Lecco: nonostante tutto approvato il bilancio di previsione triennale
La protesta dell'opposizione
L’assessore Roberto Pietrobelli ha messo nero su bianco le cifre. A costituire le entrate correnti ci sono 42 milioni di euro di tributi: 22 milioni dall’Imu, 6.890.000 di euro dall’Irpef (quasi il doppio del 2022), 300mila euro dalla tassa di soggiorno, 9.156.000 dalla Tari, 26mila euro da altri tributi e 3.650.000 dal fondo di solidarietà. A questa cifra si sommano poi i 12,4 milioni di trasferimenti e gli 11,5 di entrate extratributarie per un totale di 66 milioni di entrate correnti a cui fanno da contraltare 64 milioni di euro di spese correnti, una cifra di poco inferiore all’assestato dello scorso anno. Questi soldi serviranno per il personale (11,6 milioni), per le imposte e le tasse (905mila euro), per l’acquisto di beni e servizi (32,3 milioni circa), per far fronte a interessi (1 milione), rimborsi e rettifiche (43mila euro) e altre spese (5,7 milioni). Passando al conto capitale si contano tra le entrate 215mila euro di tributi, 23 milioni di investimenti, 335mila euro di trasferimenti, 583mila euro di entrate dalle alienazioni, 2,8 dai mutui e altre entrate per 1,5 milioni.
Cifre che hanno spaccato l’aula tra le forze di maggioranza che hanno sostenuto l’intervento e le forze di minoranza che vi si sono opposte. Tra le prime, molto compatto il gruppo di Fattore Lecco: “Ci siamo messi al servizio della comunità lecchese in uno scenario non certo facile, caratterizzato prima dalla pandemia e poi dalla guerra che ha messo in difficoltà famiglie, aziende e anche il Comune. La spesa corrente va quindi supportata per tenere in ordine il nostro bilancio - ha detto Saulo Sangalli - Si sta lavorando in condizioni difficili ma invito questa amministrazione ad andare avanti con determinazione e umiltà, sostenendo i più fragili e garantendo i servizi come facciamo con questo bilancio”.
Posizione condivisa dagli altri consiglieri che sono a loro volta intervenuti a favore del provvedimento e dal capogruppo Matteo Ripamonti: “Per noi è stata una scelta quella di mantenere i servizi nonostante la situazione economica, chi è qui è per fare il bene di questa città e questo andrebbe riconosciuto. Noi costantemente ci confrontiamo con la gente e l’unica lealtà che dobbiamo difendere è quella al programma”.
Anche Con la sinistra cambia Lecco ha rivendicato la scelta di “garantire i servizi e tutelare i cittadini più deboli”: “Dopo la pandemia i bisogni sono aumentati e noi ce ne facciamo carico - ha ricordato Alberto Anghileri - in questi anni abbiamo preparato i progetti, adesso è il momento di aprire i cantieri, dobbiamo partire con le cose che abbiamo promesso ai cittadini di fare”. Alessio Dossi, capogruppo di Ambientalmente, ha criticato la visione apocalittica presentata dall’opposizione: "La rappresentazione della realtà non è mai tutta nera o tutta bianca. È sotto gli occhi di tutti che il mondo è cambiato nell’ultimo anno, c’è un cambiamento reale e una situazione complessa non solo a Lecco, chiediamo sì un aumento dell’Irpef ma serve a garantire servizi e scelte importanti. Questo è un bilancio che ha davvero un senso”.
Anche il dem Pietro Regazzoni è tornato sul tema dell’aumento delle tasse: “Sono scelte non facili e dolorose ma il dibattito di questi giorni mi ha convinto della bontà di questa scelta. Il centrodestra ha detto chiaramente che avrebbe tagliato i servizi sociali, noi siamo un’altra cosa”.
