Civate: 'la polenta è memoria', nella sede degli Alpini assaggi e racconti con Paolo d'Anna

“Nonostante oggi sia ormai un piatto rinomato e costoso, la polenta è la nostra memoria. Una memoria fatta di immagini, sapori ed odori”. Quando Paolo d’Anna ha pronunciato queste parole, dal fondo della stanza si è udito un sospiro carico di ricordi.

Simone Scola, Paolo d’Anna, Silvia Tantardini e Paolo Mauri

Per tante delle persone presenti venerdì sera alla casetta degli alpini a Civate, la polenta è stata l’alimento principe della loro vita. Per celebrare una pietanza che ha sfamato milioni di persone nel corso del tempo, il comune di Civate, in collaborazione con gli Alpini, ha organizzato una serata intitolata “I racconti della polenta”. Dopo i saluti istituzionali di Silvia Tantardini, assessore alle politiche sociali, con il suo talento narrativo Paolo d’Anna ha accompagnato i presenti in un viaggio nella lunga storia di questo alimento.

“L’ultimo pasto di Otzi è stato una purea di polenta. Plinio il Vecchio racconta che anche le legioni romane mangiavano una mistura simile. Tuttavia, la polenta vera e propria è stata introdotta da Cristoforo Colombo, il quale arriva a Napoli e poi sale verso nord” ha spiegato d’Anna, autore di un affascinate testo che porta lo stesso titolo della serata.
Di fianco a lui, Simone Scola, vicesindaco, e Paolo Mauri, presidente del gruppo alpini, ascoltavano con attenzione il narratore. “Senza la patata e la polenta centinaia di migliaia di persone sarebbero morte di fame. Mentre a sud c’era la cucina mediterranea, con gli ortaggi e l’olio, a nord non c’era niente. I contadini, in particolare, mangiavano solo polenta. Non mangiavano carne. Non erano padroni di nulla, neanche dei semi che piantavano” ha proseguito d’Anna. Dal pubblico si è quindi levata una flebile voce: “C’era il fattore!”. Una sottolineatura che ha raccolto il plauso dei presenti.

“Come per il maiale, anche della polenta non si buttava via niente. La sua preparazione era un rito sacro e la si mangiava con tantissime guarnizioni. La polenta ha ispirato autori come Carlo Porta e Carlo Goldoni e compare anche nei Promessi Sposi. Certo, assieme alla polenta si è diffusa anche la pellagra, una malattia che ha causato tantissime morti” ha concluso l’autore.

Terminata la presentazione tra gli applausi, sono stati predisposti i tavoli per la degustazione. “Innanzitutto, polenta e latte, un piatto tipico dei contadini della nostra terra. Si versa il latte freddo nella scodella e poi si va a prendere la polenta bollente con un cucchiaio. Dopodiché, polenta con ragù di salsiccia, quella che i nostri contadini hanno iniziato a mangiare solo quando hanno potuto uccidere il maiale. Infine, polenta con formaggio e burro fuso” ci ha spiegato con orgoglio Aurelio Castagna, il cuoco, mentre preparava le porzioni. Il profumo della polenta, ruvido, sincero ed inebriante, ha ben presto inondato la sala per la felicità dei presenti, ormai affamati. 
A.Bes.
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