Calolzio: 'era lì e nessuno faceva niente', parla la coppia che ha rianimato il peruviano 'inghiottito' dall'Adda
"La cosa sconvolgente è che nessuno ci ha aiutato. Ci ha provato un ragazzo ma - poveretto - ha poi avuto un attacco di panico. Continuare così a lungo a fare il massaggio cardiaco è impegnativo". Sono sembrati minuti interminabili quelli vissuti nel tardo pomeriggio odierno da una coppia di ciclisti.
Di spalle i due ciclisti che hanno avviato il massaggio cardiaco
Minuti adrenalinici che probabilmente hanno davvero fatto la differenza tra la vita e la morte per un 28enne di origini peruviane finito nell'Adda nel tratto di fiume tra il Monastero di Santa Maria del Lavello e il vecchio ponte della ferrovia, affiancato dalla passerella ciclopedonale che collegando la sponda caloziese con Olginate, chiude l'anello che ha - idealmente - quale altro capo Lecco. L'allarme è stato lanciato qualche minuto prima delle 17. In tanti dalla riva hanno assistito all'intera scena, con l'alzaia brulicante di persone, intente a passeggiare in una domenica pomeriggio dalla temperatura decisamente piacevole."Non siamo dottori" precisa lei. "Semplicemente nessuno faceva nulla, così lui - dice indicando il compagno - memore del corso di primo soccorso fatto al lavoro, ha iniziato il massaggio mentre io, in collegamento con la centrare operativa del 118, gli tenevo il ritmo. A un certo punto abbiamo cercato anche un cambio, senza trovarlo". All'arrivo di ambulanza e automedica, la situazione è poi stata presa in mano dal personale specializzato: il 28enne, pur essendo rimasto a lungo incosciente, parrebbe aver addirittura ripreso a respirare autonomamente. E' stato indirizzato all'ospedale Manzoni per le cure del caso, in codice rosso. Da valutare, chiaramente, le conseguenze di un "black out" durato così a lungo.
A.M.