Lecco perduta/371: don Giovannino Barbareschi, quasi 'lariano'

I lecchesi che in occasioni diverse hanno avuto modo di incontrare don Giovanni Barbareschi, il sacerdote ambrosiano così impegnato negli anni tragici verso la Liberazione 1945, non hanno mancato di notare, pur nelle sue sempre stringate dichiarazioni, una nota sentimentale, quasi di affetto, per la città di Lecco e la sua gente.

Don Giovannino Barbareschi con studenti di teologia del seminario Pio XI di Venegono

Don Giovanni (detto Giovannino) non dimenticava le giornate lecchesi per la Resistenza e la Liberazione, in particolare quella del 15 febbraio 1945, quando venne arrestato dalle Brigate Nere in una trattoria del lungolago cittadino.
Giovannino era entrato clandestinamente dalla Svizzera, aveva traghettato verso Varenna e poi, con mezzi di fortuna, aveva raggiunto Lecco. Era accompagnato da un radiotelegrafista inglese e da un sacerdote della diocesi di Verona, don Mario Zanin delle Fiamme Verdi. I due sacerdoti vennero trasferiti presso il comando delle Brigate Nere di Lecco, nel palazzo attuale Polizia Stradale in corso Martiri. E’ stato un allarme aereo serale a provocare agitazione e confusione nella sede delle Brigate Nere e don Mario Zanin fu abilissimo a raggiungere l’uscita, dileguandosi in città. Riuscirà nel corso della notte ad arrivare presso l’istituto don Guanella di via Amendola al Caleotto, dove rimane nascosto nel fienile sino al mattino quando, con abito talare, accompagnato da un religioso guanelliano, raggiunse la stazione di Lecco per arrivare a Milano e rientrare poi in Veneto. L’episodio menzionato è riportato nel libro del noto avvocato romano Gianluca Barneschi “L’inglese che viaggiò con il re e Badoglio – Le missioni dell’agente speciale Dick Mallaby”. Barneschi ha reso noto che è in fase di preparazione un nuovo libro, a partire dalle vicende del 1943: dovrebbe uscire entro l’anno. E’ possibile che vi siano particolari inediti sulla missione inglese. Vi sono, infatti, interrogativi circa eventuali collegamenti sull’altra “operazione” britannica al centro nel libro “Quel 28 aprile” dovuto al partigiano Bruno Giovanni Lonati che attribuisce ad una “squadra” inglese della quale faceva parte, le fucilazioni di Mussolini e della Petacci, avvenute a Giulino di Mezzegra. Lonati riferisce di una base segreta dello spionaggio inglese nascosta in una villetta di Brunate, sopra Como.

Lapide di via Mascari

L’ultima visita di Bruno Giovanni Lonati nel lecchese risale al maggio 2010, quando partecipò a Colico ad una tavola rotonda sui “misteri” di Mussolini, promossa dall’avvocato Michele Cervati, studioso di storia locale. Intanto Rete 4 ha reso noto che nella seconda serata di programmazione, lunedì 24 aprile, manderà in onda uno speciale “Gli ultimi misteri di Mussolini” che sicuramente farà riferimento alle missioni inglesi clandestine operanti nell’alta Lombardia negli ultimi giorni di aprile 1945.
C’è da ricordare che il 4 febbraio 1945 era stata paracadutata, nottetempo, ai Resinelli la missione americana “Dick Ciliegio” del comandante Lazzarini attesa sulle nevi della località Prà Cassina da sette rocciatori lecchesi con Riccardo Cassin, i futuri “Ragni”.

