Valmadrera: alloggio venduto in difformità ai permessi. Costruttore di nuovo a processo

L'accesso al Tribunale di Lecco
Un sogno che si era finalmente avverato: una casa nuova ed esattamente come i coniugi lecchesi la desideravano. Peccato che quel desiderio a lungo accarezzato si sia infranto presto, a seguito di una convocazione pervenuta dall'ufficio urbanistica del Comune di Valmadrera. Era il novembre 2017 quando alla coppia sono state contestate difformità fra quanto prevedeva il permesso di costruire depositato in municipio e lo stato di fatto dell'appartamento acquistato all'interno della Residenza Elisabetta.
Una vicenda complessa quella che ha trascinato davanti al giudice R.C., il costruttore che aveva messo sul mercato l'immobile; difeso dall'avvocato Martina Morelli, l'impresario è chiamato a rispondere dell'accusa (ancora tutta da dimostrare) di truffa come già in altro fascicolo, pendente al cospetto del giudice Bianca Maria Bianchi (QUI l'articolo).
Lunga stamani l'udienza celebrata dinnanzi al giudice in ruolo monocratico Paolo Salvatore, con diversi testi sfilati in aula; a cominciare dalla vittima, costituitasi parte civile tramite l'avvocato del foro di Lecco, Vito Zotti.
L'uomo ha ripercorso l'intera vicenda: dal compromesso siglato nel 2015, al rogito dinnanzi al notaio, preceduto qualche giorno prima dal trasloco. ''Per me e mia moglie era un sogno dopo essere riusciti a vendere la nostra vecchia casa'' ha detto, riferendo dei contatti assidui con l'intermediaria immobiliare che aveva mostrato loro le unità in vendita fra i quali i due appartamenti al quarto piano che - dopo essere stati uniti - avevano lasciato spazio ad un unico alloggio arredato secondo il proprio personale gusto.
Insomma, tutto bello fino al novembre 2017 e a quella chiamata da parte del Comune di Valmadrera: in quella circostanza il tecnico dell'ente aveva mostrato ai due coniugi una planimetria della loro casa ben diversa dallo stato di fatto. ''I permessi erano di un certo tipo, ma la costruzione differente'' ha detto in aula la parte lesa, citando poi l'ordinanza di demolizione e ripristino delle opere inviata a inizio gennaio 2018 dall'ente. Provvedimento impugnato dapprima con ricorso dinnanzi al Tar e poi al Consiglio di Stato; entrambi si sono espressi con pareri sostanzialmente in linea con quanto disposto dal Comune, seppur la situazione ad oggi risulti ancora ferma. Nell'unità immobiliare acquistata per circa 236mila euro (al netto delle spese notarili) i coniugi sono rimasti sino al febbraio 2021, a circa sei anni dal primo sopralluogo dopo aver contattato l'agente immobiliare che fungeva da intermediaria con il costruttore.
Anche quest'ultima ha testimoniato stamani al cospetto del giudice Salvatore, riferendo sostanzialmente di aver fatto incontrare la coppia con l'imputato. ''Sulla trattativa non sono intervenuta'' ha detto in aula la teste, aggiungendo di non aver saputo nulla in merito a questioni relative a permessi, agibilità, etc. Della vicenda al centro del processo odierno la donna è stata informata direttamente dai coniugi valmadreresi dopo che questi erano stati convocati in municipio per prendere contezza delle numerose difformità rilevate.
Queste ultime sono state illustrate stamani al giudice dal professionista incaricato dalla parte civile di compiere un sopralluogo nell'unità immobiliare al centro delle contestazioni; al suo interno l'ingegnere con studio nella Brianza monzese avrebbe rilevato un aumento volumetrico significativo rispetto al consentito. L'immobile risultava inoltre privo di agibilità, con la data di fine lavori mai effettivamente formalizzata. Uno stato che a suo dire imperdirebbe ogni tentativo di sanare gli abusi, senza ricorrere ad eventuali demolizioni/rimesse in pristino.
Dello stesso parere anche il progettista della residenza immobiliare, inizialmente indagato nell'ambito del medesimo fascicolo, ma la cui posizione è stata poi archiviata. A suo dire infatti i due alloggi iniziali, poi uniti nell'appartamento acquistato dalla coppia costituitasi parte civile, non avrebbero dovuto essere messi sul mercato poichè difformi dal progetto iniziale. ''Prima di venderla quell'unità andava sanata urbanisticamente'' ha detto in aula il teste specificando che la posa del tetto - la cui esecuzione non appariva in linea con quanto previsto - aveva di fatto compromesso l'intervento per come era stato progettato.
Ascoltata anche la deposizione del notaio lecchese dinnanzi al quale è stato perfezionato il rogito; una seduta priva di tensioni, senza intoppi, alla quale aveva presenziato - fra gli altri - anche il rappresentante di un'altra società edile (non quella dell'imputato ndr) che si è poi occupata formalmente della vendita dell'unità immobiliare ai due coniugi, come a questi ultimi era stato comunicato qualche giorno prima. Conclusa l'escussione dei testi presenti quest'oggi,  il giudice ha aggiornato l'udienza al prossimo 17 maggio per il prosieguo dell'istruttoria.
G.C.
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