Lecco perduta/370: la 'città bianca', era il 18 aprile 1948

Era il 18 aprile 1948 quando il popolo italiano votò per eleggere il primo Parlamento della Repubblica. Sono passati 75 anni da quella data indicata nella storia italiana come spartiacque di scelta sul futuro della nazione fra alleanze con l’Occidente degli USA e l’influenza del blocco comunista dell’Unione Sovietica.
Votarono i cittadini con 21 anni di età. Tale, infatti, era la soglia per avere diritto di voto che è stata abbassata a 18 con le elezioni amministrative del giugno 1975. I minori di 25 anni votavano solo per la Camera dei Deputati.

Alcide De Gasperi, durante la compagna elettorale dell'aprile 1948

La campagna elettorale fu calda, appassionata, a tratti frenetica. C’era, tra la gente, un grande desiderio di libertà, di comizi, di incontri. Nelle sedi dei partiti, nei circoli popolari c’era la sincerità del dibattito per un futuro nuovo che chiedeva coraggio ed impegno nella ricostruzione di un’Italia devastata dalla guerra, dalla Sicilia alla Lombardia, dal fronte bellico fra potenti eserciti contrapposti e sottoposta a terrificanti bombardamenti aerei sulle grandi città del nord, in particolare Milano.
E’ stata una campagna elettorale ispirata a scelte ideali, ad un senso orgoglioso e chiaro di appartenenza. Lo scontro è stato fra la Democrazia Cristiana di Alcide De Gasperi ed il Fronte Popolare di Palmiro Togliatti (Partito Comunista) e Pietro Nenni (Partito Socialista).

Manifesto elettorale della Democrazia Cristiana

La Chiesa e le associazioni cattoliche si mobilitarono per la Democrazia Cristiana; il Fronte Popolare aveva il sostegno delle cellule operanti nelle fabbriche e nelle sezioni organizzate presso circoli rionali e popolari.
Il 18 aprile 1948 segnò lo schieramento di appartenenza in tanti quartieri lecchesi ed in tanti paesi del territorio fra ritrovo bianco e circolo rosso. La stampa locale del 1948 può rammentare l’aspra tenzone politica di quel periodo. Il cattolico “Il Resegone” rappresentò la roccaforte democristiana ed il baluardo dell’anticomunismo più vigoroso. Il Fronte Popolare era sostenuto dalla “Voce di Lecco”, che aveva sede nella federazione P.C.I., allora in via Cairoli. Non mancarono articoli bollenti: ”Il Resegone” lamentava il tentativo del Fronte di scristianizzare le domeniche con balli e sagre. “La Voce” criticava comportamenti di intolleranza clericale, in particolare nella Brianza.

Manifesto elettorale del Fronte Popolare

Ma andiamo ai risultati elettorali, che hanno collocato con libera scelta l’Italia fra le democrazie occidentali. Lecco si scoprì una “città bianca” perché la Democrazia Cristiana aveva la maggioranza assoluta, toccando il 51% alla Camera e sfiorando il 54% al Senato. Nella mappa “bianca” della città spiccavano solo le isole rosse di Laorca, dove la distanza fra Fronte Popolare e la D.C. era notevole, con 660 voti ai “rossi” e 501 ai “bianchi”. Altra isola rossa era Pescarenico con 767 voti al Fronte contro i 658 alla D.C. Una situazione di sostanziale equilibrio si registrò a Rancio: 896 voti alla D.C. contro gli 871 del Fronte: il divario fu, invece, netto negli altri quartieri per lo Scudo Crociato, con il record ad Olate dove la Democrazia Cristiana raccolse 488 voti contri i 140 del Fronte Popolare. Olate era il quartiere dove risiedeva Celestino Ferrario.

Esponenti democristiani rendono omaggio alla tomba di Celestino Ferrario presso il cimitero lecchese di Castello

Erano due i candidati lecchesi che entrarono nel primo Parlamento della Repubblica per la Camera dei Deputati: Celestino Ferrario per la D.C. e Gabriele Invernizzi per il Partito Comunista. Il collegio del Senato era stato conquistato da Enrico Falck, noto imprenditore con radici in quartiere Laorca, nella vallata del Gerenzone. I votanti furono il 93% per le elezioni alla Camera ed il 91,7% per l’elezione al Senato.
Celestino Ferrario aveva una lunga militanza politica iniziata nelle Leghe bianche del sindacato dei tessili, a Monza ed a Bergamo, a fianco di Achille Grandi. Era giunto a Lecco nel 1919 per aprire l’Unione del Lavoro. A Lecco rimase sempre, assumendo negli anni drammatici della Resistenza la guida del CNL nel suo magazzino di formaggi in via Mascari, attiguo alla tipografia Annoni, dove venne stampato “Il Ribelle”, il foglio clandestino delle Fiamme Verdi.

Gabriele Invernizzi durante un comizio elettorale

Gabriele Invernizzi aveva iniziato giovanissimo una militanza clandestina antifascista durante il regime di Mussolini; sarà il referente per il P.C.I. nel CNL della zona di Lecco, con il nome di Piero. Fu particolarmente attivo anche nella zona di Bergamo, dove era conosciuto come Guglielmo Corti, rappresentante di commercio, altro nome usato per coprire l’attività clandestina.
Alcuni commentatori politici, sul voto del 18 aprile, aggiungevano note di approfondimento più generale. Nelle ultime elezioni libere anni ’20, prima della dittatura fascista, il Partito Popolare, alias la Democrazia Cristiana del 1945, aveva ottenuto solo due sindaci nei Comuni di Valmadrera e di Acquate. Nel Consiglio Comunale di Lecco non aveva alcun rappresentante. La differenza era notevolissima rispetto alla consultazione elettorale del 18 aprile 1948, che dava allo Scudo Crociato di De Gasperi la maggioranza assoluta sia al Senato che alla Camera.
Dove era finita la città laica e garibaldina che celebrava tutti gli anniversari più importanti della carriera di Giuseppe Garibaldi e delle sue Camice Rosse; che tolse la denominazione plurisecolare di piazza del Mercato per dedicarla al XX Settembre, data della liberazione di Roma dalla teocrazia pontificia; delle campagne elettorali aspramente anticlericali, concluse all’inizio del secolo Novecento con l’assalto notturno alla canonica di San Nicolò nella piazza che venne poi dedicata a Mario Cermenati? Interrogativi che possono tornare anche oggi di fronte a un elettorato stanco ed assente, non interessato alla chiamata al voto presso il seggio elettorale.
Allora si votò per la pace, per la democrazia, per la libertà, per una sempre più civile e serena convivenza, per un lavoro tutelato e protetto. Oggi per che cosa si vota?
A.B.
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