Lecco: il PM chiede un anno e otto mesi per l'autista del tir che travolse Mario Ronzoni

Mario Ronzoni
Un anno e otto mesi. È la richiesta di condanna - concesse le attenuanti generiche - formulata stamani dal vice procuratore onorario Caterina Scarselli nei confronti dell'autista del tir che il 29 ottobre 2019 ha investito Mario Ronzoni. Per il volontario della basilica di San Nicolò, molto conosciuto per l'impegno profuso a favore della comunità, non c'era stato nulla da fare. Troppo gravi le lesioni riportate nell'impatto con il mezzo che lo aveva sbalzato a diversi metri di distanza, rendendo vani i soccorsi.
Il sinistro si era verificato sul lungolago a Lecco, all'altezza dell'intersezione con Via Capodistria, mentre il 71enne si trovava sulle strisce pedonali, intento a raggiungere l'altro lato della carreggiata.
Stamani in tribunale, al cospetto del giudice in ruolo monocratico Martina Beggio, l'udienza finale al termine della fase istruttoria; R.T. - conducente del mezzo pesante - è infatti chiamato a rispondere dell'accusa di omicidio stradale (art.589 cp) a seguito delle indagini affidate alla Polizia locale e coordinate dalla Procura della Repubblica lecchese.
Nella sua requisitoria il vpo ha chiesto la condanna dell'imputato, ritenendo attendibile l'esito della perizia presentata la scorsa udienza dall'ing.Domenico Romaniello. Se il camionista avesse rispettato i limiti di velocità, sarebbe - a detta del consulente della Procura- riuscito a frenare evitando il pedone. Secondo i suoi calcoli invece, il tir percorreva l'arteria a circa 65,6 km/h, con l'azione di frenata messa in atto dall'autista a 5,6 metri dal punto d'impatto con il volontario lecchese. Tenendo conto dunque delle distanze, sarebbe bastata - a suo parere - una velocità meno sostenuta per impedire la tragedia.
Una tesi in contrapposizione con quanto sostenuto dall'avvocato Roberto Corbetta, difensore dell'imputato che ha richiamato invece l'esito della perizia del proprio consulente, Giovanni De Giorgio. Il perito industriale esperto in meccanica ed in ricostruzioni cinematiche a fine gennaio aveva illustrato in aula le conclusioni della propria indagine, secondo la quale nemmeno una velocità di marcia più bassa avrebbe consentito al camionista di evitare il pedone.
A detta del difensore è infatti necessario valutare il nesso di causalità fra la condotta dell'uomo al volante del tir e il sinistro; a questo proposito l'imputato nulla avrebbe potuto fare - a suo giudizio - per impedire l'impatto con il pedone; quando si è accorto della presenza del Ronzoni era già troppo tardi. La repentinità dell'attraversamento del 71enne avrebbe infatti reso inutile ogni manovra di frenata, tenendo conto delle distanze calcolate.
Di qui la richiesta di assoluzione - con la formula più ampia - invocata dall'avvocato Corbetta. Si torna in aula il prossimo 18 aprile per la sentenza disposta dal giudice Beggio.
G.C.
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