Lecco, dopo quasi 10 anni di 'stop' anche Negri vola a Tokyo e termina le sei Major: 'la maratona è una metafora della vita'

Se glielo avessero detto 17 (ma probabilmente anche solo 9) anni fa, forse non ci avrebbe creduto. Eppure è tutto vero. Esattamente come Sergio Frigerio, anche Giovanni Battista Negri - altro lecchese doc - è riuscito nella "missione" di portare a termine le sei "Major", ovvero le prestigiose maratone di New York, Boston, Chicago, Tokyo, Londra e Berlino che danno diritto, a chi le corre tutte, di aggiudicarsi l'ambitissima Six Star, la medaglia a sei stelle.
E anche per lui, classe 1971, la maxi impresa sportiva è giunta a conclusione nelle scorse settimane in Giappone, con il traguardo della 42 chilometri che di fatto ha significato la chiusura di un cerchio, dopo anni in cui, tra seri problemi di salute e l'avvento della pandemia, la corsa sembrava solo un piacevole ma lontano ricordo.

Giovanni Battista Negri con la figlia Marika

"E pensare che è iniziato tutto da una scommessa tra amici" ci ha raccontato Negri con un sorriso, ripercorrendo una "carriera" cominciata davvero per caso e poi decollata in maniera sorprendente, dalla prima maratona affrontata nel 2006 a Venezia fino al debutto, l'anno successivo, tra le "Major". "Nel 2014 sono volato a Boston, per quella che si è poi rivelata la gara più incredibile e iconica, che rifarei volentieri. Pensavo che sarebbe stata l'ultima per me, ma poi al "circuito" è stata aggiunta quella di Tokyo. Non che credessi fino in fondo di poterla affrontare, ma il pallino mi è sempre rimasto...".
E l'occasione, con il passare degli anni, è arrivata davvero, in un modo per certi versi anche inaspettato: per la maratona in terra nipponica, infatti, Giovanni Battista è stato selezionato dall'organizzazione stessa, forse anche grazie agli importanti risultati ottenuti negli anni con gare sempre chiuse con tempi più che lusinghieri, sotto la media generale.
"Per me è stato un orgoglio incredibile, tanto più quasi un decennio di stop" ha sottolineato ancora il lecchese, titolare dell'enoteca di Pescarenico, spiegando di aver preparato la 42 chilometri di Tokyo in soli tre mesi riuscendo a completarla in 3 ore e 38 minuti con il prezioso sostegno di Marika, una delle sue due figlie, che lo ha seguito per alcuni tratti per poi aspettarlo al traguardo e condividere la sua immensa emozione, immortalata in un video che lo fa ancora commuovere.

Il maratoneta con le sue medaglie

"Questa maratona per me ha avuto lo stesso valore di una finale di Champions o di un Mondiale per un calciatore" ha proseguito l'atleta. "Credo che tutti dovrebbero correrne una nella vita, innanzitutto perché questo sport aiuta a comprendere come "gestire" la nostra esistenza in tutte le sue fasi, tra momenti di gioia e di difficoltà, e poi perché la sensazione che regala a coloro che la affrontano è straordinaria, difficile da descrivere a parole. Lungo quei 42 chilometri, passando tra ali di folla con migliaia di persone che gridano il tuo nome senza nemmeno conoscerti, ti senti uno sportivo professionista, un grande atleta. Per me, poi, la corsa è una gioia enorme, uno sfogo, una sfida quotidiana con il mio corpo e i miei limiti; ogni tanto sogno il momento in cui taglio il traguardo e mi sembra di vivere quell'emozione anche mentre dormo. In passato avevo già gareggiato in bici e a nuoto, ma la maratona è davvero tutta un'altra storia".
E non è finita qui. Molto probabilmente, infatti, la maratona di Tokyo non è stata l'ultima per Giovanni Battista Negri, che nell'attesa parteciperà a una "semplice" staffetta benefica a Milano. Il sogno è quello di correre la 42 chilometri di Monaco di Baviera, ma anche un'eventuale settima "Major", che lo porterebbe in Sudafrica o in Australia. A questo punto, inutile porsi limiti...
B.P.
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