Per la ''Prima Vera Festa di Rancio'' visita alle chiese di san Carlo e san Giovanni

La chiesa parrocchiale del rione di San Giovanni è naturalmente più alla portata essendo sempre visitabile, anche se taluni tesori sono sconosciuti ai più. La piccola chiesa di San Carlo in Castione a Rancio è invece tutta da scoprire aprendosi solo in circostanze eccezionali.

Francesco D'Alessio e Giampiero Grasso

Don Claudio Maggioni e Angelo Rusconi


Questa mattina, nell'ambito del fine settimana dedicato alla "Prima Vera Festa di Rancio" si sono svolte le visite guidate ai due edifici religiosi - "Sacri luoghi" il titolo dell'iniziativa - promosse dalla "Filarmonica Giuseppe Verdi" presieduta da Angelo Rusconi e che ha accompagnato i visitatori eseguendo alcuni brani risalenti all'Ottocento e composti da vecchi maestri della banda, uno dei quali morto in circostanze tragiche: ucciso per questioni di gelosia. «Ed è anche questa una storia di cui sarebbe interessante parlare» ha chiosato lo stesso Rusconi. A dimostrazione dell'interesse da parte dei lecchesi ai tesori per quanto piccoli che la nostra città pure conserva, la partecipazione all'iniziativa: circa 150 le persone che hanno aderito.

La chiesa di San Carlo


La prima tappa è stata la chiesa di San Carlo, edificio cinquecentesco originariamente cappella annessa alla villa della famiglia Mazzucconi e pertanto non aperta al popolo che poteva però pregare all'esterno, inginocchiandosi sotto il portico e affacciandosi ai grani finestroni che consentono di vedere l'altare. E' stato Umberto Calvi a spiegare i dettagli artistici dell'edificio, mentre Francesco D'Alessio si è soffermato sulla fontana che sorge davanti al tempo: realizzata nel 1852 è memoria dell'epoca in cui non c'erano ancora gli acquedotti pubblici e soltanto i ricchi potevano permettersi i pozzi.

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E così, la gente del popolo si serviva di rogge e corsi d'acqua con quanto significava sotto il profilo sanitario: non erano infatti rare le epidemie di colera. Per scongiurare le quali la comunità di Rancio decise di realizzare la fontana pubblica di Castione in un'impresa i cui promotori sono ormai dimenticati e meriterebbero invece d'essere ricordati: don Petro Cima, Domenico Mazzucconi, l'ingegner Cosmo Pini, lo scultore Abbondio Molinari.

la chiesa di San Giovanni

 


Preceduta dalla banda, la "comitiva" ha poi raggiunto la parrocchiale di San Giovanni che celebrava una giornata particolare: il 30 aprile ricorre infatti l'anniversario, quest'anno il diciassettesimo, della beatificazione di don Luigi Monza che fu parroco di San Giovanni dal 1936 fino alla morte avvenuta nel 1954 e fondatore di quell'istituto delle Piccole Apostole della Carità che sarebbe poi diventato "La Nostra famiglia". Ad accogliere i visitatori, il parroco don Claudio Maggioni. A illustrare la storia della chiesa Giampietro Grasso, in passato dirigente scolastico e ora nelle vesti di archivista della stessa parrocchia. Successivamente, Umberto Calvi si è soffermato sulla tela che campeggia sull'altare maggiore, un'opera risalente alla prima metà del Cinquecento e di imprecisato autore di scuola bergamasco.bresciana. Secondo Calvi, questa Deposizione è con il Polittico di Bernardino Luini conservato a Maggianico l'autentico tesoro artistico delle chiese lecchesi. Infine, un passaggio in canonica ha consentito di porre lo sguardo, tra l'altro, su due preziosi antifonari ambrosiani risalenti al XIX secolo.
D.C.
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