Lecco, PD: i segretari provinciale e cittadino si devono dimettere e indire subito un congresso aperto
Enrico Magni
Il solito cinguettio pubblico li accosta a Brivio. Può essere, ma, per chi è fuori del gruppo ristretto, fatica a coglierne la sostanza politica dalle dichiarazioni generiche, moralistiche e poco politiche. A dir il vero, è faticoso cogliere la linea politica del Pd in Consiglio Comunale e in città. Solo conoscendo la linea politica è possibile comprendere le differenze, non basta un voto di astensione o contrario, anche sul bilancio. E’ fisiologico che ci siano posizioni diverse nella maggioranza: non si può essere omologanti per definizione. Sta all’insieme del partito a livello strategico, dentro e fuori la stanza di governo, trovare soluzioni concilianti o differenti. I contenuti espressi dagli interessati sia da una parte sia dall’altra sono fragili, insignificanti.
E’ un film già visto e rivisto. E’ una narrazione che si ripete.
Per anni anche Brivio ha fatto parte di questa retorica. Ma si ricorda com’è stato candidato? Gli appoggi che aveva all’interno (correnti o personalismi): i rusconi, i conti, i valsecchi, i mozzanica, i marelli, gli addis, i crimella, i vari santi oratoriani? Sono cambiati i volti. Ma queste logiche nel Pd permangono. Dove sono finite le primarie per la candidatura del sindaco?
La candidatura di Gattinoni è stata il prodotto della stessa logica. Certo, per Brivio, ritrovarsi sull’altra barricata è brutto: inoltre, è anche ingeneroso. Va riconosciuto politicamente il lavoro svolto: va valorizzato. Non è detto che si debba condividerlo. Ci sarebbe molto da riflettere e discutere sul suo operato. Il difetto del Pd è di non mettere mai in discussione chi sta comandando: lo si vede anche con la Giunta Gattinoni.
Non è necessario dimettersi dagli organismi per pensarsi più liberi di esprimere la propria linea. Antonio Gramsci insegnava che è da dentro che va cambiato il sistema… Forse aveva torto. Guarda quanti sono stati fatti fuori. Ma questa è la storia della sinistra e anche dei democristiani (anzi!): è il solito vizio ontogenetico. Però, se occupi una posizione all’interno, hai più forza per far veicolare idee e proposte. Sono varie le strategie da giocare. A chi è all’esterno della baracca, interessano i contenuti, non le fregnacce che vanno bene un giorno per i giornali. Quali sono i contenuti?
Una cosa è certa, sostanziale. La Segreteria Provinciale e quella cittadina di Lecco alle primarie hanno votato Bonaccini come segretario nazionale; invece alle primarie allargate, i pidiessini, hanno scelto Elly Schlein: 62,32% delle preferenze contro il 37,68% di Stefano Bonaccini. Sono stati 4.514 gli elettori che si sono presentati nelle varie sedi disseminate in provincia. Gli iscritti (453su 700) avevano votato Bonaccini: 239 voti (52%); Schlein 142 (29%).
Gli organismi del Pd provinciale e cittadino, se fossero stati coerenti con i risultati della consultazione, avrebbero dovuto dichiararsi dimissionari, restare in carica per le cose correnti e indire un congresso immediato o almeno una riflessione online, allargata con chi ha votato. Non è stato fatto nulla. Tutto tace. Il segretario Provinciale del Pd e quello della città di Lecco devono dimettersi e avviare un confronto con tutti i simpatizzanti.
Dove sono i brivio, i tagliaferri, le fusi e i sostenitori della nuova leader nazionale?
Bisogna avere il coraggio di uscire dai propri mal di pancia, insoddisfazioni, incomprensioni. Non c’è bisogno di capri espiatori. Il Pd non ne ha bisogno. Ci vuole un congresso aperto. Si abbia il coraggio e la forza di aprire le porte. Aria fresca.
Oggi, sul mercato della politica il Pd è ancora l’unico partito esistente: fatelo per il suo bene. Se va così, la prossima volta a Lecco, si perde, basta guardare i dati: su, un po’ di prassi politica.
Dr. Enrico Magni