Romeno 25enne a processo per una rapina sulla Lecco-Milano. Il PM ha chiesto 3 anni
Al cospetto del collegio giudicante presieduto da Paolo Salvatore con a latere i colleghi Giulia Barazzetta e Gianluca Piantadosi, si è quest'oggi accomodata la vittima: il quarantenne marocchino che quel sabato sera avrebbe rimediato una serie di botte da un gruppo di soggetti, tutti molto giovani. Secondo quanto l'uomo ha riferito stamani in aula, i presunti aggressori erano quattro, tre maschi e una femmina, all'apparenza tutti stranieri. Quel 13 ottobre di un lustro fa lo avrebbero (ad eccezione della ragazza) accerchiato, poco dopo il suo ingresso sul treno che aveva preso in stazione a Cernusco per dirigersi a Monza. Già alla fermata di Osnago gli animi si sarebbero surriscaldati, con uno dei tre che gli avrebbe sferrato un pugno sul naso, tanto da farlo svenire per poi costringerlo a chiedere l'aiuto del capotreno. La scena si sarebbe ripetuta successivamente con una seconda fila di botte rimediate prima di scendere alla stazione della città brianzola, dove si era poi rivolto agli agenti della Questura raccontando quel che gli era capitato.
''Erano tre ragazzi maschi: uno più robusto e gli altri due magrolini, sui 18-23 anni'' ha riferito il marocchino che all'epoca dei fatti risiedeva a Missaglia. ''Sono dovuto ricorrere alle cure del pronto soccorso dell'ospedale San Gerardo, dove ho trascorso la notte. Mi hanno dimesso nel pomeriggio del giorno successivo con dei punti di sutura''.
La deposizione resa alle forze dell'ordine, unitamente ad altre testimonianze raccolte e ad un video mostrato alla vittima nel quale quest'ultima avrebbe riconosciuto (seppur in maniera non certa) due degli aggressori, avrebbero consentito l'identificazione dei soggetti. Se uno ha già definito la propria posizione patteggiando, il 25enne di origine romena sta invece affrontando il dibattimento, difeso d'ufficio dall'avvocato Luca Marsigli. Quest'ultimo stamani ha posto una serie di domande alla parte offesa, ritenendo la sua testimonianza difforme da quanto dichiarato invece agli operanti, cinque anni fa, l'unica ragazza presente sul convoglio insieme agli aggressori. Insieme all'allora fidanzato e a due amici (fra i quali l'imputato) erano saliti sul treno a Lecco, diretti a Monza; da lì avrebbero poi preso la coincidenza per raggiungere Seveso dove viveva un componente del gruppo.
La presunta vittima sarebbe avrebbe fatto il suo ingresso a bordo in stato di evidente ubriachezza, molestando e disturbando i passeggeri presenti e lanciando insulti e provocazioni all'indirizzo delle donne. Ne sarebbe scaturita dunque una lite con l'odierno imputato, con calci e pugni sferrati da entrambi. In un frangente del parapiglia, fra l'altro, la vittima avrebbe inseguito gli altri brandendo al loro indirizzo la piccola lama di un cavatappi tascabile.
Escussa la parte offesa e rinunciato all'ultimo teste in lista (oggi all'estero), il presidente del collegio ha invitato le parti a discutere, cominciando dal pubblico ministero Pasquale Esposito, intervenuto in sostituzione della collega Simona Galluzzo, titolare del fascicolo d'indagine. L'esponente della Procura ha chiesto la condanna dello straniero alla pena di tre anni e un mese di reclusione, ritenendo credibile la testimonianza della persona offesa, focalizzatasi sulla descrizione, piuttosto precisa, dei vari soggetti. Gli elementi probatori emersi dalle indagini consentirebbero - a detta del dr.Esposito - di accertare la penale responsabilità dell'imputato in ordine ai fatti che gli vengono contestati.
Di diverso avviso l'avvocato Luca Marsigli che ha messo innanzitutto in evidenza la difformità della versione presentata dalla parte offesa rispetto a quella della teste escussa sul finire dello scorso anno, testimone oculare dell'accaduto. In particolare il difensore ha messo il evidenza lo stato di presunta ubriachezza del marocchino, emerso anche dal refererto del pronto soccorso e la condotta molesta adottata sul convoglio, tale da aver provocato la reazione del proprio assistito nei confronti del quale - a parere della difesa - non ci sarebbero prove capaci di provarne la colpevolezza senza ogni ragionevole dubbio. Infine l'avvocato Marsigli ha posto una carenza ravvisata negli atti del fascicolo: quella sporta agli agenti della Questura monzese era infatti una denuncia e non una querela, con richiesta dunque di punire i colpevoli. Un elemento che farebbe venire meno i presupposti procedurali.
Il collegio ascoltate le parti ha rinviato il processo al prossimo 8 giugno per la sentenza nei confronti del 25enne romeno, assente quest'oggi all'udienza.
G.C.