La parola prese. E buttata
Cara Leccoonline
Il Consiglio comunale è per antonomasia il luogo della Parola.
Quella alta, quella in nome del Popolo sovrano, dei Cittadini lì rappresentati.
Ieri, stanotte, sulle lancette delle 23 dopo già un immotivato lungo Consiglio di parole a caso, non capite, trascritte, emendate e poi enunciate, per votare o non votare un ordine del giorno sull'addizionale Irpef, nemmeno vincolante, ecco che appunto alle 23 si materializza il ridicolo con forti spruzzate di bislacco
Perché le 23 è per prassi, consuetudine, accordi tra consiglieri, riunioni di commissione capigruppo, ossia di tutti i partiti rappresentati in Aula, l'ora in cui il Consiglio si sospende per riprendere la sera dopo.
Anche per questo tutti - tutti - avevano concordato e dato parola di sospenderlo, alle 23, per i punti, non ancora discussi
Ma ecco appunto che il capogruppo del PD Regazzoni, prende la parola e afferma che no, la maggioranza straccia la sua parola data in Commissione capigruppo qualche ora prima e fa mettere ai voti di continuare ad oltranza.
Si vota e 17 su 31 consiglieri, nel pieno della legittimità della forma e nel vuoto della propria dignità e parola presa, la buttano via e votano sì, di continuare.
Non perché c'è un'emergenza, ma perché, forse, domani qualche consigliere potrebbe non esserci.
L'emergenza è l'incapacità amministrativa mischiata con quella organizzativa.
La Parola presa, dentro un'aula che ormai ha solo quello di ruolo: dare valore alle parole, si suicida per opportunismo.
Il Presidente Nigriello prova un fallo di confusione, chiede di riunire lì la capigruppo per una decisione finale
Quella stessa capigruppo che è appena stata screditata dai suoi componenti di maggioranza.
Poi un colpo di ruolo e fine pazienza. Sospende lui stesso i lavori come il regolamento lo autorizza e ci si vede tutti domani sera
Qualcuno verrà dopo aver perso tempo, molti di più verranno dopo aver perso la faccia
Il Consiglio comunale è per antonomasia il luogo della Parola.
Quella alta, quella in nome del Popolo sovrano, dei Cittadini lì rappresentati.
Ieri, stanotte, sulle lancette delle 23 dopo già un immotivato lungo Consiglio di parole a caso, non capite, trascritte, emendate e poi enunciate, per votare o non votare un ordine del giorno sull'addizionale Irpef, nemmeno vincolante, ecco che appunto alle 23 si materializza il ridicolo con forti spruzzate di bislacco
Perché le 23 è per prassi, consuetudine, accordi tra consiglieri, riunioni di commissione capigruppo, ossia di tutti i partiti rappresentati in Aula, l'ora in cui il Consiglio si sospende per riprendere la sera dopo.
Anche per questo tutti - tutti - avevano concordato e dato parola di sospenderlo, alle 23, per i punti, non ancora discussi
Ma ecco appunto che il capogruppo del PD Regazzoni, prende la parola e afferma che no, la maggioranza straccia la sua parola data in Commissione capigruppo qualche ora prima e fa mettere ai voti di continuare ad oltranza.
Si vota e 17 su 31 consiglieri, nel pieno della legittimità della forma e nel vuoto della propria dignità e parola presa, la buttano via e votano sì, di continuare.
Non perché c'è un'emergenza, ma perché, forse, domani qualche consigliere potrebbe non esserci.
L'emergenza è l'incapacità amministrativa mischiata con quella organizzativa.
La Parola presa, dentro un'aula che ormai ha solo quello di ruolo: dare valore alle parole, si suicida per opportunismo.
Il Presidente Nigriello prova un fallo di confusione, chiede di riunire lì la capigruppo per una decisione finale
Quella stessa capigruppo che è appena stata screditata dai suoi componenti di maggioranza.
Poi un colpo di ruolo e fine pazienza. Sospende lui stesso i lavori come il regolamento lo autorizza e ci si vede tutti domani sera
Qualcuno verrà dopo aver perso tempo, molti di più verranno dopo aver perso la faccia
Paolo Trezzi