Lecco: al Parini si inaugura 'Chiuso per Mafia', alla presenza dei famigliari di due imprenditori assassinati nel 1992

“Pensando alla giornata di oggi, il primo concetto che mi è venuto in mente è il valore dell’esempio, dal grande al piccolo”. Con queste poche semplici parole Raffaella Crimella, dirigente scolastica dell’Istituto di Istruzione Superiore Giuseppe Parini, ha riassunto il significato dell’evento svoltosi questa mattina nei locali della scuola.

La presentazione dell’installazione “Chiuso per mafia” è stata un’autentica celebrazione della forza e del valore dell’esempio. In primo luogo, l’esempio di Giuseppe e Paolo Borsellino, due imprenditori siciliani uccisi per essersi opposti alle richieste della mafia. A loro è stata dedicata la parte dell’installazione realizzata nell’aula video della biblioteca. “Anche le docenti Carmen Greco e Chiara Panzeri hanno dato un grande esempio, riprendendo e portando a termine un progetto pensato nel 2019 ma interrotto dalla pandemia” ha sottolineato la professoressa Crimella. “Siamo noi a dover dare l’esempio ai ragazzi. In questo modo facciamo cultura e combattiamo le infiltrazioni mafiose”.
“L’installazione che vedrete è stata realizzata dagli studenti delle classi quarte del corso professionale Servizi Commerciali del Parini assieme agli allievi del corso Operatore edile e Operatore grafico ipermediale della Fondazione Clerici. In generale tutte le scuole di Lecco e provincia sono in rete nello sviluppo di attività di promozione della legalità” ha spiegato Crimella.

Parole immediatamente riprese da Adamo Castelnuovo, dirigente dell’ufficio scolastico territoriale di Lecco. “Le scuole stanno lavorando tanto sul tema della legalità. Proprio alla vostra età, ragazzi, si inizia a distinguere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato” ha evidenziato rivolgendosi agli studenti presenti nella sala. “Vi invito ad opporvi a tutti quelli che promuovono l’illegalità come la capacità di saper stare al mondo, magari raccogliendo il plauso delle folle. Qui ci sono tutte le principali autorità della provincia di Lecco. Questo significa che stiamo davvero remando tutti nella stessa direzione”. Sono quindi intervenute proprio le autorità citate dal provveditore, le quali hanno celebrato l’importanza del lavoro svolto dai ragazzi nell’ambito della promozione della legalità.

Tra gli altri erano presenti Alessandra Hofmann, presidente della Provincia, la quale ha evidenziato l’importanza del ricordare storie come quella di Paolo e Giuseppe Borsellino, e Mauro Gattinoni, sindaco di Lecco. Accompagnato dall’assessore Emanuele Manzoni e da Roberto Nigriello, presidente del Consiglio comunali, il primo cittadino ha ricordato la figura del lecchese Piero Nava, testimone dell’omicidio del giudice Livatino.
“Le mafie sono entità camaleontiche, pronte a sfruttare l’incapacità delle istituzioni di cogliere esigenze dei territori. Lodo senza mezze misure iniziative come la vostra e spero che possano diventare dei semi piantanti nel grande orto della legalità” ha poi spiegato il Prefetto Sergio Pomponio.

“La criminalità organizzata è diffusa in tutto il territorio, non solo al sud. Noi combattiamo con le armi che abbiamo a disposizione ma la lotta contro la cultura e la mentalità mafiosa deve essere condotta anche dalle società civile” ha aggiunto il Questore Ottavio Aragona. Terminati gli interventi istituzionali, si è entrati nel vivo dell’iniziativa con la testimonianza di Antonella e Pasquale Borsellino, parenti di Paolo e Giuseppe, ovvero gli altri due “Borsellino” ucciso dalla criminalità organizzata nel 1992.

“Il 21 aprile saranno 31 anni da quando Paolo è stato ucciso ma la ferita è sempre aperta. Quella notte le nostre vite sono state sconvolte. Mio padre non ha mai pensato di vendicarsi, credeva nello Stato. Oggi noi siamo qui per continuare il suo esempio” ha esordito Antonella. Nella sua voce, era ancora distintamente percepibile il dolore della perdita. Giuseppe e Paolo Borsellino erano i titolari di un’azienda di calcestruzzi a Lucca Sicula, un piccolo paesino in provincia di Agrigento. Nei primi anni Novanta, resistettero con coraggio e determinazione alle intimidazioni della mafia, interessata a mettere le mani sui loro profitti, e per questo furono uccisi. Paolo, poco più che trentenne e padre di due bambini, fu ammazzato con un fucile a canne mozze la sera del 21 aprile 1992. Giuseppe, che dal giorno successivo al ritrovamento del cadavere del figlio iniziò a collaborare con i magistrati, fu assassinato a dicembre di quello stesso anno, alle 16 del pomeriggio in piazza con 34 colpi di AK - 47.

“Quell’omicidio aveva scopi chiaramente educativi. Volevano far capire alla popolazione che nessuno doveva parlare con le forze dell’ordine o opporsi in altro modo alla criminalità organizzata. La mafia è come un tumore, è un gruppo di persone che si impadronisce delle risorse della collettività” ha proseguito Pasquale. “Mio padre e mio fratello non erano eroi. Erano persone semplici, morte per le loro idee. È importante raccontare queste storie perché ci danno le coordinate di come dobbiamo vivere oggi”. In sala c’era il più totale silenzio, gli studenti ascoltavano con attenzione. “La mafia è ormai radicata anche in Lombardia. Nessuno è immune dalla mentalità mafiosa, neppure voi ragazzi. Non accettate mai le ingiustizie. Non giratevi mai dall’altra parte. La vera lotta contro la mafia si fa attraverso le singole scelte di ognuno di noi” ha ribadito con forza Pasquale Borsellino. Stimolati da queste parole, i ragazzi delle quarte si sono presi con forza la scena ed hanno raccontato il lavoro svolto nell’ambito del percorso di educazione civica intitolato “Mafia, antimafia ed economia”.

Percorso terminato proprio con la creazione dell’installazione “Chiuso per mafia” che gli studenti hanno presentato alle autorità attraverso una lettura teatralizzata. “È stato un lavoro lungo e complesso. Gli studenti si sono impegnati tanto, rimanendo a scuola anche oltre l’orario di lezione. Hanno inoltre coinvolto tanti loro compagni delle classi più piccole” ha sottolineato la professoressa Greco.

Situata nell’atrio della scuola e visitabile fino al 30 marzo anche da utenti esterni, l’installazione consisteva nella riproduzione di una via commerciale, lungo la quale erano dislocati i negozi e gli uffici di nove imprenditori e commercianti coraggiosi. Oltre ai già citati Paolo e Giuseppe Borsellino, nell’elenco figurano nomi come Libero Grassi, Donato Boscia, Carmelo Ianni e Gaetano Giordano. Nove storie che i ragazzi hanno approfondito con tanta dedizione. Al termine della lettura, le autorità sono state accompagnate nella biblioteca, dove erano stato ricreato l’ufficio dei Borsellino. La mattinata è quindi terminata con un rinfresco preparato dagli allievi dell’Enaip.
A.Bes.
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