Omicidio di Temù, il calolziese Mirto: 'Laura voleva ucciderci'. Ma prima di soffocarla (come ne I Borgia) ci avrebbe ripensato

Laura Ziliani
Prosegue a Brescia il processo per l'omicidio di Laura Ziliani, l'ex vigilessa di Temù, scomparsa dal piccolo borgo della Valcamonica l'8 maggio di due anni fa e trovata esanime solo tre mesi più tardi, lungo il corso del fiume Oglio. Quest'oggi in Aula sono stati escussi i tre imputati e dunque le due figlie della vittima, Paola e Silvia Zani, 21 e 28 anni, nonché Mirto Milani, il fidanzato di quest'ultima, cresciuto tra Olginate e Calolzio, che, rendendo esame, ha confermato – tra le altre cose - di aver instaurato un rapporto affettivo anche con la sorella della compagna, di fatto progettando, loro tre insieme, una famiglia.
Paola in lacrime, rendendo esame, ha chiesto scusa a tutti. "A mia madre che ho ucciso, ai miei zii, a mia sorella, a mia nonna, a tutte le persone di Temù. Mi rendo conto di aver ferito tutto. Mi dispiace per tutto. In assoluto mi dispiace più di tutti per mia mamma", tentando poi in un altro passaggio della sua deposizione, ribattuto dalle agenzie stampa, di scagionare Mirto. "Quando è intervenuto in camera dove io soffocavo mamma e mia sorella la teneva ferma, credo che mia mamma fosse già morta. E' quanto ho rielaborato dopo mesi di carcere"
"Quando ho ucciso mia madre – ha esordito invece Silvia al cospetto della Corte d'Assise di Brescia, parlando poi per quattro ore di fila - ero convinta al 300 per cento che lei volesse avvelenarci. Ci avrei messo la mano sul fuoco. Ora dopo tanti mesi in carcere, non sono più così sicura".
Ora assistito dall'avvocato Michele Cesari (tutti e tre gli imputati hanno cambiato settimana scorsa legale), Mirto ha spiegato di non ricordare chi abbia deciso di uccidere Laura, ribadendo come la 55enne anche a suo avviso abbia provato, più volte, a uccidere lui e le ragazze, con della candeggina ma anche con della Nutella, sostenendo poi di aver iniettato lui stesso, con una siringa, 30 gocce di benzodiazepine in ciascuno dei cupcake lasciati in cucina la sera dell'omicidio, con l'intento di stordire l'ex vigilessa prima di ucciderla per soffocamento, traendo ispirazione dalla serie televisiva I Borgia.
Mirto Milani
Al momento di agire, però, Milani avrebbe avuto un ripensamento – raccontato per la prima volta oggi in Aula, non emerso durante l'interrogatorio-confessione come sottolineato dalla PM Caty Bressanelli - arrivando a chiedere a Silvia e Paola di fermarsi, senza però riuscire a far desistere le due sorelle con la prima che avrebbe messo le mani al collo alla madre stesa a letto mentre la seconda la teneva ferma.
Il giovane ex studente dell'Istituto Rota, ha inoltre parlato del patto del silenzio sancito con le Zani, non riuscendo a contestualizzarlo prima o poco l'omicidio. Patto (parzialmente) rotto dallo stesso Mirto iniziando a raccontare, pur fornendo versioni diverse, l'accaduto ad un proprio compagno di cella dopo l'ordinanza di custodia cautelare eseguita a carico di tutte e tre gli indagati.
Nulla, invece, ha sostenuto, sapeva sua madre, arriva a Temù dopo la sparizione di Laura, iniziando – apparentemente – ad amministrare lei la casa e le proprietà della donna, con il movente economico ritenuto, inizialmente, la spinta per l'assassinio. “Io personalmente ho sempre considerato i loro possedimenti immobiliari un debito, perché avevano case da ristrutturare e di poco valore” le parole del giovane, come da cronaca giornalistica dell'udienza odierna nel corso della quale non sono mancate, infine, anche le sue scuse, alla famiglia Ziliani e a Laura. “Ho fatto un macello. Prego ogni giorno Dio perché mi perdoni, perché io a perdonarmi non riesco”.
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