In viaggio a tempo indeterminato/270: l'elenco e... i pennarelli

È da un bel po' che non faccio un elenco.
In passato, qui su questo giornale, ne scrivevo parecchi.
"Le 5 cose più strane in..."
"Le 3 lezioni che ho imparato..."
In quegli anni non immaginavo che poi sarebbe diventato un enorme trend su Instagram/Tik Tok fare elenchi.
Certo, a un testo scritto forse manca l'appeal di una voce che volutamente attira l'attenzione o di una musichetta che ti entra nella testa per non lasciarti più.
Ma credo che l'effetto sia lo stesso.
Un elenco, almeno a me, dà la serenità che solo qualcosa di ordinato e metodico può trasmettere. Allo stesso tempo è facile da memorizzare, richiede una soglia dell'attenzione molto bassa e, spesso ma non sempre, ti fa scaturire un'opinione del tipo "ah, questa non la sapevo" oppure "che banalità, le conoscevo già tutte".

Ho sempre amato gli elenchi. Quando studiavo per gli esami all'università, nel momento in cui riuscivo a disporre gli argomenti principali in una lista ordinata preceduti da trattini, capivo che avevo afferrato i concetti e l'esame sarebbe andato bene.
Al lavoro in ufficio, ero piena di liste con le cose da fare. Le scrivevo su qualunque post-it, agenda o foglietto mi capitassero a tiro. Tracciare una riga sopra una delle voci dell'elenco, era una delle soddisfazioni più grandi delle 8 ore lavorative.
In viaggio, poi, mi sono accorta di quanto fossero utili gli elenchi. Eccezionali quando cerchi informazioni su cosa vedere o quali piatti assaggiare, ma anche utilissimi per catalogare i ricordi relativi a un determinato Paese.
Ad esempio, ora che sono i finiti i nostri 30 giorni in Nepal, nella mia testa ho automaticamente compilato un elenco delle cose utili da ricordare alla me stessa del futuro, per la prossima volta che verremo qui.
- Con il cibo nepalese è inutile insistere, non ti piacerà mai. In compenso, per fortuna, c'è quello tibetano che non è niente male.
- Namastè. Usa sempre questa parola varie volte, congiungendo le mani in segno di preghiera. In India non lo usano in molti, ma in Nepal è alla base di tutto.
- Evita le ruote panoramiche.
- Preparati a dover togliere la polvere anche dalle mutande. Le strade sono in buona percentuale sterrate e a strapiombo.
- Sali almeno su un lungo ponte tibetano. Anche se ti spaventa e dondola troppo. Perché nell'istante in cui vedi lo strapiombo attraverso le fessure della passeralla sotto i tuoi piedi, provi l'inaspettata sensazione di essere in cima al mondo.
- Passa molto tempo a Kathmandu, è il tesoro più affascinante e decadente del Nepal.

VIDEO:


Non volevo scrivere un elenco oggi, ma alla fine, più o meno volontariamente, l'ho fatto.
Tutta colpa del fascino di quei perfetti trattini orizzontali a cui proprio non so resistere!
C'è stato un fatto, però, che ha incrinato irrimediabilmente il mio rapporto con le liste.
È successo tutto un giorno qualunque mentre, stanca e annoiata, spulciavo Instagram. Ad un tratto mi ero imbattuta in un reel sulle "5 panchine giganti più belle d'Italia". Ricordo ancora cosa avevo pensato in quel preciso istante: "Perché???" seguito immediatamente da un "ma che caspiterina sono le panchine giganti?!?"
In quel momento mi sono resa conto che questa questione degli elenchi, forse, stava sfuggendo un po' di mano.
Mi sono accorta che gli elenchi fanno parte della nostra vita sempre. Sono lì a organizzarla subdolamente, anche quando non ce ne rendiamo conto.
Ci sono quelli piccoli e quotidiani, come quello della spesa e delle cose da fare.
Ci sono quelli che non fai tu ma in cui ti ci trovi invischiato, come le classifiche del festival di Sanremo, a cui non scappi nemmeno se sei dall'altra parte del mondo.

E poi c'è il mega elenco, quello che qualcuno in un'epoca non precisata, in un luogo non precisato, ha stabilito fosse l'Elenco con la "E" maiuscola applicabile a tutti.
Nasci, cresci, studi, lavori, consumi, ti sposi, fai figli, vai in pensione, muori.
La lista più universale del pianeta, forse quella più subdola con cui conviviamo.
È l'elenco di tutti, ma in cui non tutti si sentono di stare bene. Per qualcuno, tracciare una spunta accanto a una delle voci, è motivo di gioia, per altri invece no.
È così radicato dentro di noi, che anche staccarsi e ignorarlo non è affatto semplice.
Purtroppo non si può passare avanti come con un reel di panchine giganti, perché l'algoritmo te lo ripresenta sempre.
Scegliendo di vivere in viaggio, io e Paolo abbiamo provato a fuggire da quell'elenco che per anni aveva guidato la nostra vita ma che ci stava stretto. E dopo 5 anni da quella scelta che per noi ha cambiato tutto, mi accorgo che, in realtà, dall'elenco non potremo mai realmente uscire. Ma potremo modificarlo, riscriverlo, magari colorarlo e riempirlo di immagini, per renderlo più simile a ciò che davvero vorremmo essere.
Non tutti hanno l'enorme fortuna di avere dei pennarelli colorati per modificare il loro elenco, ma noi sì. E allora, perché non sfruttarli?
Angela (e Paolo)
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