Di tutt’altro avviso le opposizioni. L’ex candidato sindaco Peppino Ciresa ha detto che “gli aumenti di quesi ultimi tempi fanno rabbrividire” e che “l’amministrazione ci ha messo del suo per peggiorare ulteriormente la situazione con risorse spese male, bandi persi e ambizioni milionarie come quella sul palazzo comunale. Sono amareggiato di come si amministra la città”. Corrado Valsecchi ha rincarato la dose definendo “fallimentare” questo mezzo mandato della giunta. Il capogruppo di Appello per Lecco ha ricordato la vicenda del nuovo municipio: “Sono state spese risorse importanti prima, paghiamo affitti inutili adesso. Bastava un po’ di umiltà e non fare la guerra alla precedente amministrazione. Questo bilancio è la fotografia di una incapacità operativa e strategica”.
Emilio Minuzzo di Forza Italia ha denunciato l’ipocrisia dell’amministrazione che “da un lato usa la scusa del Covid e dei rincari ma poi parla di Piccola e di Teatro. Queste sono scelte che finanziate con l’Irpef, si tratta di interventi strutturali e non emergenziali dovuti al fatto che avete speso male le risorse”. Il collega Simone Brigatti ha messo in luce il problema di “sostenibilità e di equità” che questo bilancio porta con sé. Un tema sollevato anche da Giacomo Zamperini che è tornato a criticare la scelta di garantire servizi gratuiti come il Ti Porto io “che gratuiti non sono perché li pagano i cittadini”.
La capogruppo leghista Cinzia Bettega ha denunciato che “il giovanilismo che ha permesso al sindaco di vincere per 31 voti si è trasformato in pressappochismo. Non era questo il momento di chiedere soldi alle famiglie, era il Comune che doveva pensare a come fare senza ribaltare il problema sui cittadini. Di cadute ne avete fatte tante ma voi continuate su questa strada convinti e non capite che davvero lo dovete fare questo cambio di passo”. Anche il collega Stefano Parolari ha invitato la giunta a “riflettere quando si fanno gli errori e non incaponirsi”.
Ad aprire uno spiraglio di dialogo è stato Filippo Boscagli che pure non ha risparmiato l’amministrazione: “Dopo due anni e mezzo la maggioranza non è in salute. Ci lamentavamo di Brivio che non promuoveva opere per salvare i conti ma adesso non si fanno le opere e non si salvano i conti. Noi saremmo disponibili a dialogare e collaborare ma non c’è stata data nessuna possibilità, i grandi temi in questa aula non passano”.
Un’apertura colta dall’ormai ex dem Giovanni Tagliaferri, che dopo aver annunciato l’uscita dal gruppo del Pd si è astenuto dal votare il bilancio: “Una scelta lineare e costruttiva che rappresenta la mia fatica davanti a un provvedimento come quello dell’aumento dell’Irpef, fatica che è onesto portare in quest’aula, condividendo in una sede legittima una preoccupazione legittima. Non significa questo negare l’impegno a garantire servizi o una visione di una città ma provare a promuovere un impegno diverso, con modalità operative diverse e magari più collaborative”.
È stata invece una bocciatura netta quella di Clara Fusi, l’altro fuoriuscita dal Pd: “Il percorso che ci ha portato a questo punto è quello di un aumento progressivo delle spese ma dove arriveremo di questo passo? L’unica alternativa presentata era quella di aumentare l’Irpef ma si potevano tagliare spese non indispensabili come quelle per la comunicazione o per le consulenze sulla sede comunale. Voterò contro al bilancio perché non bisogna cambiare passo ma sentiero”.
A chiudere il lungo dibattito durato oltre due ore il sindaco Mauro Gattinoni: “Oggi stiamo approvando un bilancio che per ordine di grandezza non era mai stato visto in questo Comune, abbiamo investimenti otto volte superiori a quelli ordinari. Ci guida una visione ampia di futuro di questa città che quotidianamente mettiamo a terra, quello che resta sarà il lavoro fatto. Saranno i cittadini che avranno quotidianamente esperienza di una città che guarda alle famiglie e al futuro”.
Nonostante le defezioni dem e l’assenza di un consigliere di maggioranza, il bilancio triennale è stato approvato con 18 voti a favore, un astensione e dodici contrari.
M.V.