Lecco, tentato omicidio al Caleotto: l'imputato nega, ma parla di una 'faida' africana

Ennesima lunga (e faticosa) udienza quest'oggi nell'ambito del procedimento penale intentato – ormai da tempo – nei confronti di un giovanotto, adesso trentenne, chiamato a rispondere della grave accusa di tentato omicidio.
Happy Omoregie, questo il suo nome, secondo la ricostruzione della pubblica accusa, domenica 23 luglio 2017, in zona Caleotto, avrebbe accoltellato alla schiena un connazionale, anch'egli richiedente asilo. Fatto categoricamente negato, nel corso del proprio esame, dall'imputato, escusso – in inglese – con l'ausilio di un'interprete. Dichiaratosi analfabeta e compiendo grandi digressioni nel rispondere alle domande poste dalla parti – a cominciare dal difensore, l'avvocato Monica Grosso del Foro di Torino – il nigeriano ha rigettato ogni addebito, arrivando anche a disconoscere come propria sia la camicia posta in sequestro dalla Polizia a seguito della perquisizione operata nel centro d'accoglienza dove era ospite sia una delle utenze telefoniche indicate come in suo uso dal responsabile della struttura.
Omoregie al cospetto del collegio giudicante – presidente Martina Beggio, a latere Giulia Barazzetta e Gianluca Piantadosi – ha invece ammesso di conoscere l'aggredito, costituito parte civile e presente personalmente in Aula al fianco del difensore Lorenzo Corti. I due avrebbero origini comune, figli di due padri “in lotta” tra loro, con il genitore dell'imputato attinto da un colpo di pistola nel Paese natio dai membri di un gruppo rivale di cui avrebbe fatto parte anche il genitore dell'altro. Quest'ultimo, insieme ad altri - una sorta di "clan" per come descritto - anche in Italia, dunque, avrebbe continuato a alimentare la faida. Proprio il giorno prima del fattaccio in via Ferriera, Omoregie sarebbe stato rapinato, vedendosi sottrarre un cellulare. La domenica dell'accoltellamento, con altri stranieri, invece, si sarebbe recato a una messa a Milano, rimanendo nel luogo della preghiera a lungo.
A lui erano arrivati gli investigatori della Squadra Mobile, come già ricostruito nel corso dell'istruttoria, forti anche di un riconoscimento fotografico avvenuto direttamente in ospedale da parte della vittima del tentato omicidio. Vista la presenza di due distinti album usati nel corso dell'indagine, sarà necessario escutere un ulteriore operante alla prossima udienza, fissata per il 1° giugno anche per sentire l'ultima testimone residua. A luglio infine la discussione.

A.M.
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