Lecco: l'ecumenismo al centro dell'incontro con Marcelo Figueroa, grande amico di Papa Francesco

“Papa Francesco è poliedrico. È in grado di parlare ai bambini come un catechista così come ai nonni come un altro nonno. Può alternare complesse discussioni di alta teologia a semplici prediche di fronte ai più poveri. È un leader molto umano”. Così è iniziato il racconto intimo e profondo di Marcelo Figueroa. A dieci anni esatti dall’elezione al soglio pontificio di Papa Francesco, la Casa sul Pozzo ha ospitato il biblista e giornalista argentino, grande amico di Bergoglio nonché autore di “Le diversità riconciliate. Un protestante nel giornale del Papa”.


Marcelo Figueroa

Pubblicato da Libreria Editrice Vaticana, il testo ruota attorno alla parola “ecumenismo”. “Secondo Papa Francesco oggi l’ecumenismo deve emergere dalle viscere. Serve un ecumenismo che connetta tutte le religioni e le cosmovisioni del mondo alla natura e al creato” ha spiegato Marcelo Figueroa, dopo il saluto di Padre Angelo Cupini. L’incontro è stato moderato dalla giornalista Chiara Zappa mentre Josè Hernandez ha svolto il prezioso ruolo di traduttore dallo spagnolo. “Francesco parla anche dell’ecumenismo del sangue. Pensate ai martiri. Quando i fondamentalisti, che esistono in tutte le religioni, ammazzano una persona per la sua fede non le chiedono se è cattolica, protestante, musulmana o altro. Il sangue dei martiri ci unisce al di là del credo. Se il male non fa discriminazioni, a maggior ragione non dovrebbero farle la bontà e l’amore” ha aggiunto il giornalista, di fede protestante e membro della chiesa presbiteriana.


Padre Angelo Cupini

Figueroa, infatti, non solo è stato il primo non-cattolico a scrivere sull’Osservatore Romano, ma oggi dirige l’edizione argentina del quotidiano della Chiesa. “Accanto all’ecumenismo delle viscere e del sangue c’è quello della misericordia, di cui il Papa ha fatto un elemento centrale del suo messaggio. Del resto, nell’antico Testamento ci sono diversi testi che descrivono Dio come misericordioso” ha proseguito Figueroa. “Nel messaggio consegnato alle tribù aborigene durante la sua visita in Perù, Papa Francesco ha parlato dell’ecumenismo della madre terra, che ha partorito esseri umani uguali e dalle sue viscere chiama all’unità tra i popoli”.
Chiara Zappa ha quindi ricordato come quest’attenzione all’ecumenismo e al dialogo interreligioso sia di fatto diventata la base della strategia diplomatica del Papa. La visita in Sud Sudan assieme a Justin Welby, arcivescovo di Canterbury, o la firma nel 2019 ad Abu Dhabi del documento sulla fratellanza umana assieme ad Ahmad al-Tayyib, Grande Imam di al-Azhar, sono stati atti particolarmente significativi in tal senso.


Chiara Zappa

“Esiste il rischio di rinunciare alla propria verità in nome del dialogo con le altre fedi?” ha chiesto allora la giornalista. “Il grande nemico dell’ecumenismo è l’ignoranza. Essa non è critica e ha bisogno di una pedagogia del dialogo, che porta con sé sempre dei rischi. Uno dei punti fondamentali dell’ecumenismo è la possibilità di ascoltare, comprendere e arricchirci con la spiritualità dell’altro. Se coloro che dialogano addolcissero la loro fede prima di entrare in relazione, questo non potrebbe accadere” ha risposto Figueroa. “Noi abbiamo bisogno di offrire la nostra spiritualità. La ricchezza profonda dell’ecumenismo non sta nell’unicità ma nella diversità, riconciliata in un cammino congiunto alla ricerca dell’amore, della verità e della pace. Parafrasando Francesco, preferisco un ecumenismo doloroso a un ecumenismo di buone maniere e belle immagini”.


Ritornando sul legame con il Creato, la giornalista di “Mondo e Missione” ha posto l’attenzione sull’enciclica Laudato Sii. “Non è semplicemente un manifesto ecologico. È una critica ferma, profonda e coraggiosa all’attuale sistema economico. In quelle pagine si dice chiaramente che se i potenti del mondo non smettono di distruggere il pianeta questo sparirà. Tra l’altro Laudato Sii è anche un’enciclica ecumenica perché inizia con una citazione del patriarca di Costantinopoli Bartolomeo” ha spiegato il giornalista argentino.
Figueroa ha quindi ricordato l’importanza dei movimenti popolari latino–americani nella formazione di Papa Francesco. “Bergoglio si è abbeverato della teologia della liberazione diffusasi in un momento critico della storia del Sud America, ovvero il periodo delle dittature militari”. A proposito degli scandali sessuali, inoltre, il biblista nativo di Buenos Aires ha sottolineato lo sforzo compiuto dal Papa. “Il percorso aperto da Benedetto è ormai irreversibile. Papa Francesco gli ha dato un'ulteriore spinta. Ha fatto tanto e con coraggio, ma c’è ancora molto da fare. Sarà un percorso lungo e doloroso”.



Infine, una riflessione sull’Ucraina. “Francesco è stato il primo Papa ad incontrare il patriarca di Mosca dopo mille anni. Da tempo cerca di mettere in guardia sul rischio di una terza guerra mondiale a pezzettini. Subito dopo lo scoppio del conflitto ha parlato con Kirill, il quale però non ha accettato di utilizzare l’ecumenismo come strumento religioso a servizio della pace” ha raccontato Figueroa. “Credo sinceramente che nessuno abbia fatto più di Francesco per la pace in Ucraina. Ne ha parlato tante volte e ha cercato di costruirla. Non l’ho mai visto così commosso, sofferente e angosciato come quando si parla di Ucraina. In questo momento Francesco è l’unico mediatore affidabile per trovare una soluzione pacifica al conflitto e lui spera di riuscire a mantenere questo ruolo”.
A.Bes.
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