Lecco: 'siamo nell'intervallo tra primo e secondo atto'. Si punta a riaprire il Teatro per i suoi 180 anni
L’obiettivo, quanto meno la speranza, è di riaprire il Teatro della Società entro la fine del 2024, anno in cui l’edificio dell’architetto Giuseppe Bovara celebra i suoi 180 anni: l’inaugurazione avvenne infatti la sera del 28 settembre 1844 con la rappresentazione dell’“Anna Bolena” di Gaetano Donizetti. Chiuso poi negli anni Cinquanta, il teatro corse il rischio d’essere addirittura demolito per poi essere acquisito dal Comune, ristrutturato e riaperto nel 1969 con il melodramma che lasciava il posto alla prosa e “L’ultima sera di carnevale” di Carlo Goldoni a celebrare la nuova era.Fino ad arrivare alla primavera 2017, quando è intervenuta la nuova chiusura per la necessità di effettuare lavori di adeguamento e messa in sicurezza dettati dalla normativa nel frattempo fattasi più stringente per quanto riguarda le misure di sicurezza e la rimozione dell’amianto.
Il sindaco Gattinoni ha voluto usare una metafora teatrale dicendo come ora si sia nell’intervallo tra un primo e un secondo atto. Il primo è quello dei lavori effettuati sino a ora e costati 2 milioni e 600mila euro (dei quali 700mila coperti dalla Regione) e che hanno riguardato gli interventi più complessi, quelli strutturali, mentre il secondo atto saranno le opere da eseguire nei prossimi mesi, lavori di sistemazione e rifinitura e quindi di impegno meno gravoso anche se prevede una spesa non indifferente: 3 milione e 460mila euro. «E lo stanziamento nel bilancio preventivo – ha detto Gattinoni – dimostra come il teatro sia una priorità. Si tratta di un investimento per il futuro e pertanto esige il coinvolgimento di tutta la città. Perché questo non è il teatro comunale ma e è il Teatro della Società ed è giusto che tutti ne rientrino in possesso». Il sindaco ha guardato anche oltre, al “terzo atto”, al futuro del teatro come polo culturale, come traino per la città e la provincia, da inserire in un circuito regionale e aprendo un dialogo con i teatri di produzione e sottolineando come quello della gestione futura sia un altro dei temi da affrontare, arrivando a ipotizzare la costituzione di una fondazione che coinvolga anche i privati.
Andando in questa direzione – ha aggiunto l’assessore Maria Sacchi - anche taluni interventi eseguiti alla struttura, quale per esempio l’impianto di raffrescamento, che consentiranno di tenere aperta la sala per tutto l’anno. Da parte sua, Sacchi, ha ricordato i due aspetti più delicati e qualificanti: la rimozione dell’amianto da una parte e la decisione di recuperare le decorazioni ottocentesche che erano state coperte dal recupero degli anni Sessanta. «Restituiamo dunque questo teatro con un valore maggiore: più sicuro e più pregevole».
Anche se «non si sta portando il teatro a quello che era in origine - ha sottolineato Sintini - bensì si mettono in luce le stratificazioni storiche, perché internamente il teatro era stato coperta da una patina. E’ dunque anche l’occasione per approfittarne ed effettuare una ricerca per documentare lo stato della struttura prima del recupero degli anni Sessanta».
Del nuovo intervento di recupero aveva cominciato a occuparsi la precedente amministrazione comunale. Nell’ottobre 2020, appena insediata la nuova giunta, sono partiti i lavori che hanno dovuto fare i conti anche con una serie di imprevisti. Nei prossimi giorni saranno collaudate le opere relative al primo lotto e successivamente si metterà mano al secondo lotto contando appunto di concludere entro la fine del prossimo anno così da poter riaprire in tempo per la stagione di prosa 2024-25.
