Lecco: il 12 ospite Moore, traduttore americano de 'I Promessi Sposi'
Michael F. Moore
L’italianista sarà protagonista venerdì 12 maggio alle 18.00 a Villa Manzoni dell’incontro “Una storia così bella: la nuova traduzione americana dei “Promessi sposi””. Organizzato nell’ambito di “Una città per Manzoni”, manifestazione promossa dal Comune di Lecco – Si.M.U.L in occasione dei 150 anni dalla scomparsa del celebre autore, l’evento proporrà un dialogo tra lo stesso Michel F. Moore, il Direttore Scientifico del Museo a Villa Manzoni Mauro Rossetto e Paola Italia, docente presso il Dipartimento di Filologia Classica e Italianistica dell’Università di Bologna, già presidente del Centro Nazionale Studi Manzoniani e coordinatrice degli Annali manzoniani. La studiosa fu la prima ad intuire nel 2021 che quello che appare sul manoscritto “Gli sposi promessi”, conservato ed esposto nel Museo lecchese, non è solo il nome della seconda minuta, cioè la riscrittura del Fermo e Lucia, ma il vero titolo della prima stesura. Il manoscritto conserva infatti una “bella copia” di un copista sconosciuto, ma certamente legato alla cerchia di Manzoni, vergata tra il 1822 e il 1824, di un riassunto del romanzo che l'autore stava ancora scrivendo modificandone la trama e la lingua.
L’incontro avrà un taglio rigoroso, ma decisamente divulgativo, e si focalizzerà sull’abilità di Manzoni nel comporre un grande racconto popolare in cui si distinguono ancor oggi tanti “caratteri” della tradizione italiana, dai bravi/bulli agli azzeccagarbugli, e sulla sua capacità di creare un nuovo linguaggio che desiderava essere immediato e moderno.
“L’opera di Moore è di fondamentale importanza perché contribuisce a diffondere nel mondo non solo la cultura del nostro Paese, così ben rappresentata nel romanzo del Manzoni, ma anche a promuovere la conoscenza della nostra città e del suo territorio. Ciò a maggior ragione se consideriamo, nel caso della traduzione di Moore, il pubblico a cui si rivolge, ovvero quello statunitense, estremamente ampio e legato a un turismo culturale che ha nel lago di Como una delle sue mete privilegiate” sottolinea la vicesindaco e Assessore alla Cultura del Comune di Lecco Simona Piazza.
“In realtà possiamo dire che lo stesso Alessandro Manzoni sia stato il primo traduttore di se stesso – afferma il Direttore Scientifico del Museo Manzoniano a Villa Manzoni, Mauro Rossetto –. Non dobbiamo infatti dimenticare come, dopo la prima stesura del romanzo, decida di scrivere in una lingua, il fiorentino, che dopo pochi mesi, in una lettera all’amico Claude Fauriel, confida di utilizzare con difficoltà per un romanzo, dato che non l'aveva mai parlata né scritta. La conferenza quindi racconterà il ruolo cruciale delle traduzioni per affermare il valore universale di un’opera, ma sarà anche un'occasione per capire una professione poco nota ai non addetti ai lavori: quella del "traduttore" letterario. Fra il 1828 e il 1838 uscirono dodici traduzioni francesi, tre tedesche, due inglesi, due americane, due spagnole, e quelle in altri Paesi europei. Nella seconda metà dell’800 e nella prima del XX secolo le edizioni in lingua straniera raggiunsero una dimensione planetaria. Mi piace ricordare che il Museo Manzoniano di Lecco conserva ed espone molte di queste rare Prime edizioni, compresa quella tradotta in Inghilterra da un sacerdote londinese, che venne poi commercializzata anche a New York”.
Michael F. Moore è una figura di primo piano nel panorama dei traduttori e ha contribuito a far conoscere ai lettori degli Stati Uniti opere di Calvino, Moravia e Primo Levi. A chi gli ha chiesto cosa lo abbia spinto a occuparsi del romanzo di Manzoni traghettandolo nel 21esimo secolo, Moore ha risposto che si è trattato di una “doppia prova d’amore”, verso la lingua italiana che ha imparato vivendo, studiando e lavorando proprio tra Milano e Como, ma anche verso quella americana, che, sostiene, “non è vero che non ha eloquenza”.
La traduzione non è stata semplice e Moore l’ha realizzata parzialmente in Italia, mentre si trovava a Bellagio, dove ha potuto immergersi nel clima lacustre, e a Milano, per rivivere la rivolta del pane nelle vie cittadine. Impossibile, indagando la modernità di Manzoni, non pensare alla descrizione della peste, per tanti versi così simile a quanto accaduto nella pandemia. Lo stesso Moore ha confessato in un’intervista di aver dovuto rileggere più volte alcuni passaggi, tanto era simile la descrizione della peste del 1630 a quel che stava accadendo a noi nel 2020.
Del resto, la traduzione non è mai una semplice traslitterazione ma il tentativo di restituire un clima, un’atmosfera. Così, nel lavoro di Moore, lo Sfregiato, uno dei “bravi” di Don Rodrigo, diventa Scarface, come il gangster interpretato da Al Pacino nel film di Brian de Palma, mentre Tira-dritto prende il nomignolo di Straight Shooter e l’Innominato è The Nameless One.
Un appuntamento dunque da non perdere per gli appassionati, ma anche per chi desidera incominciare a cogliere la modernità dell’autore e la sua capacità di raccontare una storia senza tempo che appassiona anche i contemporanei d’oltreoceano.
Chi è Michael F. Moore - traduttore/interprete dall'italiano. Ha conseguito il dottorato di ricerca in italiano presso la New York University. Le sue traduzioni pubblicate spaziano dai classici del Novecento - Agostino di Alberto Moravia e I sommersi e i salvati di Primo Levi - ai romanzi contemporanei, da ultimo Esca viva di Fabio Genovesi e Parole perdute di Nicola Gardini.
Moore presiede il comitato consultivo del PEN-Heim Translation Fund. Oltre alla sua attività di traduttore, è interprete presso le Nazioni Unite e collabora come freelance per eventi culturali italiani a New York e per le principali emittenti americane. È membro del personale a tempo pieno della Missione permanente d'Italia presso le Nazioni Unite.