In viaggio a tempo indeterminato/277: benvenuti in Sri Lanka
A settembre 2022 sbarcavamo in India.
Frastornati e confusi non eravamo preparati per affrontare il tornado che rappresenta questa parte di mondo.
Piano piano, però, siamo riusciti a ritagliarci il nostro spazio e a trovare la nostra strada in quel groviglio confuso e caotico.
E mentre eravamo sul volo che da Chennai ci portava in un nuovo Paese, mi sono resa conto che dell'India, ancora una volta, non ci saremmo liberati tanto facilmente.
"Basta, non voglio più sentir parlare dell'India!" mi dice Paolo non appena il capitano dell'aereo termina la frase "Cabin crew prepare for take-off" (prepararsi al decollo). Lo guardo, lui mi guarda e scoppiamo a ridere.
Perché già lo sappiamo che l'India mentre sei lì la odi, ti infastidisce, vorresti cancellarla dai tuoi piani di viaggio futuri, ma quando te ne vai, ti manca follemente.
C'è una sorte di repulsione-attrazione inspiegabile verso questo Paese e credo che sia questa la vera essenza della sua bellezza.
Ma torniamo al fatto che siamo seduti su un aereo, è notte e ci hanno appena servito una specie di panino dal ripieno speziato.
L'aereo è pieno e i posti che ci hanno assegnato sono divisi dal corridoio attraversato a tutta velocità da indaffarati hostess e steward.
Decisamente un volo breve, ma intenso.
Poco più di un'ora, infatti, e siamo arrivati a destinazione.
Un nuovo Paese da scoprire, amare o odiare.
Un nuovo Paese così vicino ma anche così lontano.
Il primo impatto è con l'aeroporto e non è niente male.
Sono le due di notte quando atterriamo e decidiamo di aspettare che sorga il sole seduti sulle sedie della sala degli arrivi.
Sono in molti ad aver avuto la stessa idea ma l'imbottitura delle sedie non è affatto male e così ci appisoliamo, nonostante il via vai di persone.
Quando riapro gli occhi, la luce sta entrando dalle vetrate dell'aeroporto. Sono le 7 e noi e le nostre poche ore di sonno, siamo pronti a mettere piede in un nuovo Paese.
VIDEO: https://youtu.be/qsoyDHO6FPA
Appena si aprono le porte automatiche, veniamo assaliti da un caldo umido. È ancora presto e, nonostante la temperatura sia decisamente sopportabile, già ci rendiamo conto che sarà l'umidità a farla da padrone.
Un coro di "Hello my friend, you want tuk-tuk?" scandisce i nostri primi passi.
Lo so, lo so...Caldo umido e tuk tuk, ma è ancora India?
Siamo vicini, è vero, e questa isola è chiamata "la lacrima dell'India", ma dell"enorme Paese che ci siamo appena lasciati alla spalle, non resta che qualche sbiadita somiglianza.
Siamo atterrati in Sri Lanka, "l'isola dei desideri" come recita il cartellone pubblicitario fuori dall'aeroporto.
Una fila interminabile di bandiere intervallate a palme accompagna il nostro cammino verso la stazione degli autobus.
La bandiera dello Sri Lanka non ha nulla a che vedere con quelle che abbiamo visto finora.
È molto più complessa e ricca di dettagli e significati.
Sembra essere divisa in due parti tenute insieme da un filo dorato.
Da un lato due strisce, una verde e una arancione, rappresentano le due minoranze presenti nel Paese: verde i musulmani e arancione i tamil.
Questa parte occupa circa un terzo della bandiera, mentre il restante due terzi è rappresentato da un leone, simbolo della forza e del coraggio del popolo cingalese. Il felino tiene in mano una spada che rappresenta l'indipendenza e la sovranità.
Tutto attorno 4 foglie simboleggiano il buddismo e l'impatto che ha sulla cultura del Paese.
Moltissimi concetti racchiusi in un rettangolo colorato di stoffa svolazzante.
Insomma, fin da subito lo Sri Lanka ci fa capire che dovremo andare a fondo e non fermarci all'apparenza per evitare di cadere nel facile errore di ritenerlo solo "una continuazione" dell'India.
Non è solo la bandiera, però, a farci capire che è iniziata una nuova avventura.
L'atmosfera che respiriamo fin da subito a Negombo, un villaggio di pescatori vicino all'aeroporto, è completamente diversa da quella che ci ha circondato negli ultimi mesi.
La calma e la tranquillità la fanno da padrone, unite alla dolce timidezza e riservatezza delle prime persone che incontriamo.
Ci osservano tutti, ma ormai a questo siamo abituati. Gli sguardi però sono amichevoli e genuinamente interessati.
L'unica eccezione sono gli autisti di tuk tuk che, suonerà strano lo so, sono ancora più insistenti dei colleghi indiani. Sembrano non darci tregua mentre ci stordiscono con una raffica di "hello, tuk tuk".
Ma non sanno che non riusciranno a scalfire la nostra voglia di scoprire questa isola che già dal nome affascina moltissimo.
Sri Lanka, letteralmente "l'isola risplendente". In passato gli arabi la chiamarono "Serendib" da cui deriva poi il termine inglese "serendipity". La serendipità è "l'occasione di fare scoperte per puro caso e, anche, il trovare una cosa non cercata e imprevista mentre se ne stava cercando un'altra."
