In viaggio a tempo indeterminato/273: ''le Anda... che?''

Se chiudo gli occhi e penso a un'isola da sogno, vedo le palme, la spiaggia bianca e il mare azzurro.
Sento il rumore delle onde, il vento che fa muovere le foglie, richiami di uccelli mai ascoltati prima.
Mi immagino di bere da una noce di cocco mentre davanti a me il sole tramonta all'orizzonte colorando il cielo di rosso.
Ok, lo so. Può sembrare un'immagine un po' stereotipata del perfetto paradiso tropicale e credo sia l'idea che abbiamo un po' tutti.
La verità è che nell'isola paradisiaca che ho appena descritto, credo potrai stare solo qualche giorno, prima di annoiarmi tremendamente.
Mi piace il mare, mi piace stare sulla spiaggia, ma mi piace anche esplorare, scoprire, avventurarmi. Per questo quando Paolo, ormai qualche anno fa, mi parlò del suo sogno di fare un viaggio alle isole Andamane e Nicobare, quel sogno divenne anche un po' il mio. Mare e mistero. Spiaggle e avventura. Queste isole sembravano avere davvero tutti gli ingredienti che cercavo.
Sarò sincera, prima che Paolo me ne parlasse, non sapevo nemmeno che esistessero.
"Le Anda... che?" mi ricordo di avergli chiesto.
E lui, con gli occhi che gli si illuminano così solo quando parla di posti sconosciuti e di pizza, mi aveva raccontato di questi pezzettini di terra in mezzo al mare.
Vicinissimi al Myanmar e alla Thailandia, ma ufficialmente indiani. "Ci vivono delle tribù antichissime che rifiutano il contatto con la civiltà moderna e il mare sembra uno spettacolo" mi aveva detto.
"Andarci però è troppo complicato. Servono permessi per andare in molte zone e ci si va con un viaggio in barca di 4 giorni perché i voli sono pochi e costosi."
Era il 2009 quando me ne parlò la prima volta. Noi ci eravamo conosciuti da poco, vivevamo ancora a casa con i nostri genitori e dei luoghi del genere ci sembravano irraggiungibili. Posti che vedi in tv e pensi a quanto siano fortunati quelli che lavorano ai documentari perché possono avventurarsi a scoprire meraviglie così.
Ma eccomi qui, quasi 15 anni dopo, a scrivere queste righe con i piedi in quella sabbia bianca che sognavo.
Le isole Andamane da puntino sull'atlante si sono trasformate in una realtà.

VIDEO:


Niente traghetto di 4 giorni per arrivarci, ma un comodo volo aereo di 2 ore.
Niente permessi da fare, ma solo un elenco di regole da seguire per rispettare le tribù che ancora vivono in queste terre e che non hanno nessuna intenzione di entrare in contatto con la società moderna (e tutti i torti forse non li hanno!).
Le isole Andamane e Nicobare, nonostante siano geograficamente lontane dall'India, sono a tutti gli effetti indiane.
Usano la stessa moneta, gli stessi prezzi stampati sui prodotti, lo stesso cibo, la stessa lingua e le stesse religioni. Sono solo moooooolto più silenziose, selvagge e inesplorate.
A guardarle dall'alto, mentre l'aereo atterrava, sembravano così perfette.
Distese di giungla fittissima che raggiungono  spiagge bianche e deserte. Il mare che, così tante tonalità di azzurro, pensavo le avesse solo dopo l'uso accurato di Photoshop.
Dei piccoli smeraldi appoggiati su un lenzuolo blu.
La natura che ti sbatte in faccia la sua maestria nel creare meraviglie che tu neanche potevo immaginare.

Ma, c'è un ma, altrimenti sarebbe tutto come nella descrizione stereotipata dell'inizio, noce di cocco compresa.
E il primo grande "ma" con cui ci siamo scontrati ha i denti affilati e può essere lungo  parecchi metri.
Si tratta del coccodrillo di acqua salata che popola i corsi d'acqua dell'isola di South Andaman e che spesso, purtroppo, fa vittime.
Questi coccodrilli vivevano nei fiumi e nei mari molto prima che le popolazioni venissero a insediarsi qui.
Nel corso dei secoli, anche a causa della colonizzazione da parte di inglesi e giapponesi, i coccodrilli erano a rischio estinzione. È partito quindi un progetto per salvaguardarli cha ha funzionato molto bene, dato che la popolazione di coccodrilli si è moltiplicata in pochissimo tempo crescendo a dismisura e diventando un pericolo per le persone del posto.
Sono molto rari gli attacchi all'uomo da parte  di questi predatori, soprattutto in mare.
Rari ma non impossibili. Uno dei più famosi è stato quello del 2010 quando una turista è stata attaccata da un coccodrillo mentre faceva snorkeling.
Da allora l'attenzione è salita alle stelle e alcune spiagge sono state chiuse per evitare altri incidenti.
Il pericolo più grande, però, non è tanto per i bagnanti quanto per le persone del posto, attaccate mentre pescano nei fiumi della zona.

Spiagge bianche, mare azzurro, tribù misteriose e natura selvaggia. È bello pensare che nel 2023 possano esistere ancora posti così.
Detto questo, spero di non incontrare mai né i coccodrilli né le frecce scoccate da un arco.
Va bene un po' di avventura ma neanche bersi acqua di cocco all'ombra di una palma è poi così male!
Angela (e Paolo)
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