Valsassina: 'ho un marito carabiniere, fidati'. Ma il telefono non arrivò. A processo per truffa

Madre di tre figli, non navigando nell'oro, si sarebbe fatta ingolosire dal prezzo vantaggioso, lasciandosi poi convincere dal suo interlocutore, una donna, dimostratasi assai brava nel carpire la sua fiducia, portandola così a versale, con tre ricariche su due PostePay diverse, la bellezza di 650 euro per uno smartphone che, neanche a dirlo, non ha mai ricevuto. Una giovane mamma valsassinese è comparsa quest'oggi in tribunale a Lecco per ricordare la disavventura di cui suo malgrado è stata protagonista nel 2019. Al banco degli imputati, idealmente non essendo presente, una donna di origini napoletane, rintracciata a suo tempo dai Carabinieri di Varese, attualmente in carcere per altra causa e destinata a rimanervi fino al 2028, come asserito dal suo difensore portando avanti il tentativo di chiedere alla persona offesa – non costituita parte civile – se fosse o meno nel suo interesse la celebrazione del processo a carico della presunta truffatrice. Sì – di fatto – la risposta fornita dalla valsassinese, non tanto per una questione personale, quando a tutela di altre potenziali vittime o per dirla con le sue parole “per evitare che qualcun altro finisca nelle grinfie di questa persona capace di manipolarti”. Nella sua versione, infatti, la sconosciuta – contattata su Facebook – l'avrebbe a più riprese rassicurata circa la bontà “dell'affare”, arrivando anche a sostenere di avere un marito carabiniere, a sostegno del suo essere una brava persona. Eppure il cellulare ordinato e pagato dalla denunciante non è mai arrivato. Sentito l'operante della stazione carabinieri di Introbio che si occupò delle indagini, il processo è stato poi aggiornato al prossimo 11 luglio per l'audizione del collega di Varese che personalmente arrivò a identificare l'odierna imputata come il soggetto entrato virtualmente in contatto con la persona offesa, per poi andare a discussione.
A.M.
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