Lecco: 'all'area MAB successo un pasticcio'. Si cerca una soluzione
Giuseppe Rusconi
A condividere gli approfondimenti fatti i questi giorni dall’amministrazione comunale è stato l’assessore Giuseppe Rusconi che ha definito la questione “inverosimile” prima di ripercorrere la storia: "Il tutto nasce dal cosiddetto decreto Fare del 2013 che normava la semplificazione delle procedure per i trasferimenti di immobili agli enti”. Era il “federalismo demaniale” che doveva agevolare il trasferimento di beni alle comunità locali ma nel caso lecchese “è successo un pasticcio” per citare ancora l’assessore, che ha spiegato: “Il Comune ha formulato la richiesta di aver questa area con trasferimento non oneroso nel 2015 e, apprendiamo dal verbale della commissione del 17 settembre del 2015, che l’allora assessore Corrado Valsecchi illustrando la delibera diceva che al momento nessun canone veniva percepito dal demanio ma che, a seguito dell’acquisizione dell’area, sarebbe stata ‘cura del Comune pattuire con l’operatore nuove e vantaggiose condizioni’”. Con delibera consigliare del 28 settembre 2015, con 11 voti contrari e 20 favorevoli, viene deliberata la richiesta di trasferimento alla Agenzia del demanio e nelle premesse si dice che “i beni saranno valorizzati mediante alienazione su base d’asta stabilita dall’Agenzia del demanio in 2.100.000 euro” e qualche mese dopo, il 3 dicembre, il Demanio trasferisce a titolo gratuito questo bene. Nella sezione “Patti e condizioni” della delibera, riporta ancora l’assessore "c’è scritto che lo Stato percepiva 171mila euro a titolo di indennizzo e che le risorse spettanti al Comune di Lecco sarebbero state ridotte in misura pari alla riduzione delle entrate erariali conseguenti al trasferimento”. La storia recente risale al 25 febbraio scorso quando lo Stato centrale ha stabilito di decurtate al Comune risorse per 171mila euro all’anno, a partire dal momento del trasferimento di proprietà sottraendo queste risorse ai trasferimenti statali che Palazzo Boavara percepisce. “Ciascuno di noi di fronte a questi dati incontrovertibili e oggettivi si è fatto un’idea precisa, è mancato un raccordo tra quanto scritto nella normativa e quanto scritto nel decreto, non certo imputabile al lavoro fatto dagli uffici. In una determina del 16 giugno 2016 dell’area finanziaria veniva infatti sottolineata questa situazione. Il punto è che lo Stato dà la possibilità agli enti locali di rilevare degli immobili ma poi serve un piano di valorizzazione e per questo immobile non ce n’è traccia, noi però sapevamo che avremmo dovuto pagare sine die questi 171mila euro all’anno. Che cosa facciamo? Si può impugnare il decreto, certo, ma i fatti sono questi. Stiamo cercando una soluzione che abbia un fondamento giuridico perché è uno sfregio che la comunità d Lecco non merita. Di sicuro non facciamo memorie in autotutela, che non stanno scritte da nessuna parte, o segnalazioni alla Corte dei conti anche se ci starebbe, perché siamo convinti che le battaglie politiche si fanno nelle sedi istituzionali davanti alla gente”.
Il consigliere Giacomo Zamperini, che aveva sollevato la questione, ha condiviso la scelta di cercare una “soluzione concreta” in luogo di una “forcaiola”. Mentre l’ex assessore Valsecchi, oggi capogruppo in minoranza, ha difeso il suo operato di allora: “Ovviamente gli uffici e i legali hanno dato il via libera a quella operazione, il problema di fondo è che quello che ha detto l’assessore non è da prendere a cuor leggero: si danno le sentenze senza combattere, senza opporci a una situazione che riguarda molti comuni in Italia”.