Lecco: 21 milioni del bilancio destinati ai servizi sociali, tra rincari energetici e Istat

Un altro aspetto delicato riguarda gli aumenti indiretti dovuti ai rincari delle rette delle comunità del territorio, e non solo: dalle RSA alle realtà per minori, agli asili nido. “Ci siamo trovati davanti alla scelta di garantire o meno la continuità di alcuni servizi - ha spiegato l’assessore -. Abbiamo pensato che tagliarne alcuni in questa fase voleva dire trovarci tra un anno in una situazione molto peggiore e socialmente insostenibile, quindi abbiamo cercato di garantire gli stessi dello scorso anno”. È così che i programmi afferenti ai servizi sociali sono arrivati a prendere 21 milioni di euro su un bilancio di meno di 65. “Non tutta questa cifra è a disposizione del Comune di Lecco che, in quanto ente capofila della gestione associata, ospita il bilancio di diversi enti per un totale di 8 milioni - ha continuato Manzoni -; ci sono poi 4.8 milioni del Pnrr per i progetti che sono stati finanziati, quindi il bilancio effettivo è di 8 scarsi”. Con questi soldi bisogna finanziare gli interventi per infanzia, minori, asili nido, tutele minori e assistenza domiciliare di under 18 (2,7 milioni); gli interventi per la disabilità dal CDD ai Centri socio-educativi, fino ai trasporti e le rette per le residenze (2,8 milioni), e quelli per gli anziani, ovvero il servizio di assistenza domiciliare, i pasti, i contributi per le Rsa (1 milione). E ancora, i progetti per l’inclusione come il Servizio Sociale di Base, il Giglio, Cesea e il fondo Tari (480mila euro), gli interventi per le famiglie, come il punto informativo di orientamento e il Centro a loro dedicato (220mila euro); le quote di solidarietà per sviluppare le politiche sociali territoriali di Ambito (500mila euro).
In questa missione rientrano anche altri piccoli fondi. Quello a disposizione dell’assessore alla Famiglia Alessandra Durante, 10.200 euro per svolgere un’indagine in collaborazione con l’Università Bicocca sui bisogni dei minori in città e implementare dei servizi che vi rispondano in maniera coerente; e poi 2mila euro usati dall’assessore alle Pari opportunità Renata Zuffi per portare avanti nell’ambito del progetto Star finanziato dalla Regione alcune azioni mirate a promuovere il reinserimento lavorativo delle donne vittime di violenza di genere.
Molto critico Corrado Valsecchi (Appello per Lecco): “Se da dirigente avessi avuto questo approccio nel presentare i bilanci non avrei fatto molta carriera, il preventivo ha una funzione strategica, e i dati macroaggregati fanno perdere la sostanza di quello che si intende fare. Auspico di nuovo che sia convocata la Commissione di controllo e garanzia per analizzare nel dettaglio la situazione contabile e individuare le cause di questo pre-dissesto, senza imputare la responsabilità solo a bollette e Istat. Il bilancio è fatto di costi e di ricavi, se ci sono solo costi gravano su tutti: pensiamo alle famiglie che non hanno figli e hanno una situazione diversa da chi li ha, ma necessitano di altre garanzie”. Gianni Caravia di Forza Italia ha sottolineato che a fronte di più investimenti non ci sono servizi in più, ma si spende di più per garantire gli stessi. Anche il leghista Stefano Parolari ha criticato l’impostazione del bilancio e chiesto di smettere di parlare di costi energetici. “Se si discute del mantenimento di servizi va bene, anche se avremmo bisogno di altri tipi di interventi sulla famiglia”. Giacomo Zamperini (Fratelli d’Italia) ha ribadito che “facciamo fatica a capire come vengono spesi i soldi e come fare gli emendamenti. Abbiamo raccontato che c’erano misure gratuite ma di gratis nella vita non c’è niente, alla fine pagano i cittadini lecchesi”. Di diverso avviso Paolo Galli di Ambientalmente: “Si sta deteriorando il tessuto sociale, e se interveniamo tardi dovremo affrontare un costo maggiore. La Commissione di controllo e garanzia è segreta, questo bilancio di previsione è stato predisposto da uffici e dirigenti e trovo impropria la richiesta: vorrebbe dire che abbiamo di fronte persone che non sanno fare il loro lavoro, questi devono essere dati pubblici. Non sono di facile lettura, piuttosto che una Commissione potremmo chiedere che i dati siano presentati in maniera più intelligibile, facendo attenzione che questo è lo standard per la redazione del bilancio di un ente. Non mi scandalizzo a pagare un po’ di Irpef in più per poter garantire servizi alle persone in difficoltà”.
M.V.