In viaggio a tempo indeterminato/274: le tribù più isolate del mondo

Novembre 2018 "Missionario americano viene ucciso dagli indigeni delle Andamane."
Credo di ricordare perfettamente questa notizia, nonostante siano passati 5 anni.
Le Andamane erano già nei nostri piani di viaggio futuri e quella notizia ci aveva colpito e incuriosito, dato che l'omicidio era avvenuto con delle frecce.
Quello che sembrava la trama di un film di Indiana Jones, in realtà era cronaca.
Un ragazzo John Allen Chau,  aveva provato a raggiungere l'isola di North Sentinel con l'obiettivo di convertire al cristianesimo la tribù che vive lì.
Lo so, la parola "convertire" nel ventunesimo secolo ha un sapore alquanto colonialista e retrogrado. Fatto sta che Chau era davvero intenzionato a raggiungere i Sentinellesi che da secoli vivono isolati su questo pezzetto di terra perché, come scriveva nei suoi diari: «Signore, quest’isola è forse l’ultima roccaforte di Satana dove ancora nessuno ha mai sentito o avuto la possibilità di sentire il tuo nome?». Per capire però le dinamiche di questo avvenimento, bisogna specificare una cosa. I Sentinellesi rifiutano categoricamente il contatto con il mondo moderno e, visto quello che è successo, direi che avranno anche le loro buone ragioni.
Per proteggerli il governo indiano ha vietato ogni tipo di avvicinamento. Le navi della guardia costiera indiana pattugliano il tratto di mare davanti all'isola e chiunque cerchi di avvicinarsi e avere contatti con questa popolazione, viene arrestato.
Chau, corrompendo diversi pescatori, era però riuscito a eludere i controlli e raggiungere l'isola urlando «Il mio nome è John, ti amo e Gesù ti ama».
Quello che segue è ovviamente un evento drammatico. I Sentinellesi hanno probabilmente visto nel ragazzo americano una minaccia e per difendersi hanno risposto con una scarica di frecce.

Leggendo la notizia mi ricordo di aver pensato che tutto fosse così anacronistico.
Frecce, predicatori, tribù isolate... ma davvero esistono situazioni del genere ai giorni nostri?
Lasciando perdere la parte che riguarda il predicatore, sulla quale non mi pronuncio, vorrei porre l'attenzione su questa tribù, la più isolata del mondo.
Nessuno sa bene quando si siano insediati in questa parte di mondo, ma si parla di molti secoli fa. Originari dell'Africa, i Sentinellesi hanno i tratti somatici tipici delle popolazioni africane. Essendo rimasti sempre così isolati, poco si sa delle loro tradizioni e riti, così come non si conosce il numero esatto di persone che compongono la tribù (secondo alcuni dati del governo indiano sarebbero circa una quarantina).
I Sentinellesi, però, non sono gli unici a vivere alle Andamane da tempi immemori. Jarawa, Andamanesi, Onge, Nicobaresi sono alcune delle popolazioni che ancora oggi abitano queste isole. Sono un numero esiguo, meno del 20% dell'intera popolazione, e corrono il rischio di estinguersi a causa di malattie portate dal contatto con stranieri.
Per questo oggi, per proteggerle, le terre in cui vivono sono considerate off-limits e chiunque cerchi di avvicinarsi o interagire è punibile secondo legge.

Nella zona nord di Port Blair, la capitale, vivono i Jarawa, una tribù che ha pagato molto caro il contatto con il mondo moderno. Immagini circolate sul web qualche anno fa mostravano le donne della tribù obbligate a danzare per i turisti in cambio di dolci. Questo ha creato, giustamente, un enorme scalpore che ha portato diverse associazioni a chiedere al governo di intervenire. Oggi la strada che attraversa da sud a nord le Andamane e che passa nei territori dei Jarawa, è regolata da leggi molto restrittive che permettono di percorrerla soltanto 4 volte al giorno in convogli scortati dalla polizia.

VIDEO:


I Jarawa, come i Sentinellesi e gli Andamanesi, sono di origine africana, gli Onge e i Nicobaresi, invece, discendono da popolazioni provenienti dal Myanmar e dalla Malesia e hanno quindi tratti somatici più asiatici.
Un aneddoto che mi ha fatto molto riflettere riguarda la tribù degli Onge che vivono sull'isola di Little Andaman, 9 ore di barca a sud di Port Blair.
Lo tsunami del 2004 colpì duramente questa isola ma tutti i membri della tribù ne uscirono indenni.
Tra le storie che si tramandavano da secoli, infatti, sembra ce ne fosse una che avvertiva di rifugiarsi nella parte alta dell'isola quando il mare si fosse ritirato di diversi km.
Ed è esattamente quello che fecero gli Onge quel dicembre del 2004 quando lasciarono le coste per spostarsi nell'entroterra. Riuscirono così a salvarsi, a differenza degli altri abitanti dell'isola che persero la vita in quel disastro.
È come se, in quella situazione, la modernità fosse stata sconfitta da una leggenda millenaria.

Devo ammetterlo, l'aspetto che esistano ancora tribù così isolate è ciò che più mi affascina di queste piccole isolette in mezzo al mare.
Il mio cuore romantico fa il tifo per loro e spera che riusciranno a mantenere la distanza dal mondo moderno, custodendo gelosamente le storie e le tradizioni che per secoli gli hanno permesso di vivere su questo Pianeta.
Sarebbe bello poter conoscere queste culture perché avrebbero tanto da insegnarci, ma so anche che la nostra "modernità" non ci permetterebbe di capirle e apprezzarle. Cercheremmo solo di cambiarle e "standardizzarle" o, peggio ancora, renderle delle attrazioni da circo.
Angela (e Paolo)
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