Vuoi vedere che lo Sri Lanka per noi sarà proprio questo?
Frastornati e confusi non eravamo preparati per affrontare il tornado che rappresenta questa parte di mondo.
Piano piano, però, siamo riusciti a ritagliarci il nostro spazio e a trovare la nostra strada in quel groviglio confuso e caotico.
E mentre eravamo sul volo che da Chennai ci portava in un nuovo Paese, mi sono resa conto che dell'India, ancora una volta, non ci saremmo liberati tanto facilmente.
"Basta, non voglio più sentir parlare dell'India!" mi dice Paolo non appena il capitano dell'aereo termina la frase "Cabin crew prepare for take-off" (prepararsi al decollo). Lo guardo, lui mi guarda e scoppiamo a ridere.
Perché già lo sappiamo che l'India mentre sei lì la odi, ti infastidisce, vorresti cancellarla dai tuoi piani di viaggio futuri, ma quando te ne vai, ti manca follemente.
C'è una sorte di repulsione-attrazione inspiegabile verso questo Paese e credo che sia questa la vera essenza della sua bellezza.
Ma torniamo al fatto che siamo seduti su un aereo, è notte e ci hanno appena servito una specie di panino dal ripieno speziato.
L'aereo è pieno e i posti che ci hanno assegnato sono divisi dal corridoio attraversato a tutta velocità da indaffarati hostess e steward.
Decisamente un volo breve, ma intenso.
Poco più di un'ora, infatti, e siamo arrivati a destinazione.
Un nuovo Paese da scoprire, amare o odiare.
Un nuovo Paese così vicino ma anche così lontano.
Il primo impatto è con l'aeroporto e non è niente male.
Sono le due di notte quando atterriamo e decidiamo di aspettare che sorga il sole seduti sulle sedie della sala degli arrivi.
Sono in molti ad aver avuto la stessa idea ma l'imbottitura delle sedie non è affatto male e così ci appisoliamo, nonostante il via vai di persone.
Quando riapro gli occhi, la luce sta entrando dalle vetrate dell'aeroporto. Sono le 7 e noi e le nostre poche ore di sonno, siamo pronti a mettere piede in un nuovo Paese.
VIDEO: https://youtu.be/qsoyDHO6FPA
Appena si aprono le porte automatiche, veniamo assaliti da un caldo umido. È ancora presto e, nonostante la temperatura sia decisamente sopportabile, già ci rendiamo conto che sarà l'umidità a farla da padrone.
Un coro di "Hello my friend, you want tuk-tuk?" scandisce i nostri primi passi.
Lo so, lo so...Caldo umido e tuk tuk, ma è ancora India?
Siamo vicini, è vero, e questa isola è chiamata "la lacrima dell'India", ma dell"enorme Paese che ci siamo appena lasciati alla spalle, non resta che qualche sbiadita somiglianza.
Siamo atterrati in Sri Lanka, "l'isola dei desideri" come recita il cartellone pubblicitario fuori dall'aeroporto.
Una fila interminabile di bandiere intervallate a palme accompagna il nostro cammino verso la stazione degli autobus.
La bandiera dello Sri Lanka non ha nulla a che vedere con quelle che abbiamo visto finora.
È molto più complessa e ricca di dettagli e significati.
Sembra essere divisa in due parti tenute insieme da un filo dorato.
Da un lato due strisce, una verde e una arancione, rappresentano le due minoranze presenti nel Paese: verde i musulmani e arancione i tamil.
Questa parte occupa circa un terzo della bandiera, mentre il restante due terzi è rappresentato da un leone, simbolo della forza e del coraggio del popolo cingalese. Il felino tiene in mano una spada che rappresenta l'indipendenza e la sovranità.
Tutto attorno 4 foglie simboleggiano il buddismo e l'impatto che ha sulla cultura del Paese.
Moltissimi concetti racchiusi in un rettangolo colorato di stoffa svolazzante.
Insomma, fin da subito lo Sri Lanka ci fa capire che dovremo andare a fondo e non fermarci all'apparenza per evitare di cadere nel facile errore di ritenerlo solo "una continuazione" dell'India.
Non è solo la bandiera, però, a farci capire che è iniziata una nuova avventura.
L'atmosfera che respiriamo fin da subito a Negombo, un villaggio di pescatori vicino all'aeroporto, è completamente diversa da quella che ci ha circondato negli ultimi mesi.
La calma e la tranquillità la fanno da padrone, unite alla dolce timidezza e riservatezza delle prime persone che incontriamo.
Ci osservano tutti, ma ormai a questo siamo abituati. Gli sguardi però sono amichevoli e genuinamente interessati.
L'unica eccezione sono gli autisti di tuk tuk che, suonerà strano lo so, sono ancora più insistenti dei colleghi indiani. Sembrano non darci tregua mentre ci stordiscono con una raffica di "hello, tuk tuk".
Ma non sanno che non riusciranno a scalfire la nostra voglia di scoprire questa isola che già dal nome affascina moltissimo.
Sri Lanka, letteralmente "l'isola risplendente". In passato gli arabi la chiamarono "Serendib" da cui deriva poi il termine inglese "serendipity". La serendipità è "l'occasione di fare scoperte per puro caso e, anche, il trovare una cosa non cercata e imprevista mentre se ne stava cercando un'altra."
Vuoi vedere che lo Sri Lanka per noi sarà proprio questo?
Angela (e Paolo)