Calolzio: addio Umberto, colleghi e amici per l'ultimo saluto allo 'storico' giornalista
Don Giancarlo ha aperto la sua omelia citando Guccini e quel suo "Vorrei sapere a che cosa è servito vivere, amare, soffrire" per parlare poi del senso dell'esistenza e di dove andare a cercarlo, concatenando, nel tentare di dare una risposta, riflessioni di Ungaretti ("si sta come d'autunno sugli alberi le foglie"), Sant'Agostino e Heidegger per arrivare a scardinare l'assunto "la morte è la malattia mortale che si contrae nascendo" affidandosi all'inversione degli elementi propria del Cristianesimo con Gesù che, affermando "l'uomo è un essere per l'eterno", di fatto "ha tolto il cartello fine per mettere continua. E questo è il cartello che mettiamo su Umberto oggi. E la speranza che ci sorregge". Filacchione avrebbe – forse, da brontolone qual era - apprezzato.
Del resto amava la musica e leggeva tanto (regalando spesso libri, tutti rigorosamente con la dedica o il bigliettino scritti a mano, con la stessa calligrafia illeggibile con cui riempiva il blocchetto degli appunti che teneva sempre nella tasca dalla giacca). Ma l'Arciprete di Calolzio, quest'oggi all'altare, cercando le parole giuste per tributargli l'ultimo saluto, ha sicuramente dimenticato un riferimento al cinema. Umberto una citazione adatta l'avrebbe trovata. Era un cultore di quest'arte. Non disdegnava proprio passare il pomeriggio, magari a Bergamo, a gustare pellicole di nicchia. Come adorava i formaggi, per passare a un piacere decisamente più veniale, ben noto però a chi, tra i tanti presenti quest'oggi nella chiesa parrocchiale della sua Calolzio, lo conosceva bene.
Alice