Lecco perduta/368: quel Perdono conteso ma poi dimenticato

Sono trascorsi 70 anni da quella Pasquetta, lunedì dell’Angelo, del 1953 che vide la conclusione di un appuntamento religioso multisecolare che raggiungeva alternativamente le chiese di Lecco-San Nicolò e di Castello-SS. Gervaso e Protaso, partendo dalle diverse parrocchie della pieve. Si è calcolato, da atti conservati, che le processioni per il Perdono raggiunsero anche il numero di dieci in alcuni periodi. In questo 2023 avrebbero dovuto concludersi a Lecco-San Nicolò, mentre in anni pari il percorso avrebbe dovuto arrivare a Castello.


La basilica di San Nicolò in Lecco

I fedeli delle varie comunità entravano nella chiesa dell’indulgenza dopo un cammino non breve. Erano accolti sulla porta da un sacerdote in cotta e stola, che alzava verso di loro il segno benedicente di accoglienza con acqua santa. L’ingresso era accompagnato dalle note solenni dell’organo, mentre si alzava il canto del Te Deum di ringraziamento. Nel cammino del Perdono vi è da registrare la processione giunta da San Leonardo in Malgrate, nell’anno 1909, e menzionata dal notiziario mensile della Parrocchia, uscito per Pasqua del 2019.


La parrocchiale di Castello sopra Lecco

Uberto Pozzoli riferisce nelle sue cronache che all’inizio del Novecento i cortei scendevano anche da Ballabio con le due parrocchie di San Lorenzo e di Maria Assunta, appartenenti alla pieve di Lecco. Si indicano a tale proposito le date del 1904 e del 1909. Era stato Papa Pio IV, Angelo Medici, a concedere nel 1570 l’indulgenza del Perdono in memoria del fratello Gabrio, caduto combattendo nel 1532 accanto all’altro congiunto Giangiacomo Medici, il famoso Medeghino, nelle acque lariane, nei pressi di Mandello. Un Perdono conteso per decenni tra Lecco e Castello, con interminabili diatribe per accertare la chiesa di sepoltura di Gabrio per la quale era stato adottato il provvedimento. Testimonianze contrastanti e diverse indicavano Lecco o Castello, in quanto la sepoltura di Gabrio fu breve prima del trasporto verso il Duomo di Milano, quando nulla poteva far immaginare quanto concesso. Nel 1612, per evitare ulteriori polemiche, Papa Paolo V dispose l’indulgenza ad anni alterni: dispari a Lecco, pari a Castello.


Una processione del Perdono nella centralissima via Roma di Lecco

Le processioni di Pasquetta per il Perdono avevano percorso secoli di storia, nel verde rifiorito di prati e di colli tranquilli, di strade campestri non ancora investite dalla crescente motorizzazione di massa che si registrava già agli inizi degli anni '50 del Novecento. Il Perdono tanto conteso venne dimenticato e cadde nell’oblio. Scomparsa a Lecco, la tradizione rimase però a Melegnano, grosso Comune alla periferia sud orientale di Milano, passato in feudo al Medeghino. La bolla del Perdono di Melegnano è più antica di quella della nostra città: risale al 1563, appena eletto pontefice Pio IV. Lì le giornate del Perdono sono dense di appuntamenti, non solo religiosi, ma comprendono mostre, filmati, concerti, spettacoli teatrali, rappresentazioni di madonnari e premiazioni dei cittadini benemeriti. La manifestazione più importante è il corteo storico, dove si alternano componenti laiche e religiose.


Il Perdono a Melegnano: un momento del corteo storico

Una nota per i lecchesi, e non solo per loro, che fossero a Melegnano nei giorni del Perdono: il castello locale, costruito da Bernadò Visconti intorno al 1350 e ampliato dal Medeghino, conserva l’affresco che rappresenta il borgo fortificato di Lecco nel Cinquecento e che consente, tra l’altro, di risalire al periodo della collocazione sul ponte Visconteo "nostrano" nello stemma, ora sul Palazzo delle Paure, sul lato verso piazza Cermenati; è marmo bianco delle cave di Musso risalente, forse, al 1338. Nell’affresco di Melegnano si può osservare che tale stemma era allora posizionato al centro dell'infrastruttura fortificata.
Se qualche fedele volesse ripercorrere il lunedì dell’Angelo le antiche orme verso la chiesa del Perdono c’è da ricordare che essendo l’attuale un anno dispari il suo cammino di fede deve concludersi nella basilica di San Nicolò.
A.B.
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