Lecco: condannato a tre anni l'autista del tir che urtò Mario Ronzoni, poi deceduto
Una foto scattata il giorno dell'incidente. Nel riquadro Mario Ronzoni
Il sinistro si era verificato sul lungolago a Lecco, all'altezza dell'intersezione con Via Capodistria, mentre il 71enne si trovava sulle strisce pedonali, intento a raggiungere l'altro lato della carreggiata.
Un episodio a seguito del quale R.T. - conducente del mezzo pesante - era chiamato a rispondere dell'accusa di omicidio stradale (art.589 cp) a seguito delle indagini affidate alla Polizia locale e coordinate dalla Procura della Repubblica lecchese.
Nel corso dell'istruttoria dibattimentale si erano confrontati i due consulenti nominati dalle parti. Fra questi l'ing.Domenico Romaniello della Procura a detta del quale, se il camionista avesse rispettato i limiti di velocità, sarebbe riuscito a frenare evitando il pedone. Secondo i suoi calcoli invece, il tir percorreva l'arteria a circa 65,6 km/h, con l'azione di frenata messa in atto dall'autista a 5,6 metri dal punto d'impatto con il volontario lecchese. Tenendo conto dunque delle distanze, sarebbe bastata - a suo parere - una velocità meno sostenuta per impedire la tragedia.
Una tesi in contrapposizione con quanto sostenuto dall'avvocato Roberto Corbetta, difensore d'ufficio dell'imputato che si era affidato ad un proprio consulente, Giovanni De Giorgio. Il perito industriale esperto in meccanica ed in ricostruzioni cinematiche a fine gennaio aveva illustrato in aula le conclusioni della propria indagine, secondo la quale nemmeno una velocità di marcia più bassa avrebbe consentito al camionista di evitare il pedone.
Nella sua arringa dunque, il difensore aveva ritenuto necessario valutare il nesso di causalità fra la condotta dell'uomo al volante del tir e il sinistro; a questo proposito l'imputato nulla avrebbe potuto fare - a suo giudizio - per impedire l'impatto con il pedone; quando si è accorto della presenza del Ronzoni era già troppo tardi. La repentinità dell'attraversamento del 71enne avrebbe infatti reso inutile ogni manovra di frenata, tenendo conto delle distanze calcolate. Di qui la richiesta di assoluzione - con la formula più ampia - invocata dall'avvocato Corbetta.
Poco prima il vice procuratore onorario Caterina Scarselli aveva chiesto invece la condanna del camionista alla pena di un anno e otto mesi.
Più severa la sentenza pronunciata stamani dal giudice Beggio (con il deposito delle motivazioni atteso entro novanta giorni) nei confronti dell'imputato: tre anni, con l'interdizione dai pubblici uffici per la durata di un lustro e la revoca della patente di guida.
G.C.