Lecco: presentato 'Gente di fiume', il documentario che racconta il Gerenzone
Il Gerenzone sei decenni dopo. Era il 1961 quando Sofia Ceppi Badoni realizzò un documentario sul torrente - ma già fiume - che è stato culla dell’industrializzazione lecchese. Documentario che quattro anni fa è stato riscoperto, restaurato e riproposto. Ed è da quel lavoro che ora ha preso le mosse il regista Federico Videtta per guardare il Gerenzone con occhi nuovi. Sei decenni dopo, appunto, con la vallata che ormai non è più quella grande e unica fucina che è stata per secoli e ancora era all’epoca di Sofia Ceppi Badoni, per quanto qualche azienda ancora resista e restino ancora le vestigia di alcune vecchie officine.
Si intitola “Gente di fiume” il film girato da Videtta (con la parte musicale originale realizzata da Tobia Galimberti), presentato ieri sera all’Otolab nell'evento inaugurale della “Prima Vera Festa di Rancio” che tiene banco in questo fine settimana con una serie di iniziative. “Gente di fiume” è il Gerenzone raccontato dalla voce di chi lungo quel fiume ha vissuto e vive, ha lavorato e lavora: abitanti, operai, imprenditori. Un racconto quasi identitario perché lungo il suo corso, più che altrove, si è formata ed è cresciuta nel corso del tempo un’autentica comunità.
Con il lavoro, il lavoro duro della metallurgia, a fare da collante. Il lavoro attraverso il quale s’integrava nella comunità anche il forestiero: gli immigrati di un tempo che erano prima gli operai che arrivavano dalla Valtorta e poi dal Sud negli anni dell’industrializzazione italiana: «E si faceva tutti a gara a chi lavorava di più, fannulloni qui non li ho mai visti». Certo, non erano tutte rose e fiori: bassi salari, giornate di dieci ore, condizioni a volte drammatiche. Eppure, a stare qualche giorno lontano, «mi manca l’odore dell’acciaio, l’odore della fabbrica».
E naturalmente i luoghi, i nomi che in sé racchiudono un mondo: la località Svizzera che si chiama così per il ristorante che vi sorgeva e gestito appunto da una svizzera, la via Ramello che rievoca le officine che lavoravano il rame. Nel film, gli occhi che oggi guardano il Gerenzone sono quelli di una giovanissima: Giorgia Melgrati, undicenne, alla quale è affidato il compito di rappresentare il legame tra passato e futuro, una lunga storia ormai alle spalle da interrogare e uno sguardo che non può che osservare il futuro.
Giorgia Melgrati
Assumono così un valore particolare le ultime sequenze dedicate a un torrente che, diminuendo la pressione dell’industria, ritrova una dimensione naturale, torna dopo chissà quanto a essere popolato da trote fario, aironi, merli acquaioli...
«Inizialmente – ha spiegato lo stesso Videtta - volevamo riproporre qualche testimonianza, poi pian piano il materiale è diventato molto e ha preso forma il documentario». E molto non ha potuto essere usato, qualche aneddoto non è stato inserito, ma è documentazione che rimane, un archivio che potrà essere consultato.
«Il nostro messaggio – ha spiegato Silvia Negri dell’Officina Gerenzone che ha promosso l’iniziativa – è quello di saper guardare avanti». E del resto, ha chiosato la volontaria Barbara Cattaneo, conservatrice dei musei lecchesi, studiosa di archeologia industriale e autrice di un libro su storia ed epica del Gerenzone, «questo lavoro è propedeutico alla rigenerazione urbana del Gerenzone così come degli altri torrenti».
Federico Videtta
Rigenerazione che è tra gli obiettivi dell’Amministrazione comunale, e da parte sua il sindaco Mauro Gattinoni ha concluso la serata ribadendo l’impegno a salvaguardare, anche vincolandoli nel piano regolatore, alcuni degli angoli più preziosi così da rivitalizzarli e farne luogo di richiamo: «Se centomila visitatori vanno ogni anno all’Orrido di Bellano, quanto può raccontare in profondità questo fiume?».
Mauro Gattinoni
Oltre al film (che sarà riproposto anche stasera, ma i posti sono già tutti esauriti) a mantenere l’attenzione sul Gerenzone, in questo fine settimana sempre all’Otolab di via Mazzucconi a Rancio, vi saranno anche tre mostre: “Redscale. Immagini di ruggine”, fotografie di Oscar Melgrati e “Tra i paesaggi dell’acqua”, un progetto di rigenerazione della vallata del Gerenzone che è la tesi di laurea del lecchese Paolo Colombo, nonché altre proposte a cura di Giuliana Iannaccone del Politecnico di Milano e di Victoria Ellis della Drexel University di Philadelphia.
Damaris Rovida
Domani, sabato 29 aprile, è invece in programma un Trekking sul Gerenzone con partenza alle 14.30 da via Campovai. Le iniziative, come detto, rientrano nel calendario della “Prima Vera festa di Rancio” partita quasi in sordina una ventina d’anni fa – come ha spiegato Damaris Rovida del comitato organizzatore - e che inizialmente riguardava solo Rancio Alta ma che nel corso del tempo si è estesa anche ad altri rioni mantenendo comunque il Gerenzone come punto di riferimento. Nel week-end sono in programma tra San Giovanni, Rancio e Laorca diverse iniziative, tra cui domenica mattina una visita guidata alla chiesa di San Carlo in Castione e alla parrocchiale di San Giovanni (prenotazione obbligatoria: bandaverdilecco@libero.it).
Di seguito le locandine con il programma completo della manifestazione.
D.C.