In viaggio a tempo indeterminato/280: il topolino e l'elefante
"Un topolino e un elefante decisero di partire per un lungo viaggio.
Il topolino portò con sé due fazzoletti con qualche provvista mentre l'elefante due grosse ceste piene di cibo.
Partirono insieme ma, mentre l’elefante procedeva veloce grazie alle sue grosse zampe, il topolino faticava a stargli dietro, cadendo e inciampando per colpa delle sue piccole zampette.
Arrabbiato e stanco, il topolino invocò Madre Natura lamentandosi della sua condizione e le chiese di trasformarlo in un elefante.
Venne accontentato. La natura decise che il topolino sarebbe diventato un elefante e l'elefante sarebbe diventato un topo.
Il topolino, ora elefante, però, era troppo grosso per sfamarsi con il cibo che si era portato nei due fazzoletti.
L’elefante, invece, ora topolino, non era abituato ad un corpo così piccolo ma presto si accorse dei vantaggi della sua nuova stazza. Quando arrivarono due cacciatori, mentre al topolino bastò nascondersi sotto le foglie, l’elefante non trovò un riparo sicuro e venne ferito.
I due pregarono così la natura di poter tornare ognuno nel proprio corpo.
La natura li accontentò ricordando loro che ogni essere vivente ha i suoi problemi e che solo mettendoci nei panni gli uni degli altri potremo capire come stanno davvero le cose".
Questa fiaba per bambini ha sicuramente una morale molto bella e interessante, ma non è per il suo significato che ho voluto raccontarla.
Mi è venuta in mente ripensando agli ultimi giorni in Sri Lanka.
I protagonisti delle nostre avventure sono stati, infatti, un elefante e (forse) un topolino.
Non so se i due fossero amici, se stessero viaggiando insieme o se avessero deciso di invertirsi i ruoli, ma so per certo che qualcosa li legava. E quel qualcosa era il fatto di poter essere liberi nella natura. Una cosa decisamente non scontata ai giorni nostri.
Ma andiamo per ordine e partiamo dall'elefante o meglio dagli elefanti.
Questi bei bestioni grigi con le orecchie sventolanti e le proboscidi sono uno dei simboli del Paese. Usati sin dall'antichità per il lavoro nei campi o come mezzo di trasporto per re e regine, gli elefanti hanno sempre avuto un ruolo centrale nella cultura singalese.
Ancora oggi lo Sri Lanka è il Paese con la più alta densità di elefanti in Asia e molti di questi vivono in zone protette come il Parco Nazionale di Yala nel sud est del Paese.
Ed è proprio lì che è avvenuto il nostro avventuroso, spaventoso e indimenticabile incontro ravvicinato con un bellissimo elefante selvaggio.
Allora, sarò sincera, a raccontare quei minuti ho ancora i brividi di terrore. Se ci penso rivedo a rallentatore l'elefante che viene verso di noi e Paolo che cerca di far andare in retro il tuk tuk.
E in sottofondo ci sono io che urlo... Perché ragazzi, io già immaginavo che ci avrebbe ribaltato con un colpo di proboscide e adios!
Il primo incontro con l'elefante è stato decisamente adrenalinico. Il secondo tentativo, invece, è andato meglio. L'elefante era così concentrato sullo sgranocchiare rami da non accorgersi che, a pochi metri da lui, c'erano 4 italiani a bordo di un tuk tuk rumorosissimo.
È stata l'occasione perfetta.
Potevamo osservarlo nel suo habitat naturale senza disturbarlo.
Vicini a sufficienza da riuscire a scrutare le profonde rughe nella spessa pelle grigia, ma lontani abbastanza per non disturbarlo e non sentirci in pericolo.
L'incontro magico che cercavamo da anni stava avvenendo in quel momento. I primi elefanti liberi, dopo le decine che avevamo visto in catene nei templi induisti.
Lo sguardo di quell'elefante non lo dimenticherò mai. Mi sembrò fiero, vivo e non spento e triste come quello degli animali in cattività.
Ma passiamo ora al secondo protagonista della fiaba, il topolino.
Stavolta devo mettere le mani avanti perché non ho a disposizione prove sufficienti per dire che sia stato proprio un topo a commettere il reato che ora vi racconterò.
Certo, anni e anni di episodi de "La signora in giallo" mi hanno insegnato che spesso il colpevole è proprio quello più insospettabile.
Lungi da me, quindi, fare accuse infondate, mi limiterò a raccontare cosa è successo.
Abbiamo deciso di passare una notte in una casa sull'albero. Bellissima, selvaggissima e verdissima. Mai dormito in una stanza così originale come quella. Costruita a seguire la struttura dell'albero e con i rami che fanno da cornice a un comodo letto.
La natura entra nella stanza, la decora, la riempie.
Una casa sull'albero, il sogno di ogni bambino.
Se non fosse per un piccolo dettaglio... l'imprevedibilità della natura.
Dopo esserci addormentati con i rumori della natura, insomma, ci siamo risvegliati con una bella sorpresa. Uno zaino rotto e la colazione mangiucchiata.
Ci siamo messi a indagare, proprio come avrebbe fatto Jessica Fletcher.
All'inizio pensavamo fosse una scimmia, ma avendone viste molte in azione, l'abbiamo subito escluso. Probabilmente una scimmia si sarebbe portata via tutto lo zaino e non solo un pezzetto di ciambella.
La nostra attenzione, quindi, è ricaduta sui roditori.
Un topo?
Una mangusta?
Uno scoiattolo?
Il caso ad oggi rimane irrisolto.
Non sapremo mai chi ci ha mangiucchiato lo zaino, come non sapremo mai se l'elefante ci stava inseguendo per ribaltare il tuk tuk oppure no.
