Lecco: nel 2022, 60% dei morti è stato cremato. Si torna a parlare del polo dedicato lavorando al piano cimiteriale

È cominciato martedì sera in seno alla commissione seconda il lavoro che porterà all’adozione di un nuovo Piano regolatore cimiteriale del Comune di Lecco. La scelta dell’assessore competente, Roberto Pietrobelli, è stata quella di non passare dalla Giunta ma dalla commissione che dovrà arrivare nei prossimi mesi a un progetto definitivo da presentare al consiglio comunale. Il punto di partenza è la relazione elaborata negli dall'architetto Marco Turati insieme ad un team di esperti che è stata presentata proprio martedì sera.

Il Piano regolatore cimiteriale è un obbligo di legge per i comuni ed è uno strumento fondamentale in vista della programmazione: bisogna conoscere lo stato delle sepolture per anticipare momenti di possibili crisi. Inoltre, negli anni, è diventato sempre più importante il tema del consumo di suolo che anche l’espansione dei cimiteri può rappresentare, e quello economico: le concessioni hanno rappresentato in passato un’entrata importante per i bilanci dei comuni ma le cose stanno cambiando. Per questo è importante analizzare il funzionamento dei campisanti lecchesi oltre agli usi e alle consuetudini dei cittadini, la ricettività dei cimiteri esistenti, i trend demografici per poter fare delle previsioni per il futuro e costruire delle ipotesi. Le strutture oggi in funzione a Lecco accolgono 50.726 sepolti e sono sette: quella di Castello, quella di Acquate, il Monumentale, quella Chiuso, quella di Maggianico, quelle di Rancio e Laorca.

Il Monumentale

Nei cimiteri lecchesi ci sono diversi modi per accogliere i resti dei defunti: l’inumazione in terra nuda (che è l’unica che il Comune ha l’obbligo di garantire ai suoi cittadini), la tumulazione ipogea (tumuli) che può essere singola o plurima, i colombari in posizione verticale, la tumulazione in cappella e la cremazione. Un fenomeno quest'ultimo che nel 2022 ha riguardato il 60% dei defunti lecchesi. Le politiche tariffarie lecchesi sono risultate, dall’analisi condotta dall’architetto Turati, tendenzialmente inferiori a quelle degli altri comuni capoluogo limitrofi. Un aspetto molto importante è rappresentato dal trend demografico: il Piano di governo del territorio del 2014 prevedeva un’espansione degli abitanti che andava dalle 2.750 alle 3.100 unità.
Una previsione che si è rivelata completamente sbagliata dal momento che la popolazione lecchese è calata e calerà anche nei prossimi dieci anni: le stime dicono che si arriverà nel 2031 a 44.100 abitanti, con circa 500 morti all’anno, una cifra coerente con quella degli ultimi dieci anni che hanno registrato una media di 564 morti residenti e 525 sepolti.

Come? 193 a terra, 1.772 con tumulazione ipogea, 134 in cappella, 797 in loculo, 2.728 le cremazioni. Come saranno invece seppelliti i morti dei prossimi anni: i loculi disponibili nei cimiteri lecchesi sono poco più di 8mila, al 31 dicembre 2021 ce n’erano 1.380 liberi. 554 loculi sono indisponibili e 546 sono loculi concessi in via perpetua (una modalità molto ambigua che è e sarà oggetto di attenzione da parte dell’amministrazione comunale). Nei prossimi dieci anni andranno in scadenza 1.500 loculi che andranno a sommarci ai 1.380 disponibili: per questa tipologia di sepoltura sono stimate 700/800 richieste nei prossimi dieci anni, non ci sarà quindi un tema di deficit. A fronte dell’aumento delle cremazioni ci sarà invece la necessità di collocare i resti di estumulazioni e di ceneri e il suggerimento di Turati è quello di ipotizzare una riconversione di parte dei loculi in ossari e cinerari.

La domanda maggiore riguarda i tumuli, dove l’analisi è stata più complicata perché ciascuno può accogliere un numero diverso di salme, infatti attualmente ci sono 16mila posti salma in 8mila tumuli. Secondo gli esperti nei prossimi anni si libereranno 611 tumuli singoli, 1.023 tumuli doppi, 97 tripli, 39 quadrupli: un totale di 1.770 posti che sono sufficienti per coprire l’esigenza dei prossimi dieci anni stimata in 130 all’anno, ma sarà importante promuovere campagne di esumazione.
Le inumazioni in campo comune sono le più difficili da monitorare, la legge impone di garantire il 50% di terra comune in più rispetto al fabbisogno medio degli ultimi dieci anni. Nei cimiteri lecchesi c’è abbastanza terreno eventualmente anche per riservare spazi alla sepoltura di persone di religione diversa. Ha spiegato l’architetto che il fenomeno degli stranieri che fanno rimpatriare le salme al Paese è meno frequente di un tempo dal momento che le generazioni man mano si radicano sul territorio. Le comunità straniere più numerose nel nostro territorio sono quella rumena, di religione ortodossa, e quelle di religione islamica: la legge consente di riservare loro degli spazi e nei cimiteri di Castello e Maggianico lo spazio di sarebbe.

Il cimitero di Rancio

L’analisi affidata al team di esperti ha riguardato anche i servizi generali dei cimiteri che ha dato un buon esito tolto qualche servizio igienico da mettere a norma. Gli ossari comuni, sono presenti in alcuni dei cimiteri, mentre manca il giardino delle rimembranze per la dispersione delle ceneri che non c’è e andrebbe previsto. Il posto indicato è nel cimitero di Castello. Un altro punto di attenzione è il polo crematorio che a oggi manca (l’utenza lecchese deve rivolgersi ad Albosaggia, Bergamo, Cinisello Balsamo e Novara) e non c’è uno spazio dove potrebbe essere implementato. Turati ha formulato l’ipotesi di annettere al cimitero di Castello un’area artigianale limitrofa da trasformare in polo crematorio ma si tratta appunto di un’ipotesi tutta da approfondire. Legata a questo tema c’è anche quello del bilancio: la cremazione rappresenta per le casse comunali un valore inferiore e l’analisi stima un calo del 30 % delle entrate dalle concessioni cimiteriali e di conseguenza la necessità di trovare risorse per garantire la manutenzione dei cimiteri.

“Non servono ampliamenti ma serve orientare l’utenza e preparare una strategia di estumulazione, oltreché immaginare il cimitero come luogo di cultura e appartenenza della città e come spazio di fruizione di spazi verdi per lecchesi e turisti” ha concluso l’architetto, facendo riferimento al potenziale storico-architettonico di alcuni campisanti cittadini. È stato l’assessore Pietrobelli a indicare ai consiglieri i temi da affrontare nelle prossime tappe del percorso: estumulazione, crematorio e sepoltura delle persone di culture diverse.
M.V.
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