Lecco: 'non può essere carcere duro per sempre', è del 2018 il ricorso alla CEDU di Franco Coco Trovato contro il '41 bis'

L'avvocato Marcello Perillo
Il 41 bis è necessario. Ma non può durare per sempre. Questa, in estrema sintesi, la posizione espressa in tempi non sospetti rispetto alla vicenda Cospito - che sta tenendo banco ormai da settimane - dall'avvocato Marcello Perillo, legale di lungo corso del boss Franco Coco Trovato, lecchese detenuto in regime di "carcere duro". Dall'arresto. Era il 1992, quando veniva ammainata l'insegna della pizzeria Wall Street, fortino del clan. 31 anni fa. 31 anni di cella d'isolamento con limitazione anche dell'ora d'aria. 31 anni di visto della corrispondenza in entrata e uscita nonché di vincoli sugli oggetti ammessi alla "camera di pernotto". Ma soprattutto 31 anni di colloqui con i propri famigliari ridotti ad un'ora al mese, con un vetro a far da schermo e l'occhio elettronico della telecamere di sicurezza a registrare parole ed emozioni. Senza - di fatto - possibilità di rivalutare la sussistenza o meno di quella pericolosità dell'eventuale comunicazione con l'esterno posta a fondamento del provvedimento stesso di applicazione del 41 bis, riconfermato ogni due anni, nonostante le battaglie al Tribunale di Sorveglianza e in Cassazione, "utilizzando prestampati". "Non mi si può dire, a proroga, che è stato condannato per... Quello lo sappiamo" spiega Perillo, non soffermandosi dunque nel merito delle contestazioni - gravissime, lo si sa - che hanno portato il suo assistito a (plurime) condanne all'ergastolo ma sul tema dell'attualità della necessità di tenere Coco Trovato, classe 1947, al "carcere duro". Firmatario di un ricorso, depositato nel 2018, alla Corte Europa dei Diritti dell'uomo, il penalista lecchese, puntualizza "la questione non è legata all'esistenza del 41 bis come istituto. E' giusto esista perché bisogna interrompere i legami con l'organizzazione d'appartenenza in maniera forte. Ma non è tollerabile sia illimitato. Deve esserci una fine. Alfredo Cospito dal carcere ancora istruiva i compagni anarchici. Franco Coco Trovato ha 76 anni, dei suoi sodali metà sono morti e metà sono over 70. Non è stato più coinvolto in procedimenti che hanno toccato anche parenti e amici negli ultimi 18 anni: da Oversize a Infinito, da Metastasi a Metal Money, lui non è stato mai indagato. Si è preso due lauree. Non ha ricevuto nel tempo un richiamo, non ha nulla. Eppure per lui il 41 bis non ha fine. Sono 31 anni che è al 41 bis, 31. Ci sta un regime più duro, rispetto anche alle sezioni speciali" aggiunge a ulteriore precisazione, ben consapevole di come nelle carceri riesca, in un modo o nell'altro, ad entrare di tutto, dalla droga ai telefonini. "Ma non c'è ragione perché debba continuare a vedere, con tanto
Franco Coco Trovato
di vetro e telecamere a riprendere il tutto, sua moglie, i figli o i nipoti non più di un'ora al mese, tra l'altro sempre - in questi anni - a L'Aquila, Sulmona, Roma (ora è a Rebibbia ndr), non certo a Lecco, Como o Bergamo. Si limiti il "chi" ai parenti più stretti, ma non c'è ragione di sicurezza perché non possa incontrarli più spesso, dopo 31 anni".
Una posizione chiara, espressa - come accennato - nel ricorso alla CEDU presentato ormai 5 anni fa. Ancora da vagliare.
A giorni, invece, il 24 febbraio per l'esattezza, la Corte di Cassazione dovrà pronunciarsi sul ricorso, presentato dalla difesa di Cospito, contro la decisione di confermargli il regime del carcere duro. La Procura generale, ha già preso posizione, chiedendo si annulli con rinvio per un nuovo esame l'ordinanza del tribunale di sorveglianza di Roma che ha mantenuto il 41 bis per l'anarchico, in sciopero della fame da oltre 115 giorni. Nella propria requisitoria scritta il pg Pietro Gaeta ha sostenuto - come si apprende da fonti di stampa - che il 41bis non può giustificare la "rarefazione e la compressione di altre libertà inframurarie" se non con l'impedimento di "contatti e collegamenti" che risultino "concretamente" e "specificamente" finalizzati ad evitare "ulteriori reati o attività dell'associazione esterna". "E' necessario che emerga una "base fattuale" sulla base di "elementi immanenti e definiti", cosa che "non è dato riscontrare" nell'ordinanza del tribunale di sorveglianza su Cospito". Il 55enne, arrivato a pesare 71 chili, ha ripreso ad accettare gli integratori, non rinunciando comunque a continuare la sua battaglia. Ben diversa da quella - per carte bollate - intrapresa tramite i suoi legali da Franco Coco Trovato, mafioso diventato dottore in legge, in quel "sarcofago di cemento" che è il 41 bis.
A.M.
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