Lecco, sicurezza in montagna: dopo il Covid 'esplosi' i soccorsi. Confronto in Comune


La sicurezza in montagna è un tema sempre più delicato per la città di Lecco e per approfondirlo la commissione IV di giovedì sera ha ospitato in Municipio una delegazione della sezione lariana del Soccorso alpino, una del Cai di Lecco e il dottor Mario Cerino di Areu. Il quadro è chiaro: nel nostro territorio si è passati dai 328 soccorsi all’anno “pre-Covid” ai 483 effettuati nel 2022, nella maggior parte di casi si tratta di interventi sempre meno altamente tecnici, come ad esempio i recuperi in parete di scalatori o alpinisti, e sempre più di escursioni di età trasversale che si perdono, che cadono sui sentieri o che affrontano la montagna con mezzi non adeguati. Quel che è certo è che il numero dei soccorsi è in continua crescita e a dare una spiegazione delle cause è stato Massimo Mazzoleni, capostazione del Soccorso alpino di Lecco.

“Dopo la pandemia è esploso nelle persone il desiderio di recuperare spazi di libertà all’aria aperta e ha visto un’impennata la richiesta di interventi di recupero delle persone in difficoltà. Questo perché si sono avvicinate alla montagna persone che non hanno una cultura, una formazione, un’abitudine. Un tempo frequentava questo ambiente chi era educato fin da piccolo da genitori e nonni alla montagna, chi si formava nei gruppi di alpinismo giovanile, oggi ci sono persone che vengono da fuori e magari non rispettano la montagna. Ci si fa suggestionare da quello che si vede sui social o si sente dai racconti degli amici e si parte alla volta del Magnodeno o del Resegone e poi quando ci si trova lì, in un ambiente che può essere ostile, senza preparazione si va ne panico. Per affrontare questo problema stiamo organizzando degli eventi formativi nelle scuole dove spieghiamo come avvicinarsi alla montagna”.
Ma la scarsa cultura non è l’unico dei problemi. Gli esperti del Soccorso alpino hanno spiegato che “la montagna si sta sgretolando, un po’ a causa della natura, un po’ a causa dell’uomo”: da un lato i cambiamenti climatici e i fenomeni meteorologici sono causa di alcuni incidenti, dall’altro gli skyrunner “che vanno su e giù una domenica sì e una no” o le biciclette che sempre più spesso cavalcano i sentieri, hanno un impatto non indifferente. “In montagna c’è molta più gente di un tempo e gli interventi di manutenzione che c’erano 20 anni fa oggi non ci sono più. Il Soccorso alpino ha come mandato quello di soccorre, fare informazione e fare prevenzione degli incidenti, dobbiamo lavorare molto su questi aspetti”.

Un tema, quello della formazione, sottolineato anche da Emilio Aldeghi del Cai di Lecco: “È utile un momento di confronto come questo per partire da fatti concreti e dettagli per capire la direzione da intraprendere. La montagna è per tutti e non vogliamo mettere dei vincoli ma è necessario promuovere la formazione. Eppure ai nostri corsi per ragazzi vediamo di anno in anno la diminuzione degli iscritti, forse anche per i costi inevitabili che le famiglie sono chiamate a sostenere. Un aiuto concreto che potrebbe dare il Comune è quello di un supporto economico alla famiglie”.

Un altro aspetto evidenziato durante il dibattito è stato quello della cartellonista. Paolo Galli (consigliere di Ambientalmente) ha ricordato che “in montagna il ‘rischio zero’ non c’è ma potrebbe essere mitigato con una maggiore chiarezza delle indicazioni dei sentieri e anche delle informazioni sulla difficoltà degli itinerari”. Filippo Boscagli (Lecco Ideale), che ha fortemente voluto questa commissione, ha toccato un altro aspetto cruciale: “Il Comune non può agire da solo in questa partita, è importante che si faccia sistema tra le associazioni, gli operatori e gli enti e che il Comune faccia la sua parte all’interno di questa rete più ampia”. Peppino Ciresa, veterano della montagna, ha ripreso invece quanto emerso sul tema della manutenzione: “Va posta molta attenzione sulla manutenzione, un tempo era affidata al volontariato ma oggi è più difficile. Eppure questa, insieme alla formazione dei più giovani, è la strada da percorrere. Si potrebbe anche istituire un numero di telefono al quale risponde una guida alpina o un esperto che possa dare informazioni e un orientamento a chi vuole andare in montagna”. Un’opzione questa condivisa anche da Corrado Valsecchi: “Il Comune al posto di tentare di fare l’agenzia turistica potrebbe informare su come ci si approccia alla montagna e impegnarsi per rendere più sicuri strade e sentieri”. È stata Chiara Frigerio a riprendere invece il tema della “manifestazioni di massa” concordando che anche gli organizzatori di queste iniziative andrebbero sensibilizzati ed educati al rispetto dell’ambiente in cui si trovano, mentre il collega Saulo Sangalli ha ribadito l’importanza delle iniziative nelle scuole dove il tema della montagna è poco o nulla affrontato. Il neo consigliere regionale Giacomo Zamperini ha infine lanciato l’idea di un coordinamento tra la Commissione regionale che si occupa di montagna e il livello territoriale.

In conclusione Sergio Poli del Cai ha ricordato il lavoro che si sta facendo in collaborazione con il Comune, il quale dal 2018 stanzia delle cifre attraverso le quali si stanno sistemando sentieri e segnaletica anche se la parte della manutenzione procede lentamente: “È chiaro che le manutenzione sono un problema, anche collaborare con altri Comuni non sarebbe male”. Una lettura che trova d’accordo l’assessore alla Montagna Giovanni Cattaneo: “Quello affrontato questa sera è un tema complesso al quale non è il singolo Comune che può dare risposte, però non vogliamo sottrarci a una riflessione. Il nostro è un territorio straordinario, in un certo senso di frontiera e per questo attiriamo tante persone, quindi è qui che si concentrano criticità e complessità. Dobbiamo far capire che il nostro territorio ha queste caratteristiche e le conseguenze che ha l’accogliere così tante persone non tutte con adeguata preparazione e conoscenza degli strumenti per affrontare la montagna in sicurezza”.
M.V.
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