Civate: serve il sostegno economico del territorio per aprire gli spazi sotterranei di San Pietro al Monte

“Ci serve il sostegno del territorio”. È un appello chiaro quello sviluppato dai protagonisti di un ormai consolidato “Sistema San Pietro al Monte” durante la conferenza svoltasi questa mattina nella sala consiliare del comune di Civate. Scopo di tale incontro con la stampa era la presentazione del nuovo progetto in corso di realizzazione nell’area dell’antico monastero benedettino, teso all’ampliamento degli spazi di fruizione del complesso e al loro adeguamento impiantistico.

Serafino Castagna

“Da un lato tutti i punti luce, sia all’interno che all’esterno, verranno sostituiti con lampade più moderne in grado di accendersi al passaggio delle persone e fornire una luce variabile in base all’utilizzo” ha spiegato Serafino Castagna, volontario associazione amici di San Pietro al Monte che ha seguito il progetto. “Dall’altro lato, verrà realizzato un magazzino ipogeo interrato in cui saranno riposti gli attrezzi oggi accumulati in alcuni ambienti sotterranei del monastero. L’obiettivo ultimo è quello di rendere questi spazi, risalenti alla prima fase di vita del complesso, di nuovo fruibili al pubblico”. Il valore complessivo dell’intervento è pari a 161.335 euro e tale spesa è coperta al 50% da Fondazione Cariplo. Per l’altra metà, invece, sarà necessario il sostegno del territorio. In particolare, è possibile effettuare donazioni alla Fondazione comunitaria del lecchese onlus inserendo i seguenti dati: IBAN – IT28Z0306909606100000003286; Causale: Fondo comunità Civate – San Pietro.

Angelo Isella

“Stiamo parlando di un bene di rilevanza internazionale che merita interventi in grado di conservarlo nel miglior modo possibile a beneficio dei turisti e dei pellegrini. Nel nuovo magazzino, inoltre, saranno riposti anche attrezzi utili in caso di eventi metereologici avversi” ha sottolineato Angelo Isella. Il sindaco di Civate ha poi ringraziato i volontari dell’associazione Amici di San Pietro, definiti come “i monaci di oggi” proprio perché si prendono cura con dedizione dell’abbazia. Solo le guide che accompagnano i visitatori sono circa sessanta.

Don Gianni De Micheli

“Il monastero di San Pietro al Monte è una realtà viva, una realtà che parla e ci consegna la memoria di chi si è recato in quel luogo a 660 metri di altezza alla ricerca dell’incontro con Dio” ha evidenziato don Gianni De Micheli, parroco di Civate. “Ad ogni stimiamo 100mila accessi al complesso ogni anno. Si consideri che l’anno scorso i giorni di apertura, tolti sabato e domenica, sono stati 226. Rendere ancora più fruibile il percorso di visita è fondamentale poiché prevediamo che questi flussi aumenteranno”.

Don Umberto Bordoni

A queste parole si è immediatamente agganciato don Umberto Bordoni, responsabile della Fondazione Scuola Beato Angelico. “Questo intervento va nella direzione di costruire un vero e proprio itinerario di visita, allargato anche a nuovi ambienti. Chi sale a San Pietro vive un’esperienza straordinaria di pacificazione, qualcosa che porta ad allargare gli orizzonti” ha sostenuto il prete. “L’impegno della Fondazione Beato Angelico verso il monastero continua da circa un secolo. Ringrazio tutti i soggetti che hanno collaborato allo sviluppo di questo progetto. Si è consolidato un sistema di gestione che rappresenta un vero e proprio modello”.

Roberto Spreafico

Il terreno su cui sorgerà il nuovo magazzino è di proprietà proprio della Fondazione Scuola Beato Angelico. Un terreno che, come spesso accade quanto si opera nelle vicinanze di monumenti così preziosi, nelle ultime settimane ha riservato importanti sorprese. “Tra il 2014 e il 2015 la società archeologica SAP esaminò l’area su cui si intendeva costruire il magazzino senza trovarvi niente. Per questo il progetto fu approvato così com’era e, una volta ottenuto il finanziamento di Cariplo, ad aprile sono iniziati i lavori” ha spiegato Roberto Spreafico, l’architetto che ha sviluppato il progetto. “Mano man che procedevano gli scavi, però, in quello stesso terreno sono stati individuati i resti di una cinta muraria. Pertanto, i lavori sono stati temporaneamente sospesi per consentire lo studio del materiale emerso”.

Al termine delle indagini, previsto a giorni, ci sarà un sopralluogo degli enti coinvolti nei lavori, a partire dalla Sovraintendenza archeologica. “Puntiamo a far convergere tutti sull’idea di ruotare di novanta gradi la struttura e spostarla più a monte. Intendiamoci: l’individuazione di questi resti non è un ostacolo ma un arricchimento” ha sottolineato l’architetto, nonché volontario dell’associazione Amici di San Pietro. Si tratta dunque di una nuova scoperta che permetterà certamente di ricavare informazioni utili ad una migliore comprensione della storia del monastero.

“Ciò si aggiunge alle centinaia di frammenti di affreschi e vetri rinvenuti durante gli scavi nella cripta e attualmente oggetto di studio. Tali reperti potranno eventualmente essere esposti in una mostra che potrebbe essere allestita negli spazi oggi occupati dagli attrezzi” ha concluso Spreafico.
Su questo punto, Serafino Castagna ha precisato che i lavori in questione rappresentano comunque il primo lotto. Gli ambienti che verranno liberati, infatti, dovranno essere ristrutturati prima di essere aperti al pubblico. Tale percorso si svilupperà parallelamente alla candidatura del monastero di San Pietro al Monte a patrimonio dell’Unesco assieme agli altri insediamenti benedettini altomedievali presenti in Italia.

Maria Grazia Nasazzi

“Alla fine di questo mese avremo due incontri importanti rispettivamente con regione e Ministero della Cultura. Ringrazio il sindaco Isella e il comune di Civate che ci hanno sostenuto nello sviluppo di questa candidatura. L’esito, comunque, è ancora lontano” ha ricordato Maria Grazia Nasazzi, presidente della Fondazione Comunitaria del Lecchese Onlus.
A.Bes.
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