La versione di Brivio/1: l’ex sindaco di Lecco contesta con forza la ricostruzione di Marelli, Pietrobelli e Rusconi sulla vicenda MAB
Virginio Brivio
Inizia dalla vicenda dell’area MAB.
Ora sull’area MAB si parla di "pasticcio". Cosa non l'ha convinta delle spiegazioni date sul tema?
Di fronte ai consiglieri comunali, in particolare ai componenti del gruppo del PD, gli assessori Pietrobelli e Rusconi hanno sviluppato una ricostruzione parziale di questa vicenda, con un corredo di insinuazioni alquanto sgradevoli sui motivi che avrebbero spinto la mia amministrazione a portare a termine l’operazione. In data 18 marzo 2023, il segretario Marelli ha inviato una mail a tutti gli iscritti al PD di Lecco in cui, oltre a riproporre alcune delle affermazioni inesatte degli assessori, ha attaccato duramente il consigliere Valsecchi. Si tratta di una personalizzazione che francamente trovo inaccettabile, tesa a mettere a tacere parte della minoranza. Nel verbale della commissione consigliare del 17 – 09 – 2015, più volte citata, si afferma che “Interviene il consigliere Elisa Corti la quale esprime il suo favore in quanto con l’acquisizione di tale area si conclude un percorso iniziato tre anni prima”. Valsecchi ha gestito la parte finale di un iter avviato nel 2013 dal sottoscritto assieme alla stessa consigliera Corti, all’epoca assessore al bilancio, e all’avvocato Francesca Rota, all’epoca assessore al patrimonio. Nello sviluppo dell’intera operazione è stata poi preziosa la collaborazione dei dirigenti.
Per quale motivo ritiene che la ricostruzione sviluppata da Marelli e dagli assessori sia parziale e inesatta?
Si è detto che durante quella commissione del settembre 2015 Valsecchi avrebbe risposto in modo tale da raggirare il consiglio. È falso. Il demanio in senso tecnico non percepiva alcun canone perché, come la perizia elaborata dal demanio afferma, l’area era occupata da Metallurgica Alta Brianza s.p.a. senza titolo. Non c’era un contratto di affitto o di concessione bensì un’indennità di occupazione dell’area, una sorta di rimborso delle spese da parte della ditta nei confronti del demanio. Quando l’area è stata trasferita noi eravamo consci di questa situazione. Tuttavia, il nostro intento non era mantenere la proprietà dell’area ma metterla in vendita per ricavare risorse da destinare alla realizzazione di opere pubbliche. Se si legge il verbale della commissione del settembre 2015 appare chiaro come tutti i consiglieri fossero stati messi al corrente delle nostre intenzioni.
Per quale motivo il fatto che voi volevate vendere e non tenere l’area rappresenta un elemento così importante nella questione?
Le radici della vicenda MAB sono da ricercare nel decreto legislativo 85/2010, relativo al federalismo demaniale. Ad esso si collega poi il decreto legislativo 69/2013, articolo 56 bis. In sostanza il comune di Lecco poteva chiedere al demanio il trasferimento di specifiche aree senza alcun onere. Una volta che il demanio autorizzava l’operazione, il comune poteva valorizzare economicamente il bene, facendolo fruttare. Ipotizziamo che il demanio guadagnava 100 da quel bene mentre il comune riesce a ricavarne 125. Bene, il comune doveva restituire 100 al demanio per compensare la diminuzione delle entrate erariali e poteva poi tenersi 25 senza alcun vincolo di utilizzo. È quello che è accaduto con la Torre Viscontea, la cui acquisizione si è conclusa nel luglio 2020.
L’area MAB, invece, l’avete venduta con un’asta pubblica.
Esatto. Altre norme prevedevano che, in caso di alienazione di un’area “sdemanializzata”, il comune incamerava il 75% della cifra ed era poi obbligato ad utilizzare i fondi per fare investimenti. Lo stato, invece, si accontentava del 25%. Era un provvedimento eccezionale, ovvero un modo per aiutare i comuni in un periodo in cui il patto di stabilità prevedeva degli evidenti limiti di spesa. Questo è quello che abbiamo fatto con l’area MAB. Tra l’altro lo stato, dopo aver ottenuto il 25% dei 2milioni e 100mila euro derivanti dalla vendita alla ditta, ora percepisce anche l’IMU su quell’area, cosa che prima non accadeva. Dunque, perché secondo lei l’assessore Rusconi nell’ultimo consiglio comunale ha sostenuto che solo il “Tribunale di Lourdes” può evitare al comune il pagamento richiesto dallo stato?
Non mi è chiaro. Nell’articolo 3 del decreto con cui il demanio trasferì l’area al comune nel settembre 2015 c’è scritto che “le risorse spettanti al Comune di Lecco sono ridotte in misura pari alla riduzione delle entrate erariali conseguente al trasferimento di cui al presente provvedimento”. Il demanio non poteva sapere come sarebbe andata l’asta pubblica che intendevamo organizzare e quindi cita la possibilità che il comune rimanga proprietario dell’area. Di fatto, il comune dovrebbe restituire al demanio l’indennità di occupazione relativa al periodo intercorso tra il passaggio dell’area a Palazzo Bovara e il momento in cui palazzo Bovara vende la suddetta alla ditta. Punto. Attenzione, questo non lo penso solo io ma anche il dottor Luccisano, all’epoca segretario generale del comune di Lecco, come evidenzia la nota fornita dallo stesso all’attuale amministrazione poco tempo fa.
Al di là delle questioni tecniche, la “goccia che ha fatto traboccare il vaso” e l’ha spinta alle dimissioni dalla segreteria sono state le affermazioni dei due assessori e di Marelli giusto?
Esatto, è una questione di stile. Io rispetto tutte le scelte dell’attuale amministrazione e non mi interessano le polemiche tra le fazioni del PD locale. Tuttavia, si è insinuato di fronte ai consiglieri comunali che la mia amministrazione abbia portato avanti quell’operazione per chissà quale interesse. È inaccettabile, così come sono inaccettabili e strumentali gli attacchi contro Valsecchi.
A.Bes.