Vicende PD, il centrodestra: 'Brivio ha scoperchiato il vaso di Pandora'. 'Peccato non si sia dimesso il sindaco attuale'
Li immaginiamo, pop corn alla mano, sul divano (lo stesso sofà messo a disposizione qualche anno fa, a casa propria, da Filippo Boscagli nell'ambito di una – gli va riconosciuto ancora a distanza di tempo – brillante campagna elettorale). Tutti insieme, a gustarsi lo spettacolo che sta andando in scena tra le fila del centrosinistra, in Aula prima, nelle “stanze” del PD ora. Gongolando, ovviamente. Tutti e tre i “leader” dell'opposizione (non è stato possibile raggiungere Cinzia Bettega per la Lega, all'estero) interpellati dopo le dimissioni rassegnate ieri da Virginio Brivio dagli organi del partito, dicono di non voler mettere il becco in casa d'altri ma... chi più stringatamente, chi in maniera più articolata il dito nella piaga lo mettono eccome, come del resto già fatto anche da Corrado Valsecchi.
"Non vogliamo commentare le dinamiche interne alla casa altrui, speriamo però che questo fatto non abbia delle incidenze dirette su una amministrazione che già sta facendo fatica in città” sostiene per Lecco Merita di Più Emilio Minuzzo, con una frecciata quale chiosa: “Con una battuta direi che ci spiace che le dimissioni siano quelle dal partito dell'ex sindaco e non quelle dell'attuale sindaco dall'amministrazione della città".
“Ho fatto dieci anni di opposizione dura a Brivio ma mai strumentale come invece abbiamo visto fare all'attuale Maggioranza. Ormai da due anni la costante è vedere accusare "chi c'era prima" senza assumersi responsabilità dei propri fallimenti. Quella di Brivio è una scelta di dignità politica decisamente condivisibile” aggiunge per Lecco Ideale Filippo Boscagli.
Sulla stessa lunghezza d'onda anche Giacomo Zamperini per Fratelli d'Italia. “Virginio è una brava persona. Pur da posizioni opposte, gli riconosco che ha fatto tanto per il territorio. Capisco il suo sfogo. Senza volermi intromettere nelle loro questioni, denota la divisione interna che c'è nel PD. Si smetta di voler crede il contrario e che Gattinoni sia amato da tutti. In questo senso, la dirigenza dem sembra l'orchestra del Titanic che, quando la nave affonda, continua a suonare la stessa melodia raccontando che tutto va bene. Marelli, poi, sempre restando nel gioco delle metafore, sembra interpretare quel ruolo un pochino buffo del pastore che si dispera e si affanna a chiudere il recinto quando i buoi ormai sono scappati. Il vaso di Pandora ora è stato scoperchiato.
In tutto ciò Gattinoni, invece?
“Fa bene a prendere le sue decisioni, ma non può indispettirsi se nasce un salutare dibattito interno nella sua maggioranza” prosegue Zamperini. “Fino ad ora i suoi hanno votato la qualunque senza battere ciglio. Il risultato non è stato dei migliori... Forse il sindaco dovrebbe ascoltare un pochino di più il consiglio comunale, sia la sua maggioranza che l'opposizione. Tra l'altro, concordo con Brivio nel passaggio in cui si augura che "il prossimo percorso congressuale nel territorio lecchese sia occasione di schietto confronto sui modelli di partito ed elaborazione di linee di riferimento di azione, senza ipocriti unanimismi invocati in partenza (che è cosa diversa dell’unità da esercitare a congresso concluso e classe dirigente scelta)". E' vero infatti che nei partiti la democrazia interna è messa a rischio. Anche con sfumature, è quella che dà un senso ai partiti. Altrimenti basterebbero funzionari incaricati. E' essenziale quindi tornare a fare dei partiti un riferimento, anche per formare i giovani e la nuova classe dirigente. Occorre poi dare spazio alle persone che hanno una visione diversa, dando loro la possibilità di far valere la loro opinione. Come? Attraverso i numeri. La politica non è fatta soltanto di chiacchiere ma anche di numeri. Le tessere e i voti di preferenza danno la misura di quanto uno possa essere rappresentativo. Non è possibile che qualcuno pensi di essere espressione solo di se stesso o la dirigenza del partito romano. Il territorio deve tornare al centro. E chi rappresenta il territorio deve essere in continua fase di ascolto e confronto”.
Domanda scontata: vale anche per il suo partito?