In una conferenza stampa tenutasi a Palazzo delle paure è stato fatto il punto del cantiere: presenti il sindaco Mauro Gattinoni, l’assessore ai lavori pubblici Maria Sacchi, il rappresentante della Soprintendenza Matteo Sintini e il progettista Nicola Berlucchi. Collegata da remoto la restauratrice Antonella Vitiello che si è occupata del distacco e quindi del riposizionamento dell’acrilico realizzato da Orlando Sora sulla volta nel 1979. Il dipinto era stato realizzato sullo strato di amianto che appunto copriva la volta per rimuovere il quale è stato necessario asportare l’opera del pittore lecchese. Con non poche apprensioni: il dipinto è comunque stato salvato per il 97% ed è tornato al suo posto, «un intervento quasi unico al mondo» come hanno detto Berlucchi e Vitiello.Il sindaco Gattinoni ha voluto usare una metafora teatrale dicendo come ora si sia nell’intervallo tra un primo e un secondo atto. Il primo è quello dei lavori effettuati sino a ora e costati 2 milioni e 600mila euro (dei quali 700mila coperti dalla Regione) e che hanno riguardato gli interventi più complessi, quelli strutturali, mentre il secondo atto saranno le opere da eseguire nei prossimi mesi, lavori di sistemazione e rifinitura e quindi di impegno meno gravoso anche se prevede una spesa non indifferente: 3 milione e 460mila euro. «E lo stanziamento nel bilancio preventivo – ha detto Gattinoni – dimostra come il teatro sia una priorità. Si tratta di un investimento per il futuro e pertanto esige il coinvolgimento di tutta la città. Perché questo non è il teatro comunale ma e è il Teatro della Società ed è giusto che tutti ne rientrino in possesso». Il sindaco ha guardato anche oltre, al “terzo atto”, al futuro del teatro come polo culturale, come traino per la città e la provincia, da inserire in un circuito regionale e aprendo un dialogo con i teatri di produzione e sottolineando come quello della gestione futura sia un altro dei temi da affrontare, arrivando a ipotizzare la costituzione di una fondazione che coinvolga anche i privati.
Andando in questa direzione – ha aggiunto l’assessore Maria Sacchi - anche taluni interventi eseguiti alla struttura, quale per esempio l’impianto di raffrescamento, che consentiranno di tenere aperta la sala per tutto l’anno. Da parte sua, Sacchi, ha ricordato i due aspetti più delicati e qualificanti: la rimozione dell’amianto da una parte e la decisione di recuperare le decorazioni ottocentesche che erano state coperte dal recupero degli anni Sessanta. «Restituiamo dunque questo teatro con un valore maggiore: più sicuro e più pregevole».
Anche se «non si sta portando il teatro a quello che era in origine - ha sottolineato Sintini - bensì si mettono in luce le stratificazioni storiche, perché internamente il teatro era stato coperta da una patina. E’ dunque anche l’occasione per approfittarne ed effettuare una ricerca per documentare lo stato della struttura prima del recupero degli anni Sessanta».
L’architetto Berlucchi si è invece soffermato sul progetto di recupero, rilevando come un teatro non sia un edificio qualsiasi ma una macchina complessa perché richiede anche una serie di impianti necessari per il proprio funzionamento. I lavori fin qui eseguiti hanno riguardato la bonifica e l’adeguamento alla normativa antincendio, il rifacimento della copertura e il rinforzo della struttura nel suo complesso, il consolidamento di diverse parti, i nuovi impianti elettrici, oltre che di riscaldamento e raffrescamento.
Ora si andrà al completamento: pavimentazione, nuovo rivestimento dei palchi che migliorerà anche l’acustica, restauro dei palchi, del ridotto, del foyeur, del portico d’ingresso, sistemazione di corridoi e bagni. Alcune parti saranno mantenute nell’aspetto che conosciamo e altre saranno più moderne anche senza stravolgere la natura complessiva di un teatro dell’Ottocento. In previsione anche la realizzazione di un nuovo accesso sul retro per gli impianti scenici delle compagnie e la realizzazione di un dehors in metallo e vetro davanti al bar, recuperando pur in chiave contemporanea il prospetto originale. Si dovranno inoltre pensare non solo a una sistemazione della facciata su piazza Garibaldi ma anche una riqualificazione della parete retrostante completamente cieca e che in realtà è la prima quinta che ci si trova davanti quando si entra in città dalla via Leonardo da Vinci e richiederebbe quindi una maggiore valorizzazione, accantonata ormai da tempo l’idea che negli anni scorsi aveva avanzato Alfredo Chiappori di realizzare un’abside per allargare il palcoscenico consentendo così di poter ospitare spettacoli di maggiore “ingombro”.
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D.C.