo è accusato dalla Procura della Repubblica di Lecco di tentata estorsione, violenza privata, lesioni e danneggiamento.
E sì che già la scorsa estate per il calolziese, classe 1962, il pm Chiara di Francesco aveva chiesto una pena pari a 3 anni e 6 mesi. Poi, prima delle conclusioni della difesa era intervenuta l'incompatibilità del presidente del Tribunale in composizione collegiale chiamato a fare luce sulla vicenda giudiziaria - il giudice Paolo Salvatore - avendo firmato degli atti in fase di indagini a carico dell'imputato.
Lo scorso febbraio, quindi, al cospetto del "nuovo" collegio (presieduto dal giudice Bianca Maria Bianchi a latere dei colleghi Giulia Barazzetta e Gianluca Piantadosi) il difensore d'ufficio (l'avvocato Simona Bove del foro di Lecco) aveva introdotto quale testimone, appunto, il fratello del proprio assistito.
Quest'oggi il collegio - che già aveva interrotto la deposizione del 55enne nel corso della scorsa udienza istruttoria perché potesse nominare un difensore - ha nuovamente fermato il teste, viste le dichiarazioni autondizianti in merito ad un episodio in contestazione, risalente all'11 aprile 2019.
Il testimone "reo confesso" ha infatti ripetuto di essere stato lui, nel corso di un'accesa discussione con il fratello, ad aver spinto la presunta persona offesa, con cui all'epoca intratteneva una relazione sentimentale. "Lei continuava a mettersi in mezzo, così l'ho spostata" ha raccontato addossandosi a responsabilità delle lesioni riportate dalla donna, finita contro una stufetta a pellet. "Poi l'ho anche accompagnata all'ospedale di Merate".
Il sostituto procuratore Chiara Di Francesco, alla luce di quanto emerso in aula, ha quindi chiesto un confronto fra la signora ed Ernesto Di Pasquale, essendo le due versioni discordanti. Dopo una breve camera di consiglio il collegio ha invece optato per risentire la solo la donna, riaggiornando il procedimento al 12 luglio.
E sì che già la scorsa estate per il calolziese, classe 1962, il pm Chiara di Francesco aveva chiesto una pena pari a 3 anni e 6 mesi. Poi, prima delle conclusioni della difesa era intervenuta l'incompatibilità del presidente del Tribunale in composizione collegiale chiamato a fare luce sulla vicenda giudiziaria - il giudice Paolo Salvatore - avendo firmato degli atti in fase di indagini a carico dell'imputato.
Lo scorso febbraio, quindi, al cospetto del "nuovo" collegio (presieduto dal giudice Bianca Maria Bianchi a latere dei colleghi Giulia Barazzetta e Gianluca Piantadosi) il difensore d'ufficio (l'avvocato Simona Bove del foro di Lecco) aveva introdotto quale testimone, appunto, il fratello del proprio assistito.
Quest'oggi il collegio - che già aveva interrotto la deposizione del 55enne nel corso della scorsa udienza istruttoria perché potesse nominare un difensore - ha nuovamente fermato il teste, viste le dichiarazioni autondizianti in merito ad un episodio in contestazione, risalente all'11 aprile 2019.
Il testimone "reo confesso" ha infatti ripetuto di essere stato lui, nel corso di un'accesa discussione con il fratello, ad aver spinto la presunta persona offesa, con cui all'epoca intratteneva una relazione sentimentale. "Lei continuava a mettersi in mezzo, così l'ho spostata" ha raccontato addossandosi a responsabilità delle lesioni riportate dalla donna, finita contro una stufetta a pellet. "Poi l'ho anche accompagnata all'ospedale di Merate".
Il sostituto procuratore Chiara Di Francesco, alla luce di quanto emerso in aula, ha quindi chiesto un confronto fra la signora ed Ernesto Di Pasquale, essendo le due versioni discordanti. Dopo una breve camera di consiglio il collegio ha invece optato per risentire la solo la donna, riaggiornando il procedimento al 12 luglio.
F.F.