Valmadrera: costretta a cambiare casa per i dissidi con i vicini, condannati per stalking

Il giudice in ruolo monocratico Paolo Salvatore li ha ritenuti colpevoli dei reati loro ascritti, seppur in misura differente. Doppia condanna stamani in tribunale a Lecco nei confronti di una coppia chiamata a rispondere del reato di stalking; i due giovani - secondo il quadro accusatorio sostenuto dalla Procura - avrebbero reso la vita impossibile ad una vicina di casa, costringendola a cambiare cambiare il proprio stile di vita per evitare contatti e problemi.
Teatro della vicenda una corte di Valmadrera dove le parti risiedevano.  Ad essersene andata è stata però la denunciante che, in procinto di comprare l'appartamento dove viveva da anni, dopo i ripetuti scontri con i dirimpettai, aveva optato per trovare casa altrove.
Particolarmente ''sentita'' la sua testimonianza, resa la scorsa udienza, durante la quale la donna aveva lamentato problemi di convivenza acuitisi in veri e proprio scontri con i vicini. Complice anche la sottile parete di confine tra le due camere da letto, le urla, gli oggetti lanciati, le feste notturne e perfino i rapporti sessuali rumorosi dei due, la donna – costituitasi parte civile – sarebbe stata costretta a dormire sul divano o a peregrinare per casa cercando la quiete. Le sue lamentele non avrebbero fatto altro che acuire lo scontro, con frasi “sconce” proferite al suo indirizzo, insulti, provocazioni fino ad arrivare a minacce come “ti spezzo le gambe” ed a “appostamenti” per intercettare il suo ritorno a casa e, per esempio, alzare dunque la radio per darle fastidio. Ma non solo: dopo i dissidi con gli imputati, la donna si sarebbe trovata i fili della caldaia strappati, l'alimentazione della corrente più volte staccata, due volte i tergicristalli rotti. A farne le spese anche l'auto del suo compagno, con una gomma “squarciata” l'indomani di una lite con il vicino.
Stamani l'istruttoria si è avviata alla sua conclusione, con la richiesta di condanna a due anni e un mese di reclusione, ipotizzata poi dal vice procuratore onorario Mattia Mascaro. Ha ripercorso le difficoltà incontrate in quei dieci mesi dalla propria assistita l'avvocato Luca Martini, evidenziando lo stato di ansia nel quale era precipitata la valmadrerese, le condotte persecutorie acuitesi dopo la denuncia e l'assenza di alcun segnale di pentimento da parte dei due imputati, che mai avrebbero chiesto scusa per l'accaduto.
Ha invece tentato di smorzare il quadro accusatorio nei confronti dei due giovani - lui magrebino, lei italiana - l'avvocato difensore Letizia Semeraro, secondo la quale l'istruttoria non avrebbe provato la penale responsabilità dei propri assistiti rispetto a quanto veniva loro contestata. Poco credibile, a detta della toga, la testimonianza del compagno della parte civile poichè non residente in maniera continuativa nell'appartamento scenario della presunta condotta di stalking. ''Anche il vicinato era abbastanza all'oscuro dei fatti lamentati'' ha aggiunto il difensore, riferendosi alla dettagliata serie di fatti lamentati dalla querelante.
Dopo essersi ritirato in camera di consiglio, il giudice Salvatore ha però ritenuto la coppia colpevole. Un anno e sei mesi di reclusione la condanna nei confronti del magrebino; nove mesi invece per la compagna. Entrambi sono stati chiamati a rifondere alla parte civile una somma pari a 5mila euro, oltre alle spese processuali sostenute. Concesso il beneficio della pena sospesa soltanto a fronte di un percorso di recupero da effettuarsi presso una struttura deputata alla prevenzione dei reati connessi allo staking.
In ultimo il giudice ha disposto la trasmissione degli atti alla Procura in ordine alle dichiarazioni rese da due testi nel corso dell'istruttoria; le loro deposizioni infatti, non erano risultate per nulla in linea con quanto sostenuto in prima battuta di fronte ai carabinieri e poi confluito nel fascicolo del procedimento penale.
G.C.
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