Valmadrera: a San Tomaso riapre il museo della vita contadina con una nuova mostra

“Il museo della vita contadina non custodisce solo gli oggetti. Custodisce la bellezza della natura e la cura per il creato”. Con queste parole, con evidente richiamo alla Laudato Sii di Papa Francesco, don Isidoro Crepaldi, parroco di Valmadrera, ha benedetto il museo della vita contadina, situato di fronte al ristoro OSA sulla piana di San Tomaso a Valmadrera. Creato e gestito dall’associazione “La val de ier”, questo autentico scrigno di tesori ha riaperto oggi i battenti per la stagione 2023.

Mauro Vassena

“Nel post – pandemia abbiamo deciso di rinnovare l’esposizione del nostro museo per rendere ancora più viva e mutevole la nostra offerta culturale” ha spiegato Mauro Vassena, presidente dell’associazione. Alla presenza delle principali autorità del territorio, infatti, in questa splendida mattinata di sole è stata inaugurata la mostra temporanea “I sassi raccontano”, dedicata agli usi e alla lavorazione della pietra nel mondo rurale. “Abbiamo cercato di raccontare sia le peculiarità geologiche del territorio valmadrerese sia come i contadini si relazionavano a tale ambiente. Come potrete vedere, gli oggetti utilizzati per lavorare la pietra sono molto semplici” ha proseguito. “Il punto è il saper fare, qualcosa che non puoi mettere in mostra ma solo cercare di descrivere. La lavorazione della pietra è tutt’ora molto diffusa a Valmadrera. Noi crediamo che i contadini abbiano molto da insegnarci non solo su questo tema ma più in generale sul rapporto con la natura”.

Il presidente dell’associazione “La val de ier” ha quindi ricordato Riccardo Villa, storico volontario della comunità valmadrerese nonché uno dei fondatori del museo della vita contadina nel lontano 2001. “Uno degli insegnamenti che ci ha lasciato Riccardo è che gli oggetti in sé non hanno valore in quanto strumenti ma perché dietro di loro c’è un saper fare e una tradizione. Il nostro obiettivo come associazione è quello di preservare la tradizione del mondo contadino valmadrerese e tramandarlo alle prossime generazioni” ha sottolineato Vassena. Infine, il giovane presidente ha ringraziato il geologo Roberto Colombo per l’aiuto nella realizzazione dei pannelli espositivi e l’ingegner Battista Canali per il lavoro svolto nell’archivio della parrocchia di Valmadrera. “L’ingegner Canali ha scoperto e ci ha raccontato chi e come si è occupato della realizzazione delle quattro colonie giganti che si trovano all’ingresso della chiesa parrocchiale” ha concluso Vassena.

Il sindaco Antonio Rusconi

Dopodiché, mentre il profumo delle salamelle sulla griglia si diffondeva nell’aria, ha preso la parola il primo cittadino di Valmadrera. “Riccardo diceva sempre che la memoria serve perché ùparla al futuro. Ringrazio i volontari de “La val de ier” per questo gesto di memoria. Qui a San Tomaso i Rusconi nel Seicento hanno formato la prima comunità di Valmadrera. Il vostro lavoro ricorda che la città è nata qui” ha spiegato, accompagnato dall’assessore Raffaella Brioni. “Le realtà sono belle quando sono vissute e per questo ringrazio sia voi sia l’OSA che gestisce il ristoro qui di fronte. La comunità, molto più importante del comune, è quello che ognuno di noi può dare per migliorare Valmadrera”.

È quindi intervenuto Marco Piazza, ovvero colui che nella giunta della Comunità montana Lario Orientale e Valle San Martino ha la delega a San Tomaso. “Gli enti e le istituzioni non sono nulla se non ci sono le persone che mettono a terra i progetti con impegno e passione. Il vostro è un volontariato di sostanza e spero possa coinvolgere sempre più giovani” ha sottolineato. “È fondamentale che le scolaresche entrino in contatto con il lavoro dei contadini. Bisogna dire ai ragazzi che non è tutto social. Bisogna spiegare loro che la comunità si è formata attraverso il lavoro di persone che si sporcavano le mani. Un lavoro faticoso, non pulito”.

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Dopo la benedizione del parroco le autorità si sono spostate nei locali del museo per il classico “taglio del nastro”. Attrezzi d’epoca, divisi per stagioni; pannelli dove si raccontava delle antiche calchere e dei muri a secco. Varcare la soglia del museo era come fare un viaggio indietro nei decenni, ritornando ad un mondo dove l’uomo non si perdeva in inutili frivolezze e badava ancora alla natura con il rispetto e la cura necessari. Per tutti coloro che decideranno di regalarsi questa splendida esperienza, il museo è aperto ogni prima e terza domenica del mese fino al 15 ottobre dalle 10 alle 12 e dalle 13.30 alle 17.
A.Bes.
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