Quello che sappiamo è che, spesso, la realtà può essere più surreale di una fiaba per bambini.
Il topolino portò con sé due fazzoletti con qualche provvista mentre l'elefante due grosse ceste piene di cibo.
Partirono insieme ma, mentre l’elefante procedeva veloce grazie alle sue grosse zampe, il topolino faticava a stargli dietro, cadendo e inciampando per colpa delle sue piccole zampette.
Arrabbiato e stanco, il topolino invocò Madre Natura lamentandosi della sua condizione e le chiese di trasformarlo in un elefante.
Venne accontentato. La natura decise che il topolino sarebbe diventato un elefante e l'elefante sarebbe diventato un topo.
Il topolino, ora elefante, però, era troppo grosso per sfamarsi con il cibo che si era portato nei due fazzoletti.
L’elefante, invece, ora topolino, non era abituato ad un corpo così piccolo ma presto si accorse dei vantaggi della sua nuova stazza. Quando arrivarono due cacciatori, mentre al topolino bastò nascondersi sotto le foglie, l’elefante non trovò un riparo sicuro e venne ferito.
I due pregarono così la natura di poter tornare ognuno nel proprio corpo.
La natura li accontentò ricordando loro che ogni essere vivente ha i suoi problemi e che solo mettendoci nei panni gli uni degli altri potremo capire come stanno davvero le cose".
Questa fiaba per bambini ha sicuramente una morale molto bella e interessante, ma non è per il suo significato che ho voluto raccontarla.
Mi è venuta in mente ripensando agli ultimi giorni in Sri Lanka.
I protagonisti delle nostre avventure sono stati, infatti, un elefante e (forse) un topolino.
Non so se i due fossero amici, se stessero viaggiando insieme o se avessero deciso di invertirsi i ruoli, ma so per certo che qualcosa li legava. E quel qualcosa era il fatto di poter essere liberi nella natura. Una cosa decisamente non scontata ai giorni nostri.
Ma andiamo per ordine e partiamo dall'elefante o meglio dagli elefanti.
Questi bei bestioni grigi con le orecchie sventolanti e le proboscidi sono uno dei simboli del Paese. Usati sin dall'antichità per il lavoro nei campi o come mezzo di trasporto per re e regine, gli elefanti hanno sempre avuto un ruolo centrale nella cultura singalese.
Ancora oggi lo Sri Lanka è il Paese con la più alta densità di elefanti in Asia e molti di questi vivono in zone protette come il Parco Nazionale di Yala nel sud est del Paese.
Ed è proprio lì che è avvenuto il nostro avventuroso, spaventoso e indimenticabile incontro ravvicinato con un bellissimo elefante selvaggio.
Allora, sarò sincera, a raccontare quei minuti ho ancora i brividi di terrore. Se ci penso rivedo a rallentatore l'elefante che viene verso di noi e Paolo che cerca di far andare in retro il tuk tuk.
E in sottofondo ci sono io che urlo... Perché ragazzi, io già immaginavo che ci avrebbe ribaltato con un colpo di proboscide e adios!
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Il primo incontro con l'elefante è stato decisamente adrenalinico. Il secondo tentativo, invece, è andato meglio. L'elefante era così concentrato sullo sgranocchiare rami da non accorgersi che, a pochi metri da lui, c'erano 4 italiani a bordo di un tuk tuk rumorosissimo.
È stata l'occasione perfetta.
Potevamo osservarlo nel suo habitat naturale senza disturbarlo.
Vicini a sufficienza da riuscire a scrutare le profonde rughe nella spessa pelle grigia, ma lontani abbastanza per non disturbarlo e non sentirci in pericolo.
L'incontro magico che cercavamo da anni stava avvenendo in quel momento. I primi elefanti liberi, dopo le decine che avevamo visto in catene nei templi induisti.
Lo sguardo di quell'elefante non lo dimenticherò mai. Mi sembrò fiero, vivo e non spento e triste come quello degli animali in cattività.
Ma passiamo ora al secondo protagonista della fiaba, il topolino.
Stavolta devo mettere le mani avanti perché non ho a disposizione prove sufficienti per dire che sia stato proprio un topo a commettere il reato che ora vi racconterò.
Certo, anni e anni di episodi de "La signora in giallo" mi hanno insegnato che spesso il colpevole è proprio quello più insospettabile.
Lungi da me, quindi, fare accuse infondate, mi limiterò a raccontare cosa è successo.
Abbiamo deciso di passare una notte in una casa sull'albero. Bellissima, selvaggissima e verdissima. Mai dormito in una stanza così originale come quella. Costruita a seguire la struttura dell'albero e con i rami che fanno da cornice a un comodo letto.
La natura entra nella stanza, la decora, la riempie.
Una casa sull'albero, il sogno di ogni bambino.
Se non fosse per un piccolo dettaglio... l'imprevedibilità della natura.
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Dopo esserci addormentati con i rumori della natura, insomma, ci siamo risvegliati con una bella sorpresa. Uno zaino rotto e la colazione mangiucchiata.
Ci siamo messi a indagare, proprio come avrebbe fatto Jessica Fletcher.
All'inizio pensavamo fosse una scimmia, ma avendone viste molte in azione, l'abbiamo subito escluso. Probabilmente una scimmia si sarebbe portata via tutto lo zaino e non solo un pezzetto di ciambella.
La nostra attenzione, quindi, è ricaduta sui roditori.
Un topo?
Una mangusta?
Uno scoiattolo?
Il caso ad oggi rimane irrisolto.
Non sapremo mai chi ci ha mangiucchiato lo zaino, come non sapremo mai se l'elefante ci stava inseguendo per ribaltare il tuk tuk oppure no.
Quello che sappiamo è che, spesso, la realtà può essere più surreale di una fiaba per bambini.
Angela (e Paolo)