Pesante condanna per il moldavo inseguito dall'agente Pischedda fino alla morte: 4 anni. Ma non si trova più

L'agente Francesco Pischedda
Al netto di tutto il tempo perso per disporre rinvii su rinvii – dapprima per scorporare la posizione dell'unico rintracciato rispetto ai due coimputati mai trovati e poi per appurare se lo stesso fosse ancora in carcere in Austria o meno - l'unico processo originato da quanto successo la notte del 2 febbraio 2017 lungo la ss36, con un inseguimento culminato a Colico con la tragica morte dell'agente della polstrada Francesco Pischedda, si è esaurito in meno di 5 minuti.
Con una pesante condanna irrogata dal giudice monocratico Giulia Barazzetta.
Acquisiti già alla scorsa udienza gli atti d'indagine su accordo tra le parti, il vice procurarore onorario Mattia Mascaro quest'oggi ha chiesto una pena pari a 2 anni e 3.000 euro di multa per Veaceslav Florea, il moldavo, classe 1981, che quella sera, quando il furgone su cui viaggiava finì la sua corsa schiantandosi a Colico dopo aver disatteso, chilometri prima, l'alt imposto da una pattuglia della Polstrada, saltò giù all'improvviso dal cassone mentre i due complici erano già in fuga inseguiti a piedi da altrettanti agenti e, visto Pischedda, lasciato a piantonare il mezzo, tentò di sottrarsi all'arresto gettandosi dal cavalcavia con alle spalle il giovane poliziotto. Un volo fatale per la divisa. Ma non per lui, salvato dai sanitari dell'Ospedale Manzoni e poi estradato Oltralpe per scontare un residuo di pena tra Austria e Svizzera per reati contro il patrimonio e dunque furti e rapine commessi in precedenza. Libero da ormai due anni, come appreso alla scorsa udienza, non si è mai interessato del processo lecchese, rendendosi irrintracciabile. Resistenza a pubblico ufficiale e ricettazione i reati a lui ascritti per la folle fuga lungo la superstrada a bordo di un Fiorino risultato rubato qualche settimana prima a Gorgonzola.
Il suo difensore, l'avvocato Marco Sangalli, con cui, dopo averlo nominato di fiducia dall'ospedale, non ha mantenuto i contatti, dopo le conclusioni del PM, ha chiesto l'assoluzione per il reato di ricettazione, ritenendo insufficiente la prova per addebitargli responsabilità, suggerendo invece al giudice il minimo della pena per quanto attiene la resistenza. E' rimasto evidentemente inascoltato visto che la dottoressa Barazzetta, dopo una veloce camera di consiglio, non solo ha riconosciuto Florea colpevole di entrambi i reati ma ha anche raddoppiato la richiesta di pena avanzata dalla Procura, irrogando al moldavo un anno e 4 mesi con una multa da 344 euro per la ricettazione e 2 anni e 8 mesi per la resistenza, senza riconoscere la continuazione tra i due reati ma, di contro, cumulando le condanne, arrivando così a complessivi 4 anni, oltre all'ammenda.
Le motivazioni saranno depositate in 45 giorni.

A.M.
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