Calolzio: per il 25 Aprile il Coro Ana dell'Adda omaggia il carennese Mario Rossetti, a 80 anni dalla morte al fronte

Un 25 Aprile un po' più "ricco" del solito quello proposto quest'oggi a Calolzio. Mantenuto invariato il programma - con il corteo snodatosi subito dopo la messa del mattino - la processione laica dinnanzi ai Monumenti del paese che onorano la memoria dei Caduti di tutte le guerre è stata scandita, oltre che dagli onori, resi come sempre con l'intervento del Corpo musicale Donizetti e la deposizione della corona, anche dando lettura di tutti i nomi riportati sulla lapide posta nel cortile interno del Municipio e delle preghiere degli Alpini, dei Marinai e dei Carabinieri in congedo dinnanzi ai rispettivi cippi, toccati prima della salita all'ultimo luogo della memoria, in cima al parco delle Rimembranze, per i discorsi ufficiali.

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Primo a prendere la parola è stato il presidente del Coro Ana dell'Adda: la presenza del gruppo ha ulteriormente impreziosito dal cerimonia per il 78esimo anniversario della Liberazione volendo ricordare, a 80 anni dalla tragica morte, lo zio di uno dei cantori, Marco Rosa.

Il pensiero è andato così al 6 aprile del 1946 quando l'Alleanza famigliare per i dispersi e i prigionieri in Russia scrisse all'allora parroco di Carenno pregandolo di far da tramite con i parenti di Mario Rossetti, classe 1918, arruolato nel glorioso Quinto Reggimento Alpini, Battaglione Tirano, 48esima compagnia, divisione tridentina. La più mesta la notizia da portare a genitori e fratelli: il “ragazzo”, da quanto riferito da un commilitone riuscito a tornare in Patria, è morto, in Russia, nell'aprile del 1943.

“A 80 anni da quell'aprile vogliamo rendere omaggio, dinnanzi a questo monumento dedicato ai caduti di tutte le guerre, a tutti coloro che combatterono non con intenzione di uccidere ma soltanto - come disse Mario Rigoni Stern - per difendersi dal mostro della guerra. A tutti loro, indistintamente, in questa data solenne che ricorda la Liberazione della nostra Patria da un periodo lunghissimo di dolore e di lutti, vogliamo dedicare il canto del partigiano, che vi preghiamo di ascoltare in religioso silenzio, rispettoso della memoria di chi perse la vita in quell'immane tragedia che è sempre la guerra”.

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Toccante l'esecuzione, con l'attacco del celebre pezzo ripreso poi nel proprio intervento dal vicesindaco Aldo Valsecchi, in fascia tricolore in rappresentanza anche del sindaco Marco Ghezzi, unico dei tre candidati alle elezioni del prossimo maggio non presente ad una cerimonia piuttosto partecipata, con le fila dei membri delle diverse associazioni del paese, infoltite da qualche semplice cittadino e da svariati consiglieri comunali (attuali o “aspiranti” tali), inclusi per l'appunto Sonia Mazzoleni e Diego Colosimo (con tanto di striscione del suo gruppo civico).

“C'è un popolo che una mattina si è svegliato e ha trovato l'invasore. E ha deciso di resistere” ha scandito il delegato della Giunta, con riferimento all'Ucraina, sostenendo poi “non esiste una Resistenza giusta e una Resistenza sbagliata. Esiste la Resistenza davanti alle atrocità della guerra”. “Il 25 aprile ci ricorda che resistere è necessario e è un dovere, ieri come oggi, ovunque la giustizia e la dignità vengono attaccate, umiliate e distrutte” ha poi aggiunto Valsecchi, dopo aver citato la pandemia, l'impegno in prima linea dei sanitari e l'adozione, da parte di tutti, di quei comportamenti necessari a limitare la diffusione del virus.


“La Resistenza è stata innanzitutto una rivolta morale prima ancora che militare. Ha rappresentato un comune sentire, un sentimento diffuso nelle coscienze che si è poi tramutato in diverse forme di opposizione (…). Dai nostri padri e dai nostri notti dobbiamo imparare ad evitare le polemiche sterili e a lavorare per questo importante e comune obiettivo: “dobbiamo preservare le conquiste democratiche e insegnare alle nuove generazioni il vivere nel rispetto dei valori costituzionali che ben rappresentano tutte le conquiste della Resistenza””.

“Da calolziese rendere omaggio ai resistenti e alle resistenti proprio nel comune dove sono nato e cresciuto e dove per anni ho svolto un ruolo istituzionale mi rende pieno di gioia” ha esordito, invece, Daniele Vanoli, in rappresentanza dell'Anpi, sottolineando di aver preso la tessera dell'associazione  a 16 anni. Scegliendo di aprire il suo intervento ricordando Attilio Enzo Galli, operaio del paese, classe 1917, partigiano della 55esima Brigata Fratelli Rosselli, barbaramente ucciso a Introbio il 31 dicembre 1944 ha strappato subito un applauso, citando poi i 73 concittadini i cui nomi figurano nelle diverse formazioni operati sul territorio (e non solo) quali protagonisti della Resistenza ma anche le così dette “persone comuni” il cui apporto fu determinante, menzionando anche i tre calolziesi deportati nei lager: Giovanni Ripamonti, panettiere arrestato per aver messo a disposizione dei partigiani 20 quintali di farina; Giuseppe e Giovanni Rosa che offrirono alcuni mezzi per il trasporto dei viveri.

Un lungo excursus il suo, passando dalla ricostruzione di ciò che è stato, ai giorni nostri, inserendo dunque nel proprio monologo un accenno anche a chi, oggi, dai margini continua a interpretare l'antifascismo, con le rivendicazioni dei precari, le battaglie contro l'avanzare della crisi climatica, la recriminazione del diritto al transito sicuro quando si è costretti a abbandonare la propria casa... “Resistendo a un'idea di Paese fatto di performance e profitti per pochi. Contrastando la privatizzazione dei servizi pubblici essenziali, a partire dalla sanità. Oggi rivediamo nell'agire di quelle persone una possibilità quantomeno potenziale, un'opportunità, sempre più sbiadita nelle Istituzioni, che può idealmente trovare nella visione costituente dell'antifascismo nuove pratiche politiche. Buon 25 aprile, a tutte e tutti”.

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A.M.
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