In viaggio a tempo indeterminato/276: il 'regalo' delle Andamane
"Quindi, come sono queste isole Andamane?"
Non riesco a dare una risposta di getto, sarebbe troppo riduttiva e non terrebbe conto di tutto quello che abbiamo vissuto.
Siamo atterrati su questi pezzettini di terra con le aspettative alle stelle, caricati da anni di ricerche, studi, mappe sfogliate e foto davanti a cui sognare.
E il paesaggio dal finestrino dell'aereo non deludeva. Fitte foreste che sembravano solleticare un'acqua di un azzurro cristallino.
Poi siamo atterrati e ci siamo ritrovati catapultati in un'India tranquilla che viaggia lenta. Le spezie mischiate al cocco, i tuk tuk parcheggiati all'ombra delle palme.
Qualche clacson qua e là, ma è il rumore delle onde il sottofondo più costante.
Abbiamo iniziato e finito il nostro viaggio con la capitale, Port Blair. 100.000 abitanti, praticamente grande come un piccolo quartiere di una città indiana sulla terraferma.
È stato il posto perfetto per adattarci alla vita sull'isola e per organizzare idee e spostamenti.
Perché le Andamane sembrano le Maldive indiane se le si guarda con i piedi nella sabbia bianca, ma viste dal finestrino di un autobus datato o dall'oblò di un traghetto arrugginito hanno l'aspetto selvaggio e avventuroso che loro compete.
Siamo stati un mese in tutto sulle isole. Decisamente troppo poco, a pensarci ora.
Il fatto è che, quando tempo fa prenotavamo i voli, l'incertezza di non sapere cosa avremmo trovato in quei puntini in mezzo al mare, ci aveva spinto ad essere cauti.
"E se poi ci ritroviamo a passare le giornate su spiagge super turistiche in stile indiano?" era stato il nostro dubbio principale.
L'esperienza "spiaggia indiana" vissuta qualche mese prima, credo ci abbia traumatizzati. L'idea di ritrovarci circondati da gonfiabili di ogni forma e colore, da trattori che trainano paracaduti o da cammelli agghindati come non ci fosse un domani, ci scoraggiava parecchio. Anche perché, a differenza dell'India continentale, stavolta non avremmo davvero avuto scampo!
Per fortuna, però, tranne che per una piccolissima confinata eccezione, le spiagge delle Andamane si sono rivelate il paradiso selvaggio che speravamo di trovare.
Guardando la mappa delle isole che abbiamo visitato, mi rendo conto di quanto ancora ci sia da scoprire. Ci siamo concentrati sull'isola principale, poi sulla più famosa Havelock e infine sulla piccola Neil, la vera scoperta.
Visitarla è stato un po' come trovare il forziere con il tesoro nascosto anni prima da qualche pirata.
Spiagge da cartolina, palme altissime, ritmo lento e tramonti da togliere il fiato.
Ma quello che più mi ha conquistato è stata l'atmosfera e quella sensazione di essere arrivata nel posto giusto per rallentare e staccare dal mondo.
"Coconut?" ci chiede un signore seduto dietro un carretto di legno a pochi metri dalla banchina del porto. Tiene in mano un lungo coltello e, se non sapessi che lo usa per il cocco, penserei a un'accoglienza decisamente aggressiva.
Beviamo lentamente l'acqua dolce e dissetante del cocco che è un vero toccasana per il caldo torrido di quel pomeriggio.
Sembra non ci sia nessuno sull'isola di Neil a quell'ora.
I pochi negozietti sono chiusi fino alle 16 e persino il barbiere ha la serranda abbassata.
Ci incamminiamo verso la zona dell'isola dove si trovano la maggior parte degli alloggi economici.
Abbiamo letto sulla guida che ci sono solo due categorie di sistemazioni tra cui scegliere: i resort, destinati principalmente a turisti indiani, e le capanne gestite dalle famiglie locali.
Inutile dire che la seconda opzione è decisamente quella che fa più al caso nostro perché rappresenta il nostro ideale di "hotel su isola tropicale".
Così eccoci nelle nostra capanna colorata, una zanzariera sopra il letto e dei ragni giganti come compagni di stanza, le palme fuori dalla finestrella, il mare a pochi metri.
Ce la siamo davvero goduta, senza segnale internet ma connessi con quella natura tanto selvaggia quanto affascinante.
La leggerezza che solo una vita in infradito e costume sa regalare, ci ha anche permesso di entrare in stretta connessione con gli altri viaggiatori presenti sull'isola. E inaspettatamente, la maggior parte erano italiani.
Simone e Anna che d'estate fanno i bagnini a Rimini e d'inverno girano il mondo alla ricerca di mare da sogno e spiagge incredibili.
Wilma e Luca che hanno visto queste isole vent'anni fa e che sono tornati ora che sono in pensione, per controllare se sono ancora il paradiso che ricordavano.
Andrea e Rita che creano gioielli e d'inverno vengono in India a cercare l'ispirazione.
E così questa Neil ci ha regalato anche tante storie che parlano di scelte di vita "non convenzionali", un po' come la nostra.
È stato un vero regalo per noi e mai ci saremmo immaginati di fare incontri così belli e coinvolgenti su isolette sconosciute e sperdute in mezzo al mare.
