L'ombra del caporalato digitale anche sui rider di Lecco: 2 su 8 con un account non loro

Controlli dei carabinieri in centro Lecco
(immagine di repertorio)
Ieri sera, a partire dalle ore 18.00, i militari del Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro unitamente a tutti i Comandi Provinciali dell’Arma e con il concorso di diverse polizie locali, hanno effettuato un controllo straordinario in tutti i capoluoghi e nei principali centri abitati della penisola finalizzato ad individuare forme di sfruttamento lavorativo realizzate attraverso la cessione delle credenziali di accesso alle piattaforme di food delivery per l’esercizio dell’attività di “rider”.
8 i ciclofattorini – i ragazzi che in bicicletta effettuano le consegne del cibo ordinato tramite le apposite piattaforme in fast food e ristoranti del territorio – attenzionati nella piccola Lecco, 2 dei quali - stranieri - risultati sprovvisti di un account proprio per gestire il rapporto con il datore di lavoro, utilizzando dunque profili altrui per ricevere le “chiamate” e il successivo pagamento dei servizi effettuati. Saranno ora oggetto di ulteriori accertamenti da parte del personale dell'Ispettorato, interessando eventualmente la Procura per agire poi eventualmente sui loro "sfruttatori". Il sospetto è che anche su questo ramo del Lario sia arrivato un “fenomeno” tipico delle grandi città, Milano in primis, ovvero quello del così detto “caporalato digitale”.
“Fino alla metà del 2019 – spiegano i Carabinieri - la cessione di account era un fenomeno “fisiologico” dovuto alla volontaria e provvisoria messa a disposizione di terzi delle credenziali di login da parte del rider che, non volendo essere sloggato o penalizzato nel ranking, non potendo svolgere personalmente la prestazione per periodi più o meno lunghi (a causa di infortuni, malattia, rientro in patria per gli stranieri ecc..) prestava volontariamente il proprio profilo senza pretendere alcun beneficio economico ma per il solo fine di mantenere in essere il rapporto con la/le piattaforma/e. Con l’avvento del periodo pandemico, la prolungata chiusura degli esercizi commerciali e le restrizioni adottate per limitare la capacità di movimento delle persone al fine di contenere la diffusione del Covid- 19, si è registrata una crescita esponenziale da parte della popolazione dell’utilizzo dei servizi di delivery tramite applicazioni telematiche dedicate, trasformando di fatto i rider in lavoratori essenziali in circuito lavorativo 24/7. Le piattaforme di App Delivery hanno quindi proceduto a reclutare telematicamente un numero considerevole di nuovi rider”.
In questo nuovo ed atipico scenario lavorativo, il Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Milano hanno accertato che sempre più spesso gli account registrati e accreditati sulle piattaforme delle società di Food Delivery, verosimilmente gestiti dal così detto caporale, vengono ceduti ad altra persona (rider) che materialmente esegue la prestazione lavorativa previa trattenuta di una quota percentuale del guadagno giornaliero operata dallo stesso titolare del profilo, con conseguenti ingenti profitti per quest’ultimo.
Complessivamente, durante i controlli di ieri, sono stati individuati su strada 1.609 ciclofattorini di cui 823 stranieri: tra quest'ultimi 92 di questi sono risultati in cessione di account per una percentuale pari all’11,2%, inclusi i 2 di Lecco e un minore, poi riaffidato ai genitori. 23 prestazioni lavorative poi sono risultate fornite da persone irregolari rispetto alle norme di soggiorno sul territorio nazionale. Su oltre 1.500 rider, infine, sono state avviate veridiche sull’effettivo assoggettamento a tutti gli obblighi in materia di sicurezza ed igiene ai sensi delle norme prevenzionistiche in materia. Ed ancora, si è inoltre proceduto al sequestro/fermo amministrativo di 22 mezzi non idonei, altro tema portato in risalto dai controlli, come già dalle verifiche a tappeto compiute nel 2019 a Milano a seguito anche di infortuni, anche dall'esito mortale, patiti dai ragazzi sulle strade della città.
Tornando agli account sospetti, con la fattiva collaborazione delle maggiori società di food delivery interessate, quelli risultati in cessione o a qualsiasi titolo utilizzati fraudolentemente sono stati di fatto eliminati al fine di impedire la prosecuzione delle condotte illecite.
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