Lecco: 4 mesi, pena sospesa, al prof. di ginnastica a giudizio per un 'rimprovero'

 


Un rimprovero forse troppo brusco è costato, dopo oltre 40 anni d'insegnamento senza nemmeno un richiamo, un processo al professor Antonio - Lello - Riva, storico professore di educazione fisica del Liceo Grassi di Lecco, nel frattempo arrivato al traguardo della pensione. Il procedimento a suo carico, instaurato al cospetto del giudice monocratico Martina Beggio, si è chiuso quest'oggi con una lieve condanna: 4 mesi, con il beneficio della sospensione condizionale della pena e la non menzione al casellario, previa riqualificazione del reato in contestazione da abuso di mezzi correttivi a violenza privata.
Il fatto finito al vaglio della magistratura risale al 30 gennaio 2020, quando durante l'ora di ginnastica un alunno si sarebbe - pacificamente, perché ammesso anche dal ragazzino stesso - messo a palleggiare all'interno della sala fitness, dove l'uso del pallone è vietato per via della presenza di neon scoperti e dunque potenzialmente pericoli qualora colpiti. Il tutto mentre Riva arbitrava, sul campo da gioco principale della palestra scolastica, una partita di basket. Visto volare il pallone nella stanza attigua, il docente avrebbe raggiunto lo studente. E' a questo punto che le versioni dei due si discostano. L'alunno, allora 14enne, ha sostenuto in Aula - come già nella denuncia sporta dalla madre - di essere stato prima richiamato e poi afferrato per i capelli dall'insegnante che lo avrebbe poi trascinato per alcuni metri fino alla sala professori, intimandogli di scriversi da solo una nota prima di andarsene sbattendo la porta.
Riva, da parte sua, ha riferito di non ricordare se avesse preso o meno il giovanotto per i capelli, rammentando invece una prima sgridata rimasta inascoltata con il ragazzino che avrebbe ripreso a palleggiare con i piedi. Bloccato sarebbe stato messo a sedere nell'ufficio. Il tutto a pochi minuti dal suono della campanella di fine lezione, senza dunque “blindare” in alcun modo l'alunno, la cui madre avrebbe infine sporto querela, senza interloquire prima direttamente con l'insegnante.
Tre i mesi di condanna chiesti, all'esito dell'istruttoria dibattimentale, dalla pubblica accusa. Quattro, come anticipato, quelli irrogati dal giudice Beggio, riqualificando il reato in contestazione e concedendo all'ormai ex prof. i doppi benefici di legge.

 

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