Non riesco a dare una risposta di getto, sarebbe troppo riduttiva e non terrebbe conto di tutto quello che abbiamo vissuto.
Siamo atterrati su questi pezzettini di terra con le aspettative alle stelle, caricati da anni di ricerche, studi, mappe sfogliate e foto davanti a cui sognare.
E il paesaggio dal finestrino dell'aereo non deludeva. Fitte foreste che sembravano solleticare un'acqua di un azzurro cristallino.
Poi siamo atterrati e ci siamo ritrovati catapultati in un'India tranquilla che viaggia lenta. Le spezie mischiate al cocco, i tuk tuk parcheggiati all'ombra delle palme.
Qualche clacson qua e là, ma è il rumore delle onde il sottofondo più costante.
Abbiamo iniziato e finito il nostro viaggio con la capitale, Port Blair. 100.000 abitanti, praticamente grande come un piccolo quartiere di una città indiana sulla terraferma.
È stato il posto perfetto per adattarci alla vita sull'isola e per organizzare idee e spostamenti.
Perché le Andamane sembrano le Maldive indiane se le si guarda con i piedi nella sabbia bianca, ma viste dal finestrino di un autobus datato o dall'oblò di un traghetto arrugginito hanno l'aspetto selvaggio e avventuroso che loro compete.
VIDEO:
Siamo stati un mese in tutto sulle isole. Decisamente troppo poco, a pensarci ora.
Il fatto è che, quando tempo fa prenotavamo i voli, l'incertezza di non sapere cosa avremmo trovato in quei puntini in mezzo al mare, ci aveva spinto ad essere cauti.
"E se poi ci ritroviamo a passare le giornate su spiagge super turistiche in stile indiano?" era stato il nostro dubbio principale.
L'esperienza "spiaggia indiana" vissuta qualche mese prima, credo ci abbia traumatizzati. L'idea di ritrovarci circondati da gonfiabili di ogni forma e colore, da trattori che trainano paracaduti o da cammelli agghindati come non ci fosse un domani, ci scoraggiava parecchio. Anche perché, a differenza dell'India continentale, stavolta non avremmo davvero avuto scampo!
Per fortuna, però, tranne che per una piccolissima confinata eccezione, le spiagge delle Andamane si sono rivelate il paradiso selvaggio che speravamo di trovare.
Guardando la mappa delle isole che abbiamo visitato, mi rendo conto di quanto ancora ci sia da scoprire. Ci siamo concentrati sull'isola principale, poi sulla più famosa Havelock e infine sulla piccola Neil, la vera scoperta.
Visitarla è stato un po' come trovare il forziere con il tesoro nascosto anni prima da qualche pirata.
Spiagge da cartolina, palme altissime, ritmo lento e tramonti da togliere il fiato.
Ma quello che più mi ha conquistato è stata l'atmosfera e quella sensazione di essere arrivata nel posto giusto per rallentare e staccare dal mondo.
"Coconut?" ci chiede un signore seduto dietro un carretto di legno a pochi metri dalla banchina del porto. Tiene in mano un lungo coltello e, se non sapessi che lo usa per il cocco, penserei a un'accoglienza decisamente aggressiva.
Beviamo lentamente l'acqua dolce e dissetante del cocco che è un vero toccasana per il caldo torrido di quel pomeriggio.
Sembra non ci sia nessuno sull'isola di Neil a quell'ora.
I pochi negozietti sono chiusi fino alle 16 e persino il barbiere ha la serranda abbassata.
Ci incamminiamo verso la zona dell'isola dove si trovano la maggior parte degli alloggi economici.
Abbiamo letto sulla guida che ci sono solo due categorie di sistemazioni tra cui scegliere: i resort, destinati principalmente a turisti indiani, e le capanne gestite dalle famiglie locali.
Inutile dire che la seconda opzione è decisamente quella che fa più al caso nostro perché rappresenta il nostro ideale di "hotel su isola tropicale".
Così eccoci nelle nostra capanna colorata, una zanzariera sopra il letto e dei ragni giganti come compagni di stanza, le palme fuori dalla finestrella, il mare a pochi metri.
Ce la siamo davvero goduta, senza segnale internet ma connessi con quella natura tanto selvaggia quanto affascinante.
La leggerezza che solo una vita in infradito e costume sa regalare, ci ha anche permesso di entrare in stretta connessione con gli altri viaggiatori presenti sull'isola. E inaspettatamente, la maggior parte erano italiani.
Simone e Anna che d'estate fanno i bagnini a Rimini e d'inverno girano il mondo alla ricerca di mare da sogno e spiagge incredibili.
Wilma e Luca che hanno visto queste isole vent'anni fa e che sono tornati ora che sono in pensione, per controllare se sono ancora il paradiso che ricordavano.
Andrea e Rita che creano gioielli e d'inverno vengono in India a cercare l'ispirazione.
E così questa Neil ci ha regalato anche tante storie che parlano di scelte di vita "non convenzionali", un po' come la nostra.
È stato un vero regalo per noi e mai ci saremmo immaginati di fare incontri così belli e coinvolgenti su isolette sconosciute e sperdute in mezzo al mare.
Angela (e Paolo)