Assolto dall'accusa di violenza, torna in tribunale da vittima per un pugno ricevuto dal padre della sua 'vittima'


Aggressione reale o fantasma? Sarà l'esito dell'istruttoria dibattimentale celebrata al cospetto del giudice in ruolo monocratico Paolo Salvatore a definire il destino giudiziario di un padre residente nel milanese, finito in tribunale per le presunte lesioni procurate al vicino di piazzola. Scenario dell'episodio occorso nel giugno 2020, un camping di Colico: un 53enne sarebbe stato costretto a ricorrere alle cure del medici del pronto soccorso a seguito di un pugno rimediato in volto e di una spinta procurategli dall'imputato.
Una vicenda che non può essere inserita nel contesto di comuni screzi di vicinato: a determinare l'ipotizzata reazione del turista che da anni frequenta le rive del ''nostro'' lago, sarebbe stata la condotta della parte lesa che nei mesi scorsi è stato processato dal medesimo tribunale per violenza sessuale. L'accusa a suo carico era quella di aver abusato della figlia dell'odierno imputato, costringendola ad un rapporto dopo aver consumato insieme alcol durante una cena. Una contestazione dalla quale il 53enne (anch'egli residente in provincia di Milano) è stato assolto con formula piena lo scorso 9 marzo. Rimaneva pendente tuttavia un secondo fascicolo che lo vedeva vittima; secondo il racconto fornito ai carabinieri, il padre della ragazza - una volta appreso il grave episodio riferitogli dalla figlia - lo avrebbe affrontato, pesantemente insultato e colpito, tanto da mandarlo in ospedale.
Costitutosi parte civile, stamani il 53enne si è accomodato dinanzi al giudice Salvatore raccontando la sua verità: quella sera del 13 giugno 2020 si trovava nella veranda della sua tenda, cenando come al solito con la sua compagna. All'improvviso la quiete della coppia sarebbe stata interrotta dai vicini, marito e moglie, che dopo aver aperto con forza il cancelletto installato a tutela della privacy e della sicurezza della tenda accanto, avrebbero affrontato il rivale. ''Io ero allibito: fino a quel momento i rapporti erano sempre stati tranquilli. Non sono nemmeno riuscito a reagire'' ha detto la parte offesa, spiegando di essere stata colpita e strattonata dall'imputato, incalzata dalla moglie che nel frattempo lo investiva con epiteti ben poco lusinghieri.
Riusciti ad uscire dalla tenda, la coppia avrebbe percorso il vialetto esterno per raggiungere l'auto e portarsi dai carabinieri per sporgere denuncia nei confronti del vicino. ''Anche in quel breve tragitto a piedi siamo stati ricoperti di insulti: è stata una serata da incubo''.
Il forte dolore alla schiena avvertito poi, unito al pugno rimediato al volto, aveva spinto il turista milanese a raggiungere l'ospedale di Morbegno per una prima visita; da lì il trasferimento in ambulanza al presidio di Sondrio per essere sottoposto ad una tac e trattenuto per alcune ore.
''Dicevano che avessi fatto delle cose alla figlia, ma non era vero'' ha proseguito la parte offesa, spiegando tuttavia di non riuscire a comprendere all'inizio, cosa gli imputassero e respingendo nuovamente le gravi accuse.
Una versione la sua, sostenuta dalla consorte che ha confermato l'aggressione patita pur divergendo in alcuni particolari resi quando le parti le hanno chiesto di contestualizzare meglio le posizioni dei due contendenti al momento dell'aggressione. ''Io ero terrorizzata: la moglie del nostro vicino poi, mi invitava a farmi raccontare dal mio compagno cosa avesse fatto a sua figlia'' ha riferito in aula la teste, confermando il viaggio verso il pronto soccorso di Morbegno e da lì all'ospedale di Sondrio.
Versione ben diversa da quella presentata invece dall'imputato che, sottopostosi ad esame, ha negato di aver colpito il rivale. ''Io e mia moglie ce lo siamo trovato davanti all'improvviso: avevamo appena saputo da nostra figlia quello che era successo'' ha riferito il turista milanese, specificando di aver aggredito il 53enne solo verbalmente poiché ancora scossi da quanto appreso. ''Durante la discussione lui è entrato nella veranda della sua tenda e noi lo abbiamo seguito perché volevamo avere un chiarimento, ma non l'ho spinto e nemmeno colpito con un pugno. Eravamo molto agitati e al termine di quel diverbio siamo andati a fare una camminata'' le parole dell'imputato, confermate dalla versione di sua moglie, escussa in aula poco dopo. ''Quando l'ho visto, quella sera, ho realizzato che mia figlia per un anno intero era stata male'' ha detto la donna. ''Gli ho chiesto spiegazioni ma nulla, anzi negava. Siamo entrati da lui nella speranza che ci dicesse qualcosa. Di sicuro ho perso il controllo a livello verbale ma tutto il resto non è vero: mio marito non l'ha mai aggredito con un pugno, né lo ha spintonato e tanto meno gli ha strappato la maglietta''.
A riprova della sua tesi l'imputato ha riferito dell'esistenza di un video girato da lui stesso a seguito dell'episodio per mostrare che le sue mani non avevano alcuna lesione; una prova per smentire la versione del pugno che avrebbe sferrato all'indirizzo del rivale.
Chiamato a deporre sul finire dell'udienza anche un consulente della difesa, medico ortopedico con studio a Seregno, il quale ha espresso qualche dubbio in merito alla compatibilità della refertazione del pronto soccorso con i traumi che a detta della parte offesa gli avrebbe cagionato l'imputato durante la presunta aggressione.
Esauriti i testi in lista il giudice ha aggiornato l'udienza al prossimo 7 giugno per la discussione cui farà seguito la sentenza finale.
G.C.
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