Lecco: maltrattamenti in famiglia, balcani è assolto
É stato assolto ai sensi dell'articolo 530, comma secondo del codice di procedura penale il 41enne di origini balcaniche (pregiudicato) accusato dalla Procura della Repubblica di Lecco di maltrattamenti in famiglia e lesioni nei confronti della compagna. Quest'ultima solo due anni fa aveva patteggiato un pena a 15 mesi di reclusione per abbandono di minore: la donna si sarebbe allontanata per giorni da casa per partecipare ad un festino a base di alcol e droghe, lasciando alle cure della figlia (allora) 14enne i fratellini più piccoli di 1, 7 e 5 anni.
Diversi erano stati gli episodi raccontati al cospetto del Tribunale in composizione collegiale dalla querelante, classe 1984, comunque non costituitasi parte civile nel processo (al contrario del Sindaco del Comune di Lecco per conto dei figli della coppia, oggi in parte in affido presso altre famiglie ed in parte in una struttura): sarebbe stata schiaffeggiata dall'allora fidanzato al ritorno dell'ospedale, subito dopo aver dato alla luce alla primogenita. In una seconda occasione, nel 2007, l'albanese l'avrebbe chiusa in casa, con la madre e la bimba piccola, un episodio che si sarebbe ripetuto qualche anno più tardi. In un'altra occasione l'odierno imputato avrebbe anche colpito una delle sue bambine con una tazzina, ferendola in volto, per poi bloccarla insieme alla madre in cucina. Dopo aver passato un periodo in carcere, nel 2015 insieme a lui sarebbe ritornata la serenità in casa, nel 2018 sarebbero ricominciate le violenze che avrebbero anche spinto la persona offesa ad intraprendere una relazione omosessuale con un'amica.
Era stata proprio la fidanzata di lei a minare davanti ai giudici l'attendibilità della (ormai) ex, rappresentandone presunte “instabilità”.
Oggi, al cospetto del collegio giudicante presieduto dal giudice Paolo Salvatore a latere dei colleghi Martina Beggio e Gianluca Piantadosi, le battute finali del procedimento con le conclusioni delle parti e la richiesta di condanna avanzata dal sostituto procuratore Chiara Stoppioni pari a 3 anni e 7 mesi. Poi, dopo quasi un'ora di camera di consiglio la sentenza di assoluzione.
Diversi erano stati gli episodi raccontati al cospetto del Tribunale in composizione collegiale dalla querelante, classe 1984, comunque non costituitasi parte civile nel processo (al contrario del Sindaco del Comune di Lecco per conto dei figli della coppia, oggi in parte in affido presso altre famiglie ed in parte in una struttura): sarebbe stata schiaffeggiata dall'allora fidanzato al ritorno dell'ospedale, subito dopo aver dato alla luce alla primogenita. In una seconda occasione, nel 2007, l'albanese l'avrebbe chiusa in casa, con la madre e la bimba piccola, un episodio che si sarebbe ripetuto qualche anno più tardi. In un'altra occasione l'odierno imputato avrebbe anche colpito una delle sue bambine con una tazzina, ferendola in volto, per poi bloccarla insieme alla madre in cucina. Dopo aver passato un periodo in carcere, nel 2015 insieme a lui sarebbe ritornata la serenità in casa, nel 2018 sarebbero ricominciate le violenze che avrebbero anche spinto la persona offesa ad intraprendere una relazione omosessuale con un'amica.
Era stata proprio la fidanzata di lei a minare davanti ai giudici l'attendibilità della (ormai) ex, rappresentandone presunte “instabilità”.
Oggi, al cospetto del collegio giudicante presieduto dal giudice Paolo Salvatore a latere dei colleghi Martina Beggio e Gianluca Piantadosi, le battute finali del procedimento con le conclusioni delle parti e la richiesta di condanna avanzata dal sostituto procuratore Chiara Stoppioni pari a 3 anni e 7 mesi. Poi, dopo quasi un'ora di camera di consiglio la sentenza di assoluzione.
F.F.