Busto di Celestino Ferrario nel cimitero di Castello

Don Barbareschi è stato più volte in via Mascari, nel magazzino di Celestino Ferrario, base di riferimento per le staffette partigiane e nell’attigua tipografia Annoni-Pin, dove sono stati stampati diversi numeri del periodico clandestino “Il Ribelle”. Staffette partigiane delle Fiamme Verdi per “Il Ribelle” erano le due giovani figlie di Celestino Ferrario, Lina e Maria. In un’intervista alle due sorelle, in occasione del conferimento alla città di Lecco della medaglia d’argento al valor militare per la Liberazione (1976), Lina e Maria ebbero a dichiarare: “Nel magazzino del papà, come nella vicina tipografia Annoni, abbiamo conosciuto un giovane sacerdote, tanto giovane che dubitavamo fosse già prete: era don Giovanni Barbareschi. Ne fummo convinte quando, arrestato dalle Brigate Nere, chiese di poter avere quello che era indispensabile per poter celebrare la Messa. Abbiamo saputo poi che era stato ordinato prete a Gorizia il 13 agosto 1944; aveva appena raggiunto il limite minimo per un’ordinazione sacerdotale: quello di 22 anni e mezzo”. Don Giovanni era, infatti nato a Milano,l’11 febbraio 1922. Una lapide ricorda in via Mascari, sulla facciata dell’edificio che nel cortile interno vedeva il magazzino di Ferrario e la tipografia Annoni, il sacrificio di Teresio Olivelli e le sue Fiamme Verdi. E’ stata inaugurata il 25 aprile 1977 dall’allora sindaco Giuseppe Resinelli.

Le due sorelle Ferrario; Lina e Maria Giulia

Maria Giulia Ferrario è deceduta ad 88 anni nel novembre 2008. Ricordava i rapporti intensi con le Fiamme Verdi, in particolare con il gruppo di Maggianico, guidato da Nando Polvara e Claudio Sartori; il fratello del primo, Camillo, sarà particolarmente presente anche nel dopoguerra, come responsabile della sezione di Lecco dei Volontari per la Libertà ed anche nel ruolo di consigliere comunale con il sindaco Rodolfo Tirinzoni. Ha avuto momenti di risonanza nazionale quando nel 1991  Giulio Andreotti rese noti alcuni nominativi della struttura segreta allestita a difesa di invasioni straniere nel territorio nazionale.
Maria Giulia Ferrario è stata segretaria per l’attività politica di papà Celestino, parlamentare D.C. dal 1946 al 1958. Aveva tra i ricordi più cari la visita a Lecco, nell’aprile 1949, del presidente del Consiglio Alcide De Gasperi, che in forma privata raggiunse i luoghi manzoniani. De Gasperi conosceva Celestino Ferrario sin dagli anni del Partito Popolare di don Luigi Sturzo, costituito a Lecco il 20 agosto 1919.

Luigi Annoni, tipografo clandestino de Il "Ribelle"

Camillo Polvara delle Fiamme Verdi

Vi erano poi i rapporti con i partigiani di altro orientamento politico e nel movimento spiccavano Oreste Dell’Era e Roberta Invernizzi, comunisti, ma particolarmente vicini alla missione USA paracadutata ai Resinelli e nascosta in un edificio di via Galandra in quartiere Caleotto.. Si sposarono nel dopoguerra 1950; Dell’Era scompare nel 1989. La vedova Roberta Invernizzi viene ad abitare in viale Adamello e qui ha modo di conoscere, frequentando l’edicola Buratti, un giornalista lecchese che scrive sulla storia contemporanea. Consegnerà allo stesso testimonianze, note e documenti sulla missione alleata USA; quest’ultima riceverà particolari benemerenze a Merate per iniziativa del sindaco Angelo Zappa.

La tomba di Oreste dell'Era e Roberta Invernizzi

Vessillo Fiamme Verdi "Torri Tarelli"

Roberta Invernizzi Dell’Era è deceduta nel dicembre 1995. Oreste Dell’Era è stato presidente dell’APE dal 1967 al 1975. Ogni anno, nella ricorrenza del 25 aprile, l’APE depone un omaggio floreale presso la tomba di Oreste e Roberta nel cimitero di Castello. Nello stesso cimitero sono sepolti Celestino Ferrario e le due figlie delle Fiamme Verdi. A tutti loro onori per sempre.
Aloisio Bonfanti
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