Gilardoni Raggi X: per Redaelli potrebbe essere non ancora finita, la Procura generale 'insiste' per il processo d'Appello

La sede di Mandello della Gilardoni Raggi X
Il ricorso per Cassazione del Procuratore Generale c'è stato per davvero. Non si può dunque ancora ritenere definitivamente archiviata la vicenda Gilardoni Raggi X ed in particolare non è quindi ancora passata in giudicato la sentenza d'assoluzione emessa nel 2020 dal Tribunale di Lecco nei confronti del pescatese Roberto Redaelli, tacciato, in concorso con Maria Cristina Gilardoni - la cui posizione è stata stralciata per incapacità di intendere e volere dell'anziana, nel frattempo deceduta - di maltrattamenti nei confronti di una serie di (ex) dipendenti dell'impresa mandellese.

Come avevamo già raccontato - QUI l'articolo) ad aprile, il giorno prima dell'apertura del processo d'Appello a carico dell'ex capo del personale della società specializzata nella produzione di macchinari medicali e destinati ai controlli di sicurezza, la Corte aveva notificato alle parti la spiazzante decisione presa qualche giorno prima: l'udienza "non s'ha da fare", per dirla alla Manzoni. "Ne' ora ne' mai". Inammissibile per i giudici della prima sezione penale il ricorso presentato dalla Procura Generale, su spinta di alcuni legali di parte civile (tra i quali anche l'avvocato Grazia Corti in rappresentanza dei tesserati CISL). Troppo generico, in estrema sintesi, secondo la presidente Valeria De Risi e le colleghe a latere Maria Laura Fadda e Alessandra Simion l'atto con cui la pubblica accusa ha proposto Appello, "contrastando" le 121 pagine di sentenza di primo grado a firma del giudice lecchese Martina Beggio. Non l'ha presa evidentemente bene la dottoressa Daniela Meliota, sostituto procuratore generale, chiedendo l'intervento della Cassazione avverso all'ordinanza della Corte d'Appello. Sette le facciate impiegate per contrastare, non solo in punto di diritto, la decisione delle toghe meneghine, evidenziando da ultimo le specificità dei motivi che l'avevano portata a dissentire rispetto alla sentenza di primo grado, alla quale critica "l'omessa valutazione probatoria delle dichiarazioni di alcuni dipendenti; l'omessa valutazione probatoria dei riscontri delle predette dichiarazioni costituiti da numerose captazioni telefoniche ed ambientali; l'errore di diritto nel riconoscimento del requisito della "parafamiliarità" in ambito lavorativo; l'omessa valutazione probatoria degli elementi dimostrativi del requisito della "abitualità" della condotta dell'imputato.

Battagliera - a Lecco recentemente la dottoressa Meliota ha ottenuto la condanna a 7 anni e mezzo di un 29enne accusato di violenza sessuale su una ragazza con problemi psichici, dopo l'iniziale archiviazione del caso (QUI l'articolo) - passa dunque la palla agli Ermellini.

A loro la scelta tra vita o morte di una delle vicende giudiziarie più particolari passate per il Tribunale di Corso Promessi Sposi negli ultimi anni.
A.M.
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