“Certamente, ma senza alcuna polemica. Con spirito propositivo, dico che quando è nata Fratelli d'Italia noi c'eravamo. Ricordo come ci battevamo con gli alleati invocando lo strumento delle primarie anche nel centrodestra. Dopo oltre dieci anni serve a tutti i gruppi politici, seppur convintamente uniti ed altamente performanti, un momento di democrazia interna, che selezioni una classe dirigente rappresentativa. Bisogna ripartire da coloro che si impegnano nelle amministrazioni locali e valorizzarli, perché sono quelli più a contatto con i problemi reali dei cittadini”.
"Non vogliamo commentare le dinamiche interne alla casa altrui, speriamo però che questo fatto non abbia delle incidenze dirette su una amministrazione che già sta facendo fatica in città” sostiene per Lecco Merita di Più Emilio Minuzzo, con una frecciata quale chiosa: “Con una battuta direi che ci spiace che le dimissioni siano quelle dal partito dell'ex sindaco e non quelle dell'attuale sindaco dall'amministrazione della città".
“Ho fatto dieci anni di opposizione dura a Brivio ma mai strumentale come invece abbiamo visto fare all'attuale Maggioranza. Ormai da due anni la costante è vedere accusare "chi c'era prima" senza assumersi responsabilità dei propri fallimenti. Quella di Brivio è una scelta di dignità politica decisamente condivisibile” aggiunge per Lecco Ideale Filippo Boscagli.
Sulla stessa lunghezza d'onda anche Giacomo Zamperini per Fratelli d'Italia. “Virginio è una brava persona. Pur da posizioni opposte, gli riconosco che ha fatto tanto per il territorio. Capisco il suo sfogo. Senza volermi intromettere nelle loro questioni, denota la divisione interna che c'è nel PD. Si smetta di voler crede il contrario e che Gattinoni sia amato da tutti. In questo senso, la dirigenza dem sembra l'orchestra del Titanic che, quando la nave affonda, continua a suonare la stessa melodia raccontando che tutto va bene. Marelli, poi, sempre restando nel gioco delle metafore, sembra interpretare quel ruolo un pochino buffo del pastore che si dispera e si affanna a chiudere il recinto quando i buoi ormai sono scappati. Il vaso di Pandora ora è stato scoperchiato.
In tutto ciò Gattinoni, invece?
“Fa bene a prendere le sue decisioni, ma non può indispettirsi se nasce un salutare dibattito interno nella sua maggioranza” prosegue Zamperini. “Fino ad ora i suoi hanno votato la qualunque senza battere ciglio. Il risultato non è stato dei migliori... Forse il sindaco dovrebbe ascoltare un pochino di più il consiglio comunale, sia la sua maggioranza che l'opposizione. Tra l'altro, concordo con Brivio nel passaggio in cui si augura che "il prossimo percorso congressuale nel territorio lecchese sia occasione di schietto confronto sui modelli di partito ed elaborazione di linee di riferimento di azione, senza ipocriti unanimismi invocati in partenza (che è cosa diversa dell’unità da esercitare a congresso concluso e classe dirigente scelta)". E' vero infatti che nei partiti la democrazia interna è messa a rischio. Anche con sfumature, è quella che dà un senso ai partiti. Altrimenti basterebbero funzionari incaricati. E' essenziale quindi tornare a fare dei partiti un riferimento, anche per formare i giovani e la nuova classe dirigente. Occorre poi dare spazio alle persone che hanno una visione diversa, dando loro la possibilità di far valere la loro opinione. Come? Attraverso i numeri. La politica non è fatta soltanto di chiacchiere ma anche di numeri. Le tessere e i voti di preferenza danno la misura di quanto uno possa essere rappresentativo. Non è possibile che qualcuno pensi di essere espressione solo di se stesso o la dirigenza del partito romano. Il territorio deve tornare al centro. E chi rappresenta il territorio deve essere in continua fase di ascolto e confronto”.
Domanda scontata: vale anche per il suo partito?
“Certamente, ma senza alcuna polemica. Con spirito propositivo, dico che quando è nata Fratelli d'Italia noi c'eravamo. Ricordo come ci battevamo con gli alleati invocando lo strumento delle primarie anche nel centrodestra. Dopo oltre dieci anni serve a tutti i gruppi politici, seppur convintamente uniti ed altamente performanti, un momento di democrazia interna, che selezioni una classe dirigente rappresentativa. Bisogna ripartire da coloro che si impegnano nelle amministrazioni locali e valorizzarli, perché sono quelli più a contatto con i problemi reali dei cittadini”.