Calolzio: 70 persone morte nel naufragio di Cutro, Gatti (responsabile sulla Geo Barents) spiega come è potuto succedere
Il naufragio al largo delle coste calabresi in cui hanno perso la vita quasi 70 persone tra donne, uomini e bambini ha suscitato indignazione e dibattito nell’intero Paese. Al Circolo Arci Spazio Condiviso di Calolziocorte mercoledì sera è stato promosso un incontro informativo dal titolo “Non dovevano partire?” con un testimone di eccezione per fare chiarezza sui fatti recenti e per raccontare quale è la situazione dei soccorsi in mare dopo anni di criminalizzazione delle Ong: Riccardo Gatti, responsabile delle operazioni di Medici Senza Frontiere a bordo della nave di soccorso Geo Barents.
Nel caso di Cutro, gli assetti intervenuti una volta che la situazione si era fatta davvero critica, sono stati due mezzi della Guardia di finanza che si sono presto trovati in difficoltà per via delle pessime condizioni del mare e sono dovuti tornare indietro. Su questa circostanza è stato lapidario il commento di Gatti: “La Guardia costiera ha dei mezzi di soccorso professionali sui quali operano dei professionisti, è preparata a fare i soccorsi”.
Con il paradosso che nel corso del 2022 le navi delle Ong hanno operato appena l’11 per cento dei soccorsi nel Mediterraneo che vengono svolti prevalentemente dagli assetti istituzionali e da navi mercantili che si trovano a dover aiutare imbarcazioni in pericolo. Le Ong, come è stato sottolineato da Facchini vengono però punite per il lavoro di monitoraggio, informazioni e denuncia delle gravi violazioni dei diritti umani che accadono nel Mediterraneo Centrale.
Duccio Facchini e Riccardo Gatti
Nel caso di Cutro, gli assetti intervenuti una volta che la situazione si era fatta davvero critica, sono stati due mezzi della Guardia di finanza che si sono presto trovati in difficoltà per via delle pessime condizioni del mare e sono dovuti tornare indietro. Su questa circostanza è stato lapidario il commento di Gatti: “La Guardia costiera ha dei mezzi di soccorso professionali sui quali operano dei professionisti, è preparata a fare i soccorsi”.
Con il paradosso che nel corso del 2022 le navi delle Ong hanno operato appena l’11 per cento dei soccorsi nel Mediterraneo che vengono svolti prevalentemente dagli assetti istituzionali e da navi mercantili che si trovano a dover aiutare imbarcazioni in pericolo. Le Ong, come è stato sottolineato da Facchini vengono però punite per il lavoro di monitoraggio, informazioni e denuncia delle gravi violazioni dei diritti umani che accadono nel Mediterraneo Centrale.
M.V.