1° maggio, a Lecco la cerimonia in ricordo delle vittime del lavoro: 'Basta morti'

È iniziata con un minuto di silenzio in memoria dei morti sul lavoro la celebrazione svoltasi questa mattina a Lecco in occasione del 1° maggio. Complice la tregua concessa dalla pioggia, in tanti sono accorsi di fronte al monumento sito in largo Caleotto per festeggiare la ricorrenza insieme alle autorità.



“La nostra città è al centro di un territorio che ha una tradizione laboriosa. Nei nostri rioni e lungo i nostri torrenti si è sempre sentito il rumore e il vociare operoso dei lavoratori e delle lavoratrici che hanno costituito la colonna vertebrale del nostro Paese” ha esordito Emanuele Manzoni, assessore al Welfare del Comune di Lecco. “Il lavoro deve significare sempre dignità e libertà, e in nessun modo deve comportare il rischio della vita. Nonostante un quadro normativo che ha definito da tempo le condizioni per garantire la sicurezza, continuiamo a contare vittime. Questo non è più tollerabile”.


Emanuele Manzoni

Tra il pubblico, oltre alle rappresentanze di CGIL, CISL e UIL, erano presenti anche il consigliere comunale Alberto Anghileri e il senatore Tino Magni. “Questo monumento è simbolo della cultura diffusa qui a Lecco. Tutti dobbiamo fare la nostra parte per ridare un senso al futuro dei lavoratori. Solo così potremo onorare la memoria di chi in passato ha sacrificato la vita per conquistare dei diritti” ha sottolineato Carlo Malugani, consigliere provinciale.


Carlo Malugani

In rappresentanza della Regione, invece, erano presenti Mauro Piazza e Gianmario Fragomeli. In particolare, il sottosegretario all’Autonomia ha ricordato la scelta del Consiglio, su proposta delle opposizioni, di dotarsi di una commissione speciale che si occuperà di tutti i temi legati alla sicurezza sui luoghi di lavoro.


Mauro Piazza

“Oggi assistiamo sempre di più al processo di svalutazione della memoria storica. Il passato è condannato all’oblio e può sfuggirvi solo grazie a persone come voi. Persone che sentono il dovere di ricordare chi ha perso la vita sul posto di lavoro” ha aggiunto Marcella Nicoletti, vice prefetto vicario. “Vi invito a provare sdegno, ovvero quella giusta repulsione che dobbiamo nutrire rispetto alla violazione dei diritti, il sentimento degli animi grandi. Norberto Bobbio lo definiva l’arma senza la quale non vi è lotta che duri ostinata”.


Marcella Nicoletti

In conclusione, hanno preso la parola i rappresentanti della sezione lecchese di ANMIL, ovvero l’Associazione Nazionale Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro. Dopo aver citato il Capo dello Stato Sergio Mattarella, che ha definito il lavoro “una misura di dignità”, il presidente Gianfranco Longhi ha ricordato che nel 2022 ci sono stati 1.361 incidenti fatali nei luoghi di lavoro.


Gianfranco Longhi


Giuseppe Barlassina

“La responsabilità di questi infortuni e queste morti appartiene a tutti. Oggi ci sono persone che non fanno festa perché hanno perso un loro caro. Ogni giorno tre cittadini vanno a lavorare e non tornano a casa” ha sottolineato Longhi. “I protocolli ci sono, i dispositivi di protezione individuale ci sono. Se fosse applicato tutto correttamente non ci sarebbero più morti. Vi invito a diffondere la cultura della sicurezza sul lavoro”.



L’ultimo intervento è stato quello di Giuseppe Barlassina, ex presidente ANMIL, il quale ha difeso con forza il monumento di Pablo Atchugarry, inaugurato dalla stessa associazione nel maggio 2002 e dedicato proprio ai morti e agli invalidi del lavoro. Composta da 77 tonnellate di marmo di Carrara, la colonna posizionata sulla rotonda di Largo Caleotto è stata recentemente al centro di una serata di Striscia La Notizia, il programma satirico di Canale 5. “Il nostro è un monumento alla civiltà e alla cultura del lavoro lecchese. L’ANMIL non esaurisce il suo scopo con la compilazione del 730. Vogliamo ancora rappresentare i valori dei cittadini che hanno costruito una potenza industriale ed economica di tutto rispetto” ha concluso Barlassina.
A.